Deuteronomio ‒ Punti notevoli del libro di Deuteronomio

Punti notevoli della Bibbia in Deuteronomio Con testi spiegati e lezioni pratiche


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Punti Notevoli Della Lettura Della Bibbia ‒ Deuteronomio


1. Contesto storico
2. Panoramica e struttura
3. Punti notevoli
4. Importanza e i benefici

Leggere e ascoltare i capitoli della Bibbia di questa settimana a JW.org



Deuteronomio ‒ Contesto storico


DEUTERONOMIO

Il nome ebraico di questo quinto libro del Pentateuco è Devarìm (Parole), derivato dalla frase iniziale nel testo ebraico. Il nome “Deuteronomio” deriva dal titolo che il libro ha nella Settanta greca, Deuteronòmion, che letteralmente significa “seconda Legge; ripetizione della Legge”, ed è preso dalla traduzione greca di un’espressione ebraica in Deuteronomio 17:18, mishnèh hattohràh, resa correttamente ‘copia della legge’.
L’autenticità di Deuteronomio come libro canonico scritto da Mosè è dimostrata dal fatto che gli ebrei l’hanno sempre considerato parte della Legge di Mosè. Le prove dell’autenticità di Deuteronomio sono in genere le stesse degli altri quattro libri del Pentateuco (vedi PENTATEUCO; anche i singoli libri sotto le rispettive voci). Le parole di Gesù sono la più valida conferma dell’autenticità di Deuteronomio, infatti egli lo citò tre volte nel respingere le tentazioni di Satana il Diavolo. (Mt 4:1-11; De 6:13, 16; 8:3) Inoltre alla domanda su quale fosse il più grande e il primo comandamento, Gesù rispose citando Deuteronomio 6:5. (Mr 12:30) E Paolo citò Deuteronomio 30:12-14; 32:35, 36. — Ro 10:6-8; Eb 10:30.
Deuteronomio abbraccia un periodo di tempo di poco più di due mesi nell’anno 1473 a.E.V. Fu scritto nelle pianure di Moab mentre Israele era accampato al confine del paese di Canaan prima di entrarvi, e consiste di quattro discorsi, un cantico e una benedizione pronunciati da Mosè. — De 1:3; Gsè 1:11; 4:19.
Scopo. Nonostante il significato del nome, Deuteronomio non è una seconda legge né una ripetizione dell’intera Legge, ma piuttosto una spiegazione della Legge, come viene precisato in Deuteronomio 1:5. Il libro esorta Israele a essere fedele a Geova, e addita la generazione che vagò per 40 anni nel deserto come un esempio da non imitare. Mosè spiega e amplia alcuni punti essenziali della Legge e dei suoi princìpi, tenendo conto delle mutate circostanze in cui si sarebbero trovati gli israeliti non appena stabiliti in modo permanente nel paese. Perciò modifica certe leggi e stabilisce altre norme relative all’amministrazione pubblica una volta stabiliti nella Terra Promessa.
Il libro di Deuteronomio, esortando e invitando gli israeliti a rinnovare il patto concluso con Geova per mezzo di Mosè, sottolinea l’importanza della conoscenza, dell’insegnamento e dell’istruzione. Il verbo “insegnare” vi ricorre molto più spesso che in Esodo, Levitico o Numeri. Mosè spiega che nutrendoli di manna Geova li ammaestrava. (De 8:3) Dice agli israeliti di tenere la legge di Geova, figurativamente parlando, come un frontale fra gli occhi e sugli stipiti delle loro case e sulle porte. (6:8, 9) Comanda di inculcare questa legge nei figli. (6:6, 7) Sono date disposizioni di leggere la Legge ogni settimo anno, durante l’annuale festa delle capanne. (31:10-13) Speciali istruzioni vengono date per il re che Israele avrebbe potuto avere in futuro: doveva scriversi una copia della Legge e leggervi ogni giorno. (17:18-20) Ogni volta che Israele usciva in battaglia, i sacerdoti dovevano esortare il popolo ad avere fede e coraggio e ad essere certi della vittoria, poiché Geova loro Dio marciava con loro. (20:1-4) Una volta entrati nella Terra Promessa dovevano dividere le tribù in due gruppi, uno sul monte Ebal e l’altro sul monte Gherizim, e poi leggere loro la Legge di Dio. — 27:11-26; cfr. Gsè 8:33-35.
Importanza dell’amore. Amore, benignità e rispetto sono pure messi in risalto in Deuteronomio. Il sostantivo “amore” o il verbo “amare”, ricorrono oltre cinque volte più spesso in Deuteronomio che in Esodo, Levitico e Numeri messi insieme. Qui troviamo anche il più grande comandamento menzionato da Gesù (Mt 22:36, 37), esposto in modo impareggiabile: “Devi amare Geova tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima e con tutta la tua forza vitale”. (De 6:5; vedi anche 10:12; 11:13). Geova esprime ripetutamente il suo amore per Israele. (7:7-9; 23:5; 33:3) Il tono stesso di Deuteronomio dà risalto all’amore di Geova per il suo popolo: “Se solo edificassero questo loro cuore per temermi e per osservare sempre tutti i miei comandamenti, affinché andasse bene a loro e ai loro figli a tempo indefinito!” (5:29) Infatti più volte troviamo in questo libro espressioni come “perché vada bene a te” e “per continuare a vivere”. — 4:40; 5:16; 6:3; 22:7; 30:19, 20.
Anche se gli israeliti dovevano combattere per impadronirsi del paese, Geova indicò che dovevano mostrare considerazione. La vittoria non era così importante o urgente da richiedere di essere spietati. L’uomo fidanzato era esonerato. (De 20:7) L’esenzione era accordata anche all’uomo appena sposato, affinché potesse avere tenera cura di sua moglie e lei potesse stare col marito almeno per un anno intero. (24:5) Se un uomo aveva piantato una vigna e non ne aveva mangiato il frutto oppure aveva costruito una casa e non l’aveva inaugurata, era esonerato dal combattere perché potesse godere il frutto delle sue fatiche. — 20:5, 6.
Sono forniti precisi particolari relativi alla guerra e alla conquista del paese di Canaan. Chi aveva timore doveva essere rimandato a casa, affinché non scoraggiasse anche i suoi fratelli. (De 20:8) Le città di determinate nazioni di Canaan la cui malvagità era giunta al colmo dovevano immancabilmente essere votate alla distruzione, ma alle città che non appartenevano a queste nazioni si doveva offrire l’alternativa di arrendersi o essere distrutte. Se si arrendevano, gli abitanti dovevano essere sottoposti a lavori forzati, ma la Legge richiedeva che anche gli schiavi fossero trattati con benignità, e i suoi comandamenti proteggevano le donne dall’essere molestate anche nelle città conquistate. Nel caso di città che rifiutavano di arrendersi, tutti gli uomini dovevano essere messi a morte, e venivano risparmiati solo i bambini e le donne che non avevano avuto rapporti con uomini. (20:10-18; cfr. Nu 31:17, 18). Gli israeliti non dovevano abbattere alberi da frutto per costruire opere d’assedio contro una città. — De 20:19, 20.
In Deuteronomio si tiene amorevolmente conto anche degli animali. Agli israeliti era proibito prendere la femmina di un uccello che covava nel nido, poiché l’istinto di proteggere i piccoli la rendeva vulnerabile. Si doveva lasciarla scappare, ma si potevano prendere i piccoli. Così la madre aveva la possibilità di averne altri. (De 22:6, 7) L’agricoltore non doveva aggiogare un asino insieme a un toro, per non causare difficoltà all’animale più debole. (22:10) Non si doveva mettere la museruola al toro mentre trebbiava il grano affinché non fosse tormentato dalla fame mentre aveva il grano così vicino e impiegava la sua forza per trebbiarlo. — 25:4.
Nella vita familiare e sociale si doveva mostrare considerazione. Il figlio primogenito doveva ricevere una parte doppia, sia che fosse figlio della moglie prediletta o no. (De 21:15-17) Il matrimonio del cognato fu per la prima volta stabilito come legge, con le relative sanzioni che ne mettevano in risalto l’importanza. (25:5-10) Era indispensabile avere pesi e misure onesti. (25:13-16) Il valore della vita era sottolineato dal comando di costruire un parapetto intorno al tetto della casa. (22:8) Anche per il malfattore che doveva essere battuto era mostrato un certo riguardo, in quanto la Legge limitava i colpi a 40. (25:1-3) Tutte queste norme rendevano più precisa la Legge, pur mostrando grande considerazione. Allo stesso tempo c’era maggiore severità.
Avvertimenti e leggi. Deuteronomio contiene avvertimenti contro la falsa adorazione e l’infedeltà e istruzioni su come comportarsi in modo da salvaguardare la pura adorazione. L’esortazione alla santità è un aspetto importante di Deuteronomio. Gli israeliti erano esortati a non sposare persone delle nazioni circostanti, perché ciò avrebbe messo in pericolo la pura adorazione e la lealtà a Geova. (De 7:3, 4) Ricevettero consigli contro il materialismo e la presunzione. (8:11-18; 9:4-6) Le leggi erano rigorose in fatto di apostasia. Dovevano guardarsi dal seguire altri dèi. (11:16, 17) Furono messi in guardia contro i falsi profeti. Due volte ricevettero consigli su come identificare un falso profeta e su come trattarlo. (13:1-5; 18:20-22) Anche se fosse diventato apostata un familiare, la famiglia non doveva avere pietà, ma doveva prendere parte alla sua lapidazione. — 13:6-11.
Le città d’Israele che diventavano apostate dovevano essere distrutte e non si doveva conservare nulla a beneficio di nessuno. La città non doveva mai più essere ricostruita. (De 13:12-17) I figli ribelli che i genitori non riuscivano a controllare dovevano essere lapidati. — 21:18-21.
L’importanza di essere santi e di evitare la colpa del sangue era messa in risalto dalla legge che indicava cosa fare in un caso non risolto di omicidio. (De 21:1-9) Denotando zelo per la pura adorazione, Deuteronomio contiene norme riguardo a chi poteva entrare a far parte della congregazione di Geova e quando: non era ammesso nessun figlio illegittimo fino alla decima generazione, nessun moabita o ammonita a tempo indefinito, e nessun eunuco; invece egiziani ed edomiti della terza generazione potevano entrare a far parte della congregazione. — 23:1-8.
Deuteronomio descrive l’ordinamento giudiziario della nazione d’Israele una volta stabilita nella Terra Promessa. Spiega i requisiti dei giudici e i compiti delle corti di giustizia alle porte della città, col santuario come corte suprema del paese, le cui decisioni sarebbero state vincolanti per tutto Israele. — De 16:18–17:13.
Deuteronomio mette in risalto che Geova è il solo Dio (De 6:4) e Israele il suo unico popolo (4:7, 8) con un unico centro di adorazione (12:4-7). Predice che sarebbe sorto un profeta simile a Mosè, che avrebbe parlato nel nome di Geova e a cui tutti avrebbero dovuto sottostare. — 18:18, 19.

Libro biblico numero 5: Deuteronomio

Scrittore: Mosè
Dove fu scritto: Pianure di Moab
Quando fu completato: 1473 a.E.V.
Tempo a cui si riferisce: 2 mesi (1473 a.E.V.)
IL LIBRO di Deuteronomio contiene un messaggio dinamico per il popolo di Geova. Dopo aver vagato nel deserto per 40 anni, i figli d’Israele si trovavano ora ai confini della Terra Promessa. Cosa li attendeva? Quali particolari problemi si sarebbero presentati loro dall’altra parte del Giordano? Cosa avrebbe detto infine Mosè alla nazione? Potremmo anche chiederci: Perché è utile per noi conoscere la risposta a queste domande?
2 Le risposte si trovano nelle parole che Mosè pronunciò e che scrisse nel quinto libro della Bibbia, Deuteronomio. Benché ripeta molto di quanto detto nei libri precedenti, Deuteronomio ha la sua particolare importanza. Perché? Perché dà enfasi al messaggio divino, essendo stato provveduto in un periodo della storia del popolo di Geova in cui c’era realmente bisogno di una guida ferma e di una direttiva dinamica. Gli israeliti stavano per entrare nella Terra Promessa al comando di un nuovo condottiero. Avevano bisogno sia di incoraggiamento per andare avanti sia di un ammonimento divino che li esortasse a seguire la condotta giusta per ricevere la benedizione di Geova.
3 Secondo queste necessità, Mosè fu potentemente spinto dallo spirito di Geova a rivolgere a Israele un esplicito appello all’ubbidienza e alla fedeltà. Nell’intero libro egli mette in risalto che Geova è l’Iddio Altissimo, che esige esclusiva devozione e desidera che il suo popolo ‘lo ami con tutto il cuore e con tutta l’anima e con tutta la forza vitale’. Egli è “l’Iddio degli dèi e il Signore dei signori, l’Iddio grande, potente e tremendo, che non tratta nessuno con parzialità né accetta regalo”. Egli non tollera nessuna rivalità. Ubbidirgli significa vita, disubbidirgli, morte. Le istruzioni di Geova, esposte in Deuteronomio, erano proprio ciò che occorreva a Israele in quanto a preparazione e consigli in vista degli importanti compiti che lo attendevano. Sono anche il tipo di ammonimenti che ci occorrono oggi affinché possiamo camminare nel timore di Geova, santificando il suo nome in mezzo a un mondo corrotto. — Deut. 5:9, 10; 6:4-6; 10:12-22.
4 Il nome Deuteronomio deriva dal titolo che il libro ha nella Settanta greca, Deuteronòmion, composto di dèuteros, “secondo”, e nòmos, “legge”. Significa perciò “seconda Legge; ripetizione della Legge”. Il nome è preso dalla traduzione greca di un’espressione ebraica che si trova in Deuteronomio 17:18, mishnèh hattohràh, resa correttamente ‘copia della legge’. Nonostante il significato del nome Deuteronomio, però, questo libro biblico non è una seconda legge né una semplice ripetizione della Legge, bensì una spiegazione della Legge, che aveva lo scopo di esortare gli israeliti ad amare Geova e a ubbidirgli nella Terra Promessa in cui stavano per entrare. — 1:5.
5 Poiché questo era il quinto rotolo, o volume, del Pentateuco, lo scrittore dev’essere lo stesso dei precedenti quattro libri, cioè Mosè. La dichiarazione iniziale definisce Deuteronomio “le parole che Mosè pronunciò a tutto Israele”, ed espressioni successive, quali “Mosè scrisse questa legge” e ‘Mosè scrisse questo cantico’, dimostrano chiaramente che lo scrittore fu lui. Il suo nome compare quasi 40 volte nel libro, di solito come autorità a conferma delle dichiarazioni fatte. La prima persona singolare, che si riferisce a Mosè, è usata di frequente in tutto il libro. I versetti conclusivi furono aggiunti dopo la morte di Mosè, molto probabilmente da Giosuè o dal sommo sacerdote Eleazaro. — 1:1; 31:9, 22, 24-26.
6 Quando ebbero luogo gli avvenimenti di Deuteronomio? All’inizio il libro stesso afferma che “nel quarantesimo anno, nell’undicesimo mese, il primo del mese, Mosè parlò ai figli d’Israele”. Terminato il racconto di Deuteronomio, il libro di Giosuè riprende la narrazione tre giorni prima che gli israeliti attraversassero il Giordano, il che avvenne “il decimo giorno del primo mese”. (Deut. 1:3; Gios. 1:11; 4:19) Questo lascia un periodo di due mesi e una settimana per gli avvenimenti di Deuteronomio. Comunque, 30 giorni di questo periodo di nove settimane furono impiegati a fare lutto per la morte di Mosè. (Deut. 34:8) Ciò significa che in pratica tutti gli avvenimenti di Deuteronomio devono essersi verificati nell’11° mese del 40° anno. Per la fine di quel mese anche la stesura del libro doveva essere stata praticamente completata, giacché la morte di Mosè avvenne all’inizio del 12° mese del 40° anno, cioè all’inizio del 1473 a.E.V.
7 Le prove già fornite riguardo all’autenticità dei primi quattro libri del Pentateuco valgono anche per il quinto, Deuteronomio. Esso è anche uno dei quattro libri delle Scritture Ebraiche più spesso citati nelle Scritture Greche Cristiane: gli altri sono Genesi, Salmi e Isaia. Le citazioni sono 83, e solo sei libri delle Scritture Greche Cristiane non fanno riferimento a Deuteronomio.
8 Gesù stesso dà la più vigorosa testimonianza a sostegno di Deuteronomio. All’inizio del suo ministero fu tentato tre volte dal Diavolo, e tre volte ribatté: “È scritto”. Scritto dove? Proprio nel libro di Deuteronomio (8:3; 6:16, 13), che Gesù citò come fonte ispirata: “L’uomo non deve vivere di solo pane, ma di ogni espressione che esce dalla bocca di Geova”. “Non devi mettere alla prova Geova il tuo Dio”. “Devi adorare Geova il tuo Dio, e a lui solo devi rendere sacro servizio”. (Matt. 4:1-11) In seguito, quando i farisei lo misero alla prova riguardo ai comandamenti di Dio, come risposta Gesù citò “il più grande e il primo comandamento” da Deuteronomio 6:5. (Matt. 22:37, 38; Mar. 12:30; Luca 10:27) La testimonianza di Gesù conferma in modo inequivocabile l’autenticità di Deuteronomio.
9 Per giunta, gli avvenimenti e le dichiarazioni del libro corrispondono esattamente alla situazione storica e all’ambiente. I riferimenti a Egitto, Canaan, Amalec, Ammon, Moab ed Edom sono conformi all’epoca, e i nomi dei luoghi sono esatti. L’archeologia continua a fornire prova su prova della veracità degli scritti di Mosè. Henry H. Halley scrive: “Di recente l’archeologia ha parlato in modo così eloquente da determinare una netta reazione in favore dell’opinione conservatrice [che il Pentateuco fu scritto da Mosè]. La teoria che la scrittura fosse sconosciuta ai giorni di Mosè è stata completamente screditata. E ogni anno gli scavi compiuti in Egitto, in Palestina e in Mesopotamia portano alla luce testimonianze, sia epigrafiche che stratigrafiche, indicanti che le narrazioni delle [Scritture Ebraiche] sono veri e propri racconti storici. E gli studiosi stanno decisamente imparando ad avere più rispetto per la tradizione secondo cui Mosè ne fu l’autore”. Così anche testimonianze esterne comprovano che Deuteronomio e il resto del Pentateuco sono storia autentica scritta da Mosè, profeta di Dio.

Deuteronomio ‒ Panoramica e struttura


CONTENUTO DI DEUTERONOMIO

10 Il libro si compone principalmente di una serie di discorsi che Mosè pronunciò ai figli d’Israele nelle pianure di Moab davanti a Gerico. Il primo termina al capitolo 4, il secondo si protrae sino alla fine del capitolo 26, il terzo continua per tutto il capitolo 28, e il quarto arriva sino alla fine del capitolo 30. Poi Mosè, dopo aver dato le ultime disposizioni in vista della sua morte imminente, compresa la nomina di Giosuè quale suo successore, scrive un bellissimo canto di lode a Geova, seguito da una benedizione sulle tribù d’Israele.
11 Primo discorso di Mosè (1:1–4:49). Questo discorso fa da introduzione storica a ciò che segue. Mosè comincia col rievocare le fedeli opere di Geova verso il Suo popolo. Dice agli israeliti di entrare e prendere possesso del paese promesso ai loro antenati Abraamo, Isacco e Giacobbe. Ricorda come Geova coordinò l’attività di questa comunità teocratica all’inizio del viaggio nel deserto facendo scegliere a lui, Mosè, uomini saggi, discreti ed esperti che agissero quali capi di migliaia, di centinaia, di cinquantine e di decine. C’era una splendida organizzazione, sotto lo sguardo vigile di Geova, mentre Israele ‘marciava per tutto quel grande e tremendo deserto’. — 1:19.
12 Mosè ricorda ora il peccato di ribellione che gli israeliti commisero quando udirono il rapporto degli esploratori tornati da Canaan e si lamentarono che Geova li odiava perché, dissero, li aveva tratti fuori d’Egitto solo per abbandonarli in mano agli amorrei. Per la loro mancanza di fede, Geova annunciò a quell’empia generazione che nessuno di loro, eccetto Caleb e Giosuè, avrebbe visto il buon paese. Allora si comportarono di nuovo in modo ribelle, accendendosi tutti d’ira e attaccando il nemico di loro propria iniziativa, solo per essere inseguiti e dispersi dagli amorrei come da uno sciame di api.
13 Viaggiarono nel deserto verso il Mar Rosso, e in 38 anni tutta la generazione degli uomini di guerra morì. Geova comandò quindi loro di attraversare l’Arnon e prendere possesso del paese a nord d‘esso, dicendo: “Quest’oggi comincerò a porre il terrore di te e il timore di te davanti ai popoli sotto tutti i cieli, che udranno notizia di te; e davvero si agiteranno e avranno dolori come quelli del parto a causa di te”. (2:25) Sihon e il suo paese caddero in mano agli israeliti, che poi occuparono il regno di Og. Mosè assicurò a Giosuè che Geova avrebbe combattuto per Israele allo stesso modo sconfiggendo tutti i regni. Mosè chiese quindi a Dio se egli stesso poteva in qualche modo entrare nel buon paese al di là del Giordano, ma Geova continuò a dirgli di no, invitandolo a incaricare, incoraggiare e rafforzare Giosuè.
14 Mosè dà ora grande enfasi alla Legge di Dio, avvertendo di non aggiungere né togliere nulla ai Suoi comandamenti. La disubbidienza porterà al disastro: “Solo guardati, e bada bene all’anima tua, affinché tu non dimentichi le cose che i tuoi occhi hanno visto e affinché non si allontanino dal tuo cuore per tutti i giorni della tua vita; e le devi far conoscere ai tuoi figli e ai tuoi nipoti”. (4:9) Essi non videro nessuna forma quando Geova dichiarò loro le Dieci Parole in Horeb in circostanze terrificanti. Sarà la loro rovina se ora si volgeranno all’idolatria e all’adorazione delle immagini, poiché, come dice Mosè, “Geova tuo Dio è un fuoco consumante, un Dio che esige esclusiva devozione”. (4:24) Fu lui ad amare i loro antenati e a sceglierli. Non c’è nessun altro Dio nei cieli di sopra né sulla terra di sotto. UbbiditeGli, esorta Mosè, ‘affinché prolunghiate i vostri giorni sul suolo che Geova vostro Dio vi dà, sempre’. — 4:40.
15 Terminato questo vigoroso discorso, Mosè sceglie Bezer, Ramot e Golan come città di rifugio a est del Giordano.
16 Secondo discorso di Mosè (5:1–26:19). Questo discorso invita gli israeliti ad ascoltare Geova, che parlò loro sul Sinai a faccia a faccia. Notate come Mosè ripete la Legge, con alcune modifiche necessarie per adeguarla alla loro nuova vita al di là del Giordano. Non è un semplice elenco di regole e ordinamenti. Ogni parola mostra che il cuore di Mosè è pieno di zelo e devozione verso il suo Dio. Egli parla per il bene della nazione. È messa in risalto l’ubbidienza alla Legge, l’ubbidienza che scaturisce da un cuore amorevole, non forzata.
17 Prima Mosè ripete le Dieci Parole, i Dieci Comandamenti, e dice agli israeliti di osservarli, non deviando né a destra né a sinistra, affinché prolunghino i loro giorni nel paese e divengano moltissimi. “Ascolta, o Israele: Geova nostro Dio è un solo Geova”. (6:4) Il cuore, l’anima e la forza vitale devono essere dedicati ad amare Geova, e gli israeliti devono ammaestrare i figli narrando loro i grandi segni e miracoli che Geova compì in Egitto. Non devono stringere alleanze matrimoniali con gli idolatri cananei. Geova ha scelto gli israeliti come sua speciale proprietà non perché fossero numerosi, ma perché li ama e osserverà la sua dichiarazione giurata fatta ai loro antenati. Israele deve evitare il laccio della religione demonica, distruggere le immagini nel paese e attenersi a Geova, che è invero “un Dio grande e tremendo”. — 7:21.
18 Geova li umiliò per 40 anni nel deserto, insegnando loro che l’uomo non vive di manna o pane, ma di ogni espressione della bocca di Geova. In tutti quegli anni di correzione le loro vesti non si consumarono, né i loro piedi si gonfiarono. Ora stanno per entrare in un paese di ricchezza e abbondanza! Comunque, devono guardarsi dai lacci del materialismo e del ritenersi giusti, ricordando che Geova è “il datore di potenza per procurare ricchezza” e colui che spodesta le nazioni malvage. (8:18) Mosè rievoca quindi alcune occasioni in cui gli israeliti provocarono Dio. Devono rammentare come l’ira di Geova divampò contro di loro nel deserto, con piaghe e fuoco e massacro! Devono ricordare la loro disastrosa adorazione del vitello d’oro, che suscitò l’ardente ira di Geova e portò a rifare le tavole della Legge! (Eso. 32:1-10, 35; 17:2-7; Num. 11:1-3, 31-35; 14:2-38) Ora devono assolutamente servire Geova e tenersi stretti a lui, che li ha amati per amore dei loro antenati e li ha costituiti “come le stelle dei cieli per moltitudine”. — Deut. 10:22.
19 Israele deve osservare “l’intero comandamento” e deve ubbidire immancabilmente a Geova, amandolo come suo Dio e servendolo con tutto il cuore e con tutta l’anima. (11:8, 13) Geova li sosterrà e li ricompenserà se gli ubbidiranno. Comunque, si devono applicare e devono essere diligenti nell’ammaestrare i figli. Viene indicata chiaramente la scelta che si presenta a Israele: l’ubbidienza conduce alla benedizione, la disubbidienza alla maledizione. Non devono “camminare dietro ad altri dèi”. (11:26-28) Mosè espone quindi specifiche leggi che gli israeliti dovranno osservare quando avranno preso possesso della Terra Promessa. Ci sono (1) leggi inerenti alla religione e all’adorazione; (2) leggi relative all’amministrazione della giustizia, al governo e alla guerra; e (3) leggi che regolano la vita privata e sociale del popolo.
20 (1) Religione e adorazione (12:1–16:17). Quando saranno entrati nel paese, gli israeliti dovranno assolutamente distruggere ogni traccia della falsa religione: i suoi alti luoghi, altari, colonne, pali sacri e immagini. Dovranno adorare solo nel luogo che Geova loro Dio sceglierà per porvi il suo nome, e lì dovranno rallegrarsi in lui, tutti quanti. I regolamenti relativi al mangiare carne e ai sacrifici ricordano ripetutamente il divieto di mangiare sangue. “Soltanto sii fermamente risoluto a non mangiare il sangue . . . Non lo devi mangiare, affinché vada bene a te e ai tuoi figli dopo di te, perché farai ciò che è retto agli occhi di Geova”. (12:16, 23-25, 27; 15:23) Mosè proferisce ora un’aperta condanna dell’idolatria. Israele non deve nemmeno provare curiosità in merito alle pratiche della falsa religione. Se un profeta si rivela falso, dev’essere messo a morte, e gli apostati — anche un caro parente o amico, sì, perfino intere città — devono similmente essere votati alla distruzione. Ci sono poi i regolamenti sui cibi puri e impuri, sul pagamento delle decime e sul sostentamento dei leviti. Gli interessi dei debitori, dei poveri e degli schiavi devono essere amorevolmente tutelati. Infine Mosè passa in rassegna le feste annuali come occasioni per ringraziare Geova della sua benedizione: “Tre volte l’anno ogni tuo maschio deve presentarsi dinanzi a Geova tuo Dio nel luogo che sceglierà: nella festa dei pani non fermentati e nella festa delle settimane e nella festa delle capanne, e nessuno deve presentarsi dinanzi a Geova a mani vuote”. — 16:16.
21 (2) Giustizia, governo e guerra (16:18–20:20). Prima di tutto, Mosè dà le leggi riguardanti i giudici e gli ufficiali. La cosa importante è la giustizia, poiché Geova odia i regali intesi a corrompere e il pervertimento del giudizio. È indicata la procedura per stabilire le prove e per risolvere le cause. “Per bocca di due testimoni o di tre testimoni il morituro dev’essere messo a morte”. (17:6) Vengono dichiarate le leggi relative ai re. Sono presi provvedimenti per i sacerdoti e i leviti. Lo spiritismo è proibito in quanto è “detestabile a Geova”. (18:12) Rivolgendo lo sguardo al lontano futuro, Mosè dichiara: “Dal tuo proprio mezzo, dai tuoi fratelli, Geova tuo Dio susciterà per te un profeta come me — lui dovrete ascoltare”. (18:15-19) Il falso profeta invece deve morire. Questa parte termina con leggi inerenti alle città di rifugio e al vendicare il sangue, requisiti per l’esenzione dal servizio militare e norme di guerra.
22 (3) Vita privata e sociale (21:1–26:19). Vengono emanate leggi per regolare la vita quotidiana degli israeliti in questioni quali il caso di una persona trovata uccisa, il matrimonio con donne prigioniere, la primogenitura, figli ribelli, l’appendere al palo i criminali, la prova di verginità, reati sessuali, castrazione, figli illegittimi, comportamento verso gli stranieri, igiene, pagamento dell’interesse, voti, divorzio, sequestro di persona, prestiti, salario e spigolatura. Un uomo non può essere fustigato con più di 40 colpi. Il toro non deve portare la museruola mentre trebbia. È indicata la disposizione del matrimonio del cognato. Si devono usare pesi accurati, poiché l’ingiustizia è detestabile a Geova.
23 Prima di terminare questo accorato discorso, Mosè ricorda come Amalec attaccò la retroguardia degli israeliti mentre stanchi fuggivano dall’Egitto, e comanda a Israele di “cancellare la menzione di Amalec di sotto i cieli”. (25:19) Quando saranno entrati nel paese, dovranno offrire i primi frutti del suolo con allegrezza, e anche la decima con preghiera di gratitudine a Geova: “Dalla tua santa dimora, dai cieli, sì, guarda e benedici il tuo popolo Israele e il suolo che ci hai dato, proprio come giurasti ai nostri antenati, il paese dove scorre latte e miele”. (26:15) Se osserveranno questi comandamenti con tutto il cuore e con tutta l’anima, Geova, da parte sua, ‘li metterà in alto al di sopra di tutte le altre nazioni che ha fatto, dando luogo a lode e reputazione e bellezza, mentre si mostrano un popolo santo a Geova loro Dio, proprio come egli ha promesso’. — 26:19.
24 Terzo discorso di Mosè (27:1–28:68). Gli anziani di Israele e i sacerdoti si uniscono a Mosè mentre recita per esteso le maledizioni di Geova per la disubbidienza e le benedizioni per la fedeltà. Viene dato un minaccioso avvertimento circa le terribili conseguenze dell’infedeltà. Se come suo popolo santo continueranno ad osservare la voce di Geova loro Dio, gli israeliti avranno meravigliose benedizioni, e tutti i popoli della terra vedranno che il nome di Geova è invocato su di loro. Se invece non lo faranno, Geova manderà su di loro “la maledizione, la confusione e il rimprovero”. (28:20) Saranno colpiti da ripugnanti malattie, dalla siccità e dalla carestia; i loro nemici li inseguiranno e li renderanno schiavi, ed essi saranno dispersi e annientati dal paese. Queste maledizioni, e altre, si adempiranno su di loro se ‘non avranno cura di mettere in pratica tutte le parole di questa legge che sono scritte in questo libro in modo da temere questo nome glorioso e tremendo, sì, Geova, il loro Dio’. — 28:58.
25 Quarto discorso di Mosè (29:1–30:20). Geova ora conclude in Moab un patto con Israele. Vi è incorporata la Legge, ripetuta e spiegata da Mosè, la quale guiderà Israele mentre entrerà nella Terra Promessa. Il solenne giuramento che accompagna il patto fa capire alla nazione quali sono le sue responsabilità. Alla fine, Mosè chiama a testimoni i cieli e la terra, mentre pone dinanzi al popolo la vita e la morte, la benedizione e la maledizione, esortando: “Devi scegliere la vita per continuare a vivere, tu e la tua progenie, amando Geova tuo Dio, ascoltando la sua voce e tenendoti stretto a lui; poiché egli è la tua vita e la lunghezza dei tuoi giorni, affinché tu dimori sul suolo che Geova giurò ai tuoi antenati Abraamo, Isacco e Giacobbe di dar loro”. — 30:19, 20.
26 Incaricato Giosuè; cantico di Mosè (31:1–32:47). Il capitolo 31 narra come, dopo aver scritto la Legge e aver dato istruzioni sulla regolare lettura pubblica d’essa, Mosè incarica Giosuè, dicendogli di essere coraggioso e forte. Narra inoltre come Mosè prepara un cantico celebrativo e termina di scrivere le parole della Legge, disponendo poi che sia messa accanto all’arca del patto di Geova. Dopo ciò Mosè pronuncia le parole del cantico davanti a tutta la congregazione come esortazione finale.
27 Con quali parole di apprezzamento comincia il cantico di Mosè, identificando la ristoratrice Fonte della sua istruzione! “La mia istruzione gocciolerà come la pioggia, il mio detto stillerà come la rugiada, come piogge leggere sull’erba e come acquazzoni copiosi sulla vegetazione. Poiché dichiarerò il nome di Geova”. Sì, attribuite grandezza al “nostro Dio”, “la Roccia”. (32:2-4) Fate conoscere la sua perfetta attività, le sue giuste vie e la sua fedeltà, giustizia e rettitudine. Fu una vergogna che gli israeliti agissero rovinosamente, nonostante Geova li avesse circondati in un vuoto e ululante deserto, salvaguardandoli come la pupilla del suo occhio e volteggiando su di loro come un’aquila sui propri piccoli. Geova rese il suo popolo grasso, chiamandolo Iesurun, “Retto”, ma essi lo incitarono a gelosia con dèi stranieri e divennero “figli nei quali non c’è fedeltà”. (32:20) La vendetta e la retribuzione appartengono a Geova. Egli mette a morte e fa vivere. Quando affila la sua scintillante spada e la sua mano afferra il giudizio, egli fa davvero vendetta dei suoi avversari. Quale fiducia questo dovrebbe infondere nel suo popolo! Come dice infine il cantico, è tempo di ‘rallegrarsi, nazioni, col suo popolo’. (32:43) Quale poeta mondano avrebbe mai potuto concepire l’insuperabile bellezza, potenza e profondità di questo cantico a Geova?
28 Benedizione finale di Mosè (32:48–34:12). A Mosè vengono ora date le istruzioni finali in vista della sua morte, ma egli non ha ancora terminato il suo servizio teocratico. Prima deve benedire Israele, e nel far questo esalta nuovamente Geova, il Re in Iesurun, che risplende con le sue sante miriadi. Le tribù ricevono a una a una specifiche benedizioni, e Mosè loda quindi Geova come l’Eccelso: “L’Iddio dei tempi antichi è un rifugio, e di sotto sono le braccia di durata indefinita”. (33:27) Col cuore traboccante di gratitudine, rivolge quindi alla nazione le sue ultime parole: “Felice sei tu, o Israele! Chi è simile a te, un popolo che gode la salvezza in Geova?” — 33:29.
29 Dopo aver visto la Terra Promessa dal monte Nebo, Mosè muore, e Geova lo seppellisce in Moab; la sua tomba resta sconosciuta e senza onori fino a questo giorno. Mosè raggiunse l’età di 120 anni, ma “il suo occhio non si era indebolito, e la sua forza vitale non l’aveva abbandonato”. Geova l’aveva impiegato per compiere grandi segni e miracoli e, come riferisce l’ultimo capitolo, non era più “sorto in Israele un profeta come Mosè, che Geova conobbe faccia a faccia”. — 34:7, 10.

[Riquadro a pagina 683]
SCHEMA DI DEUTERONOMIO
Discorsi che spiegano parti della Legge ed esortano gli israeliti a mostrare amore e ubbidienza a Geova nel paese in cui stavano per entrare
Scritto da Mosè nel 1473 a.E.V. poco prima che Israele entrasse nella Terra Promessa
Esortazione a ricordare ciò che Geova ha fatto e a servire solo lui (1:1–4:49)
Mosè ricorda l’invio degli esploratori, la mancanza di fede e la ribellione seguite al loro rapporto, il giuramento di Geova che quella generazione sarebbe morta nel deserto
Israele non doveva molestare i figli di Esaù (discendenti del fratello di Giacobbe) né Moab o Ammon (discendenti di Lot nipote di Abraamo); ma Geova diede a Israele il paese dei re amorrei Sihon e Og, a E del Giordano
Mosè prega Geova di lasciargli attraversare il Giordano; invece Geova gli dice di incaricare e rafforzare Giosuè affinché guidi la nazione
Mosè ricorda alla nazione l’ardente ira di Geova in relazione al Baal di Peor; non devono dimenticare ciò a cui hanno assistito in Horeb, né fare mai immagini scolpite da adorare; Geova, il solo vero Dio, esige esclusiva devozione
Esortazione ad amare Geova e osservare tutti i suoi comandamenti (5:1–26:19)
Mosè riepiloga la Legge data in Horeb, ripete le Dieci Parole, incita Israele a fare proprio come Geova ha comandato
Devono amare Geova con tutto il cuore, l’anima e la forza vitale; tenere sempre davanti a sé i comandi di Dio; spiegare ai figli la ragione delle norme stabilite da Geova
Sette nazioni del paese vanno distrutte, insieme ai loro altari e alle loro immagini; non si devono fare alleanze matrimoniali con loro
Gli israeliti non devono dimenticare come Dio li ha trattati nel deserto per far sapere loro che l’uomo non vive di solo pane ma di ogni espressione della bocca di Geova
Devono ricordare come hanno provocato Geova facendo il vitello d’oro; ora devono temerlo, servirlo ed essergli fedeli; devono osservare l’intero comandamento
Norme da osservare nella Terra Promessa: eliminare la falsa religione di Canaan; adorare nel luogo scelto da Geova; non mangiare sangue; mettere a morte gli apostati; mangiare cibi puri; dare la decima del prodotto a Geova; mostrare considerazione ai poveri; osservare le feste annuali; praticare la giustizia; evitare lo spiritismo; ascoltare il profeta suscitato da Geova; rispettare i confini; non contaminare il paese puro con spargimento di sangue; mostrare compassione; essere puri da immoralità sessuale; dare a Geova le primizie del paese; mostrarsi santi a Geova
Benedizioni per l’ubbidienza a Geova, maledizioni per la disubbidienza (27:1–28:68)
Dopo che la nazione avrà attraversato il Giordano, si dovrà scrivere la Legge su grandi pietre
Maledizioni per la disubbidienza da pronunciare sul monte Ebal
Benedizioni per l’ubbidienza a tutti i comandi di Geova da pronunciare sul monte Gherizim
Patto stipulato nelle pianure di Moab (29:1–30:20)
Mosè descrive la cura di Geova per Israele in Egitto e durante i 40 anni nel deserto; esorta a non ostinarsi nella disubbidienza
Predice la misericordia di Geova per chi si pente
Offre l’alternativa fra la vita e la morte; esorta a scegliere la vita amando Geova, ascoltando la sua voce e tenendosi stretti a lui
Passaggio dei poteri a Giosuè, e ultime benedizioni di Mosè (31:1–34:12)
Giosuè riceve l’incarico di guidare Israele
Mosè insegna agli israeliti un cantico che sarà una testimonianza contro di loro se abbandonano Geova
Mosè benedice le tribù d’Israele, poi muore sul monte Nebo

Deuteronomio ‒ Punti notevoli


*** w04 15/9 Punti notevoli del libro di Deuteronomio ***

La Parola di Geova è vivente

Punti notevoli del libro di Deuteronomio
È il 1473 a.E.V. Sono passati 40 anni da che Geova ha liberato i figli di Israele dalla schiavitù egiziana. Hanno trascorso tutti questi anni nel deserto e sono ancora una nazione senza terra. Finalmente però sono alle soglie della Terra Promessa. Cosa accadrà loro man mano che ne prenderanno possesso? Quali problemi incontreranno e come dovranno affrontarli?
Prima che gli israeliti attraversino il Giordano per entrare nel paese di Canaan, Mosè li prepara per l’immane compito che li attende. In che modo? Pronunciando una serie di discorsi incoraggianti, esortativi e ammonitori. Mosè rammenta loro che Geova Dio merita esclusiva devozione e che non devono seguire le vie delle nazioni circostanti. Questi discorsi costituiscono la parte principale del libro biblico di Deuteronomio, e i consigli che contengono sono proprio quello di cui abbiamo bisogno oggi, poiché anche noi viviamo in un mondo dove è difficile rendere esclusiva devozione a Geova. — Ebrei 4:12.
Il libro di Deuteronomio, che a parte l’ultimo capitolo fu scritto da Mosè, abbraccia un periodo di poco più di due mesi. (Deuteronomio 1:3; Giosuè 4:19) Vediamo in che modo il suo contenuto può aiutarci ad amare Geova Dio con tutto il cuore e a servirlo fedelmente.
‘NON DIMENTICARE CIÒ CHE I TUOI OCCHI HANNO VISTO’
(Deuteronomio 1:1–4:49)
Nel primo discorso Mosè racconta alcuni degli avvenimenti verificatisi nel deserto, in particolare quelli che saranno utili agli israeliti mentre si accingono a prendere possesso della Terra Promessa. Il resoconto della nomina dei giudici deve avere rammentato loro che Geova organizza il suo popolo in modo che riceva amorevoli cure. Mosè riferisce inoltre che la generazione precedente non entrò nel paese promesso loro a causa del cattivo rapporto dei dieci esploratori. Che effetto deve avere avuto questo esempio ammonitore sugli ascoltatori di Mosè quando avevano il paese proprio sotto gli occhi!
Il ricordo delle vittorie che Geova aveva dato ai figli di Israele prima che attraversassero il Giordano deve avere infuso coraggio in loro adesso che erano pronti per iniziare la conquista dall’altra parte del fiume. Nel paese che dovevano occupare dilagava l’idolatria. Com’era appropriato che Mosè desse un severo avvertimento contro l’adorazione idolatrica!
Risposta a domande bibliche:
2:4-6, 9, 19, 24, 31-35; 3:1-6: Perché gli israeliti annientarono alcuni che vivevano a est del Giordano ma non altri? Geova comandò a Israele di non entrare in conflitto con i figli di Esaù. Perché? Perché erano la progenie del fratello di Giacobbe. Gli israeliti inoltre non dovevano molestare i moabiti e gli ammoniti né far loro guerra, perché erano discendenti di Lot, nipote di Abraamo. Tuttavia i re amorrei Sihon e Og non avevano diritto al paese su cui dominavano. Perciò quando Sihon rifiutò agli israeliti il permesso di attraversare il suo territorio e Og li affrontò in battaglia, Geova comandò agli israeliti di abbattere le loro città, senza lasciare superstiti.
4:15-20, 23, 24: Il divieto di fare immagini scolpite significa forse che sia sbagliato fare rappresentazioni di oggetti per scopi artistici? No, era vietato farsi immagini per adorarle e ‘inchinarsi davanti ad esse e servirle’. Le Scritture non proibiscono di fare sculture o di dipingere oggetti per scopi artistici. — 1 Re 7:18, 25.
Lezioni per noi:
1:2, 19. I figli di Israele vagarono nel deserto per circa 38 anni, anche se Cades-Barnea era solo a “undici giorni dall’Horeb [la regione montuosa attorno al Sinai dove furono dati i Dieci Comandamenti] per la via del monte Seir”. Che prezzo dovettero pagare per avere disubbidito a Geova Dio! — Numeri 14:26-34.
1:16, 17. I criteri di giudizio di Dio non sono cambiati. Coloro a cui è affidata la responsabilità di far parte di un comitato giudiziario non devono permettere che favoritismo o timore dell’uomo alteri il loro giudizio.
4:9. Se Israele voleva prosperare era essenziale che non ‘dimenticasse le cose che i suoi occhi avevano visto’. Mentre il promesso nuovo mondo si avvicina è di vitale importanza che anche noi teniamo a mente le meravigliose opere di Geova studiando con diligenza la sua Parola.
AMATE GEOVA E UBBIDITE AI SUOI COMANDAMENTI
(Deuteronomio 5:1–26:19)
Nel secondo discorso Mosè racconta come fu data la Legge al monte Sinai e ripete i Dieci Comandamenti. Vengono detti i nomi di sette nazioni che dovranno essere completamente distrutte. Viene ricordata ai figli di Israele un’importante lezione che hanno imparato nel deserto: “Non di solo pane vive l’uomo, ma l’uomo vive di ogni espressione della bocca di Geova”. Nella loro nuova situazione devono “osservare l’intero comandamento”. — Deuteronomio 8:3; 11:8.
Quando si stabiliranno nel paese promesso, gli israeliti avranno bisogno non solo di leggi relative all’adorazione ma anche di leggi relative al giudizio, al governo, alla guerra e alla vita sociale e privata di ogni giorno. Mosè riesamina queste leggi e mette in risalto che bisogna amare Geova e ubbidire ai suoi comandamenti.
Risposta a domande bibliche:
8:3, 4: In che senso durante il viaggio nel deserto gli abiti degli israeliti non si consumarono e i loro piedi non si gonfiarono? Fu qualcosa di miracoloso, come lo fu la manna provveduta regolarmente. Gli israeliti usarono gli stessi abiti e le stesse calzature con cui erano partiti, passandoli probabilmente ad altri man mano che i bambini crescevano e gli adulti morivano. Dato che il numero degli israeliti non aumentò, come indicano i due censimenti effettuati all’inizio e alla fine del viaggio nel deserto, il quantitativo di abiti e di calzature che avevano in origine sarebbe stato sufficiente. — Numeri 2:32; 26:51.
14:21: Perché gli israeliti potevano dare al residente forestiero o vendere a uno straniero un animale morto e non dissanguato che essi stessi non avrebbero mangiato? Nella Bibbia il termine “residente forestiero” poteva applicarsi a un non israelita che era divenuto proselito o a un avventizio che si conformava alle leggi del paese in generale ma che non era divenuto adoratore di Geova. Lo straniero e il residente forestiero che non divenivano proseliti non erano sotto la Legge e potevano usare in vari modi gli animali morti e non dissanguati. Agli israeliti era consentito dare o vendere loro questi animali. Il proselito, invece, era vincolato dal patto della Legge. Come indica Levitico 17:10, era vietato al proselito mangiare il sangue di un animale.
24:6: Perché ‘prendere in pegno una macina a mano o la sua mola superiore’ era paragonato a prendere in pegno “un’anima”? Una macina a mano o la sua mola superiore rappresentava l’“anima” della persona, vale a dire i suoi mezzi di sussistenza. Prendendo in pegno l’una o l’altra di queste cose si privava l’intera famiglia del pane quotidiano.
25:9: Cosa c’è di significativo nell’atto di togliere il sandalo e sputare in faccia all’uomo che rifiutava di compiere il matrimonio del cognato? Secondo l’usanza seguita “in tempi precedenti in Israele riguardo al diritto di ricompra . . . l’uomo si doveva togliere il sandalo e darlo al suo prossimo”. (Rut 4:7) Togliere il sandalo a un uomo che rifiutava di compiere il matrimonio del cognato era quindi la conferma che aveva rinunciato alla sua posizione e al suo diritto di produrre un erede per il fratello morto. Era un disonore. (Deuteronomio 25:10) Sputargli in faccia significava umiliarlo. — Numeri 12:14.
Lezioni per noi:
6:6-9. Come gli israeliti avevano il comando di conoscere la Legge, così noi dobbiamo conoscere i comandi di Dio, ricordarli sempre e inculcarli nei nostri figli. Dobbiamo ‘legarceli come un segno sulla mano’ in quanto le nostre azioni, rappresentate dalle mani, devono dimostrare che ubbidiamo a Geova. E come un ‘frontale fra gli occhi’, la nostra ubbidienza dev’essere visibile a tutti.
6:16. Non mettiamo mai Geova alla prova come fecero slealmente gli israeliti a Massa, dove mormorarono per la mancanza d’acqua. — Esodo 17:1-7.
8:11-18. Il materialismo può farci dimenticare Geova.
9:4-6. Dobbiamo guardarci dalla presunzione.
13:6. Non dobbiamo permettere a nessuno di farci allontanare dall’adorazione di Geova.
14:1. L’automutilazione è segno di mancanza di rispetto per il corpo umano, può avere a che fare con la falsa religione ed è una cosa da evitare. (1 Re 18:25-28) Simili eccessive manifestazioni di lutto sono fuori luogo per chi ha la speranza della risurrezione.
20:5-7; 24:5. Si dovrebbe mostrare considerazione a chi si trova in circostanze particolari, anche quando si sta facendo qualcosa di importante.
22:23-27. Quando una donna è minacciata di stupro uno dei modi più efficaci per difendersi è gridare.
“DEVI SCEGLIERE LA VITA”
(Deuteronomio 27:1–34:12)
Nel terzo discorso Mosè dice che dopo avere attraversato il Giordano gli israeliti dovranno scrivere la Legge su delle grandi pietre e dovranno anche pronunciare le maledizioni previste per la disubbidienza e le benedizioni previste per l’ubbidienza. All’inizio del quarto discorso viene rinnovato il patto fra Geova e Israele. Mosè mette di nuovo in guardia contro la disubbidienza ed esorta il popolo a “scegliere la vita”. — Deuteronomio 30:19.
Oltre a pronunciare i quattro discorsi, Mosè annuncia chi sarà il suo successore, insegna agli israeliti un bel cantico di lode a Geova e avverte delle sventure derivanti dall’infedeltà. Dopo avere benedetto le tribù, all’età di 120 anni Mosè muore e viene sepolto. Il periodo di lutto dura 30 giorni, pari a quasi metà del tempo a cui si riferisce Deuteronomio.
Risposta a domande bibliche:
32:13, 14: Dato che agli israeliti era vietato mangiare grasso di qualsiasi tipo, cosa significa l’espressione mangiare il “grasso dei montoni”? È un’espressione simbolica e si riferisce al meglio del gregge. Che si tratti di un uso poetico è indicato dal fatto che lo stesso versetto parla del “grasso dei reni del frumento” e del “sangue dell’uva”.
33:1-29: Perché Simeone non fu menzionato specificamente nella benedizione che Mosè pronunciò sui figli di Israele? Perché sia Simeone che Levi avevano agito “aspramente” e la loro ira era stata “crudele”. (Genesi 34:13-31; 49:5-7) La loro eredità non fu proprio come quella delle altre tribù. Levi ricevette 48 città e Simeone ottenne una porzione all’interno del territorio di Giuda. (Giosuè 19:9; 21:41, 42) Quindi Mosè non benedisse Simeone in modo specifico. Tuttavia la benedizione di Simeone era inclusa nella benedizione generale pronunciata su Israele.
Lezioni per noi:
31:12. Alle adunanze di congregazione i piccoli dovrebbero sedersi insieme ai grandi e sforzarsi di ascoltare e imparare.
32:4. Le attività di Geova sono tutte perfette in quanto Egli esprime i suoi attributi di giustizia, sapienza, amore e potenza in perfetto equilibrio.
Ha grande valore per noi
Il libro di Deuteronomio presenta Geova come “un solo Geova”. (Deuteronomio 6:4) Parla di un popolo che aveva una relazione unica con Geova. Mette anche in guardia contro l’idolatria e sottolinea la necessità di rendere al vero Dio esclusiva devozione.
Deuteronomio ha senz’altro grande valore per noi! Anche se non siamo sotto la Legge può insegnarci molte cose che ci aiuteranno ad ‘amare Geova nostro Dio con tutto il cuore, l’anima e la forza vitale’. — Deuteronomio 6:5.
[Nota in calce]
L’ultimo capitolo, che narra della morte di Mosè, potrebbe essere stato aggiunto da Giosuè o dal sommo sacerdote Eleazaro.

*** w84 15/8 pp. 27-31 Deuteronomio ci esorta a servire Geova con profonda gioia ***
Deuteronomio ci esorta a servire Geova con profonda gioia
GLI adoratori di Geova devono servirlo fedelmente e con profonda gioia. Il libro biblico di Deuteronomio lo indica chiaramente. (Deuteronomio 28:45-47) E l’esortazione a rendere questo fedele e gioioso servizio ha molta importanza nella vita dei testimoni di Geova del XX secolo.
Deuteronomio fu scritto dal profeta ebreo Mosè sulle pianure di Moab nel 1473 a.E.V. e abbraccia un periodo di oltre due mesi. L’ultimo capitolo fu probabilmente aggiunto da Giosuè o dal sommo sacerdote Eleazaro. Deuteronomio consiste di quattro discorsi, nonché di un cantico e di una benedizione pronunciata da Mosè quando Israele stava per entrare nella Terra Promessa. (Deuteronomio 1:3; Giosuè 1:11; 4:19) In Deuteronomio Mosè spiega e sviluppa certi punti della Legge. Il libro mostra fra l’altro che Geova esige esclusiva devozione. Mette anche in guardia contro la falsa adorazione ed esorta il popolo di Dio a essere fedele nel suo sacro servizio.
Ma in quali modi specifici le parole di Deuteronomio aiutarono gli israeliti? E come può questo libro essere di beneficio per i testimoni di Geova odierni?
Gli israeliti sono nel deserto da circa 40 anni quando ora Mosè parla loro. Racconta in breve come furono nominati dei giudici per assisterlo. Menziona il cattivo rapporto delle dieci spie che condusse alla ribellione e alla loro peregrinazione nel deserto. Sono pure rammentate le vittorie che Dio ha permesso di ottenere. Mosè mette in guardia contro il fare idoli e sottolinea il punto dicendo: “Geova tuo Dio è un fuoco consumante, un Dio che esige esclusiva devozione”. Fa seguito l’esortazione a ubbidire a Geova. — Deuteronomio 1:1–4:49.
In un secondo discorso Mosè ripete prima le Dieci Parole e narra come fu data la Legge. Viene dato risalto all’importanza di amare Geova con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutta la forza vitale. È sottolineata l’istruzione dei figli. Viene indicato che sette nazioni di Canaan e i loro oggetti di falsa adorazione devono essere distrutti. Gli israeliti sono informati che vennero scelti non per la loro giustizia ma perché Geova osserva fedelmente i patti. Una volta entrati nella Terra Promessa, devono continuare a ubbidire e non dimenticare Dio. Sono passati in rassegna casi di disubbidienza ed è mostrato che profondo amore e timore di Dio sono essenziali. Sono poste dinanzi a Israele le benedizioni e le maledizioni, ed è raccomandata l’ubbidienza a Dio. — Deuteronomio 5:1–11:32.
Successivamente vengono citate leggi relative alla vita nella Terra Promessa. Ci sono norme che riguardano la distruzione delle tracce della religione impura, il mangiare carne, il maneggiare sangue, come trattare i falsi profeti e l’apostasia, i cibi puri e impuri e la decima. Sono forniti particolari sulla remissione dei debiti, la schiavitù e i primogeniti degli animali. Vengono prese in considerazione le tre feste annuali, certe questioni giudiziarie e le leggi per i re e i leviti. Dopo gli avvertimenti contro lo spiritismo, è predetta la venuta di un profeta simile a Mosè. — Deuteronomio 12:1–18:22.
Altri regolamenti menzionati sono quelli che riguardano le città di rifugio, le esenzioni militari, la purificazione dalla colpa del sangue, il matrimonio con donne prigioniere, il diritto del primogenito, i figli ribelli, la considerazione per la proprietà e la vita altrui, questioni sessuali e cose che rendono inidonei per entrare nella congregazione. Altre leggi ancora sono quelle che riguardano gli schiavi, il pagamento dell’interesse e i voti. Questo discorso termina con l’esposizione di norme su divorzio, prestiti, benignità verso i senza padre e le vedove, matrimonio del cognato, pesi accurati, offerta dei primi frutti e decima. — Deuteronomio 19:1–26:19.
Il terzo discorso di Mosè inizia con le istruzioni di scrivere la Legge su grandi pietre. Le benedizioni saranno pronunciate dal monte Gherizim e le maledizioni dal monte Ebal. Le benedizioni per chi ubbidisce ai comandi di Dio sono quindi messe in contrasto con le maledizioni che deve attendersi chi disubbidisce. — Deuteronomio 27:1–28:68.
Per quanto concerne il quarto discorso di Mosè, viene rinnovato il patto fra Geova e gli israeliti. Mosè narra come Dio si è preso cura del popolo nel deserto. Viene dato un avvertimento contro la disubbidienza ed è messa in risalto la misericordia di Geova. Infine viene presentata la scelta fra la vita e la morte. Il popolo d’Israele può ‘mantenersi in vita amando Geova, ascoltando la sua voce e tenendosi stretto a lui’. — Deuteronomio 29:1–30:20.
Mosè esorta gli israeliti a essere coraggiosi quando entreranno nella Terra Promessa, poiché Geova marcia con loro. Giosuè viene incaricato come condottiero, dopo di che è pronunciata una profezia sullo spirito ribelle di Israele. Quindi, con un cantico, Mosè esalta Geova, preannuncia difficoltà a causa dell’infedeltà di Israele, ma termina con l’assicurazione della vendetta divina e con l’invito: “Siate liete, o nazioni, col suo popolo”. Mosè pronuncia le benedizioni finali, dopo di che il profeta, che ormai ha 120 anni, vede da lontano la Terra Promessa, muore ed è sepolto da Geova in un luogo sconosciuto. — Deuteronomio 31:1–34:12.
Questo riassunto può stuzzicare il vostro appetito spirituale. Ma mentre leggete Deuteronomio, possono sorgere interessanti domande. Vediamo ora quali sono alcune di esse e troviamo la risposta.
Primo discorso di Mosè
● 4:15-24 — Queste parole contro il fare idoli significano forse che sia sbagliato esporre foto di persone?
Questi versetti proibiscono di fare immagini per la falsa adorazione. Ma agli israeliti non fu vietato di fare immagini per altri scopi. Ad esempio, c’erano somiglianze di cherubini approvate da Dio sui teli del tabernacolo e sul coperchio della sacra arca. Non sarebbe appropriato mettere in relazione con l’idolatria la comune abitudine di fare ed esporre foto, a meno che non siano deliberatamente usate nella falsa religione. Normalmente le Scritture non condannano le foto, i dipinti e le sculture fatti per raffigurare persone o cose quando servono a fini pratici o artistici.
Secondo discorso di Mosè
● 6:6-9 — Il comando di ‘legare la legge di Dio sulla mano’ dev’essere preso alla lettera?
Questi versetti non sostengono l’usanza di portare filatteri (piccoli astucci contenenti versetti biblici). Il modo in cui è espresso il comando fa invece pensare a un’applicazione simbolica. (Confronta Esodo 13:9; Proverbi 7:2, 3). Non vien detto che questi comandi dovessero essere scritti su qualcosa e poi portati dalla persona o attaccati agli stipiti e alle porte della città. Gli israeliti dovevano sempre tenere presenti i comandi di Dio, sia che si trovassero in casa, per strada o vicino alle porte della città, dove gli anziani si occupavano delle questioni giudiziarie. Dovevano custodire la legge di Dio nei loro cuori, insegnarla ai figli e dimostrare con le azioni (di cui le mani sono un’espressione) che si attenevano ad essa. Dovevano indicare pubblicamente che sostenevano la legge di Geova, come se fosse scritta fra i loro occhi alla vista di tutti. Similmente oggi i testimoni di Geova cercano di dimostrare che sono ubbidienti servitori di Dio. Sono spinti dal cuore a ubbidire alla sua Parola e riempiono la propria mente con cose vere, di seria considerazione, giuste, amabili, virtuose e degne di lode. Si sforzano in ogni modo di mostrare che hanno i comandi di Geova dinanzi agli occhi in ogni tempo. — Filippesi 4:8; Colossesi 3:23.
● 8:3, 4 — Queste parole significano solo che veniva rinnovato il loro guardaroba?
Il provvedimento della manna fu un miracolo continuo, come lo fu il fatto che nei 40 anni che trascorsero nel deserto i loro abiti non si consumarono e i loro piedi non si gonfiarono. Se il loro guardaroba fosse stato solo rinnovato normalmente, non sarebbe stato un miracolo. Usare gli stessi abiti per tutti quegli anni non avrebbe costituito un problema, perché gli abiti dei bambini potevano essere passati a quelli più piccoli e man mano che gli adulti morivano il loro guardaroba sarebbe stato disponibile ad altri. Dato che alla fine del viaggio nel deserto il numero degli israeliti era quasi lo stesso che all’inizio, gli abiti di cui disponevano in origine sarebbero andati grosso modo bene per tutti i 40 anni. — Numeri 2:32; 26:51.
● 14:21 — Dato che gli israeliti non potevano mangiare ‘nessun corpo che fosse già morto’, perché lo si poteva dare al residente forestiero o vendere a uno straniero?
Come supremo Legislatore, Geova aveva diritto di imporre certe restrizioni solo agli israeliti. Erano “un popolo santo” a Geova. Altre nazioni non osservavano questo divieto di mangiare un animale morto da sé. Non c’era nulla di ingiusto nel dare un animale non dissanguato a un residente forestiero o nel venderlo a uno straniero, poiché gli israeliti non travisavano i fatti e chi lo riceveva o lo comprava lo faceva di sua spontanea volontà. Si può aggiungere che Deuteronomio 14:21 è in armonia con Levitico 17:10, che vietava al residente forestiero di mangiare sangue. Il residente forestiero che era un proselito non doveva mangiare sangue, ma questo divieto non si applicava al residente forestiero che non era un proselito nel pieno senso del termine. Egli poteva utilizzare in qualche modo un animale morto non dissanguato considerato impuro da un fedele israelita o da un proselito.
● 17:5-7 — Perché si richiedeva che la mano dei testimoni fosse la prima a venire sulla persona condannata a morte?
In Israele dovevano essere tutti zelanti per la pura adorazione e ansiosi di fare in modo che l’organizzazione rimanesse pura e che non fosse recato disonore sul nome di Geova. I testimoni dovevano mostrare tale zelo essendo i primi ad eseguire il giudizio. (Confronta Numeri 25:6-9; Deuteronomio 13:6-11). Naturalmente c’era una bella differenza fra testimoniare contro qualcuno e giustiziarlo. Per questo il testimone avrebbe riflettuto molto attentamente nel presentare le prove, e solo un malvagio avrebbe testimoniato il falso sapendo che sarebbe stato il primo ad agire per mettere a morte l’uomo o la donna. I testimoni di Geova possono applicare questi princìpi essendo zelanti circa la purezza della congregazione e anche molto attenti a rendere testimonianze veraci. Dopo tutto ognuno di noi deve rispondere al supremo Giudice, Geova. — Matteo 12:36, 37.
● 22:5 — Sulla base di questa proibizione, è appropriato che le donne portino i pantaloni?
L’evidente scopo di questa legge era di prevenire gli abusi sessuali e che si confondesse l’identità sessuale. Normalmente, nell’aspetto e nell’abbigliamento un uomo vuole sembrare un uomo, e una donna una donna. Se un israelita fosse andato contro questo interiore senso di decenza avrebbe potuto essere indotto all’omosessualità. Sebbene allora sia gli uomini che le donne portassero vesti lunghe, c’era una differenza fra l’abito dei maschi e quello delle femmine. Similmente oggi, in alcune parti della terra, sia gli uomini che le donne portano i pantaloni, sebbene di foggia diversa. Il principio contenuto in questo versetto non escluderebbe che una donna cristiana possa portare a volte i pantaloni, come quando lavora in casa o in campagna. E secondo l’usanza locale e la necessità, nei climi molto freddi i pantaloni possono essere il capo di vestiario adatto. La Bibbia consiglia alle donne di adornarsi “con veste convenevole, con modestia e sanità di mente”. — I Timoteo 2:9, 10.
● 24:6 — In che modo prendere in pegno una macina a mano o la sua mola superiore poteva essere come prendere in pegno un’anima?
Di solito il pane veniva fatto tutti i giorni e il grano doveva essere macinato di frequente per ricavare la farina. Quindi il pane quotidiano di una famiglia dipendeva dalla macina a mano. Misericordiosamente, quindi, la legge di Dio vietava di prendere in pegno la macina a mano di qualcuno o la sua mola superiore. Prendere in pegno una di queste due cose equivaleva a privare la famiglia del pane quotidiano ed era come prendere in pegno un’“anima” o i “mezzi di sussistenza”.
Discorsi finali, cantico e benedizione
● 32:39 — In che senso non può esserci nessun dio insieme a Geova dal momento che Giovanni 1:1 dice che ‘la Parola era con Dio ed era un dio?’ — NW.
Questi versetti trattano soggetti completamente diversi. In Deuteronomio 32:39 viene indicato che i falsi dèi non partecipano in alcun modo agli atti di salvezza del vero Dio, Geova. Tali dèi non sono in grado di liberare i loro adoratori dal disastro, e non hanno partecipato ad alcuna cosa che Geova ha fatto. La “Parola”, pur essendo un dio o potente, non è in opposizione a Geova o non agisce da suo rivale, come è avvenuto nel caso dei falsi dèi. — Deuteronomio 32:12, 37, 38.
● 33:1-29 — Perché in questa benedizione non è menzionato Simeone?
Simeone e Levi avevano cooperato a un atto di crudeltà, e sebbene ricevessero rispettivamente una parte in Israele non erano come quelle delle altre tribù. I leviti ricevettero 48 città sparse nel paese, mentre la porzione di Simeone era racchiusa nel territorio di Giuda. (Genesi 34:13-31; 49:5-7; Giosuè 19:9; 21:41, 42) Così, quando Mosè rivolse la sua attenzione a Giuda, sapeva bene che la porzione di Simeone era inclusa nella sua. Inoltre la tribù di Simeone fu inclusa nella benedizione generale: “Felice sei tu, o Israele! Chi è simile a te, un popolo che gode la salvezza in Geova?” — Deuteronomio 33:29.
Di durevole aiuto per i servitori fedeli
Deuteronomio è di durevole aiuto per i servitori di Geova e possiamo attingerne preziosa istruzione. Per esempio, durante l’invasione di Canaan, Giosuè seguì incondizionatamente i consigli ora scritti in questo libro. Anche noi dovremmo accettare prontamente la guida divina. (Deuteronomio 20:15-18; 21:23; Giosuè 8:24-29) Gesù Cristo citò Deuteronomio resistendo con successo a Satana. Come Gesù, riconosciamo che l’uomo deve vivere delle espressioni di Geova, che non dobbiamo mettere Dio alla prova e che dobbiamo rendere sacro servizio solo a lui. — Matteo 4:1-11; Deuteronomio 5:9; 6:13, 16; 8:3.
Questo libro identifica Geova come un Dio che esige esclusiva devozione. (Deuteronomio 4:24; 6:15) E dichiara pure: “Devi amare Geova tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima e con tutta la tua forza vitale”. (Deuteronomio 6:5) Quindi in sostanza Deuteronomio ci esorta a servire Geova fedelmente. Vorremo dunque rendergli sacro servizio con profonda gioia.

*** w78 15/2 pp. 24-28 Deuteronomio: Amorevoli discorsi d’addio di Mosè ***

Deuteronomio: Amorevoli discorsi d’addio di Mosè

A QUARANT’ANNI cercò invano di liberare il suo popolo. A ottant’anni fu chiamato da Geova Dio stesso per liberare effettivamente Israele, popolo di Dio, dalla schiavitù egiziana. Ora, a 120 anni, egli e il suo popolo erano radunati sulle pianure di Moab, al confine della Terra Promessa. Sapendo che la sua fine era vicina, Mosè aprì il suo cuore al popolo in una serie di discorsi, conosciuti poi come il libro di Deuteronomio. — Deut. 31:2; Atti 7:23-30, 35, 36.
Questo quinto libro del Pentateuco deve il suo nome alla Versione dei Settanta greca e viene da due radici greche che significano “secondo” e “legge”. Fra i nomi datigli dai rabbini c’è Mishneh, che significa ripetizione. In alcune lingue è semplicemente chiamato “Quinto libro di Mosè”.
L’autenticità di Deuteronomio è stabilita dal fatto che Gesù lo citò ripetutamente come Scrittura ispirata. (Matt. 4:4, 7, 10 da Deut. 8:3; 6:16, 13; Mar. 10:3-5 da Deut. 24:1-3; Mar. 12:30 da Deut. 6:5) Infatti, Deuteronomio è citato più di ottanta volte nelle Scritture Greche Cristiane ed è uno dei quattro libri citati più spesso, essendo gli altri Genesi, Salmi e Isaia.
Il libro di Deuteronomio, però, non è ciò che il suo nome popolare sembra sottintendere, cioè una semplice ripetizione della legge che Dio diede a Israele. Piuttosto, sapendo che era prossima la sua fine, accomiatandosi dal popolo di Geova Mosè volle dare ammonizioni, consigli, esortazioni e istruzioni, oltre che avvertimenti, dicendo tutto quello che poteva e dicendo certe cose ripetutamente. Fu come se scrivesse loro una lettera d’addio spinto dal grande amore che nutriva nei loro riguardi e dal desiderio di fare tutto il possibile per aiutare il suo popolo a continuare a ubbidire fedelmente al loro Dio Geova. Un erudito biblico del diciannovesimo secolo, Hengstenberg, espresse mirabilmente questo pensiero:
“Parla come un padre morente ai suoi figli. Le parole sono premurose, ispirate, solenni. Traccia la storia dei loro quarant’anni di peregrinazione nel deserto, rammenta al popolo tutte le benedizioni che hanno ricevute, l’ingratitudine con cui spesso le hanno ripagate, e i giudizi di Dio, e l’amore continuamente mostrato loro; spiega a più riprese le leggi, e aggiunge quanto è necessario per completarle, e non si stanca mai di esortarli all’ubbidienza con le parole più affettuose e più enfatiche, perché ne dipendeva la vita stessa della nazione; passa in rassegna tutte le tempeste e i conflitti che hanno vissuti, e, vedendo il futuro al passato, considera anche la storia futura della nazione, e vede, con dolore misto a gioia, come tre grandi aspetti del passato — vale a dire apostasia, punizione e perdono — continueranno a ripetersi in futuro”. — The Pentateuch, Vol. 3, pag. 276, Keil e Delitzsch.
SINCERE IMPLORAZIONI DI MOSÈ
Un esempio tipico di quanta importanza Mosè attribuiva a che gli Israeliti osservassero le leggi di Dio dichiarate in precedenza è il modo in cui formula, in Deuteronomio, il divieto di mangiare sangue: “Semplicemente sii con fermezza risoluto a non mangiare il sangue, perché il sangue è l’anima e tu non devi mangiare l’anima con la carne. Non lo devi mangiare . . . Non lo devi mangiare”. Egli ripete quattro volte questa proibizione. — Deut. 12:23-25.
Poiché Mosè era così profondamente convinto di certe cose, notiamo che si ripete spesso, come fa l’apostolo Giovanni nella sua prima lettera, come in I Giovanni 4:8, 16. Per esempio, Mosè esorta i genitori a insegnare la legge di Dio ai figli quando si siedono, quando camminano, quando giacciono e quando si alzano (Deut. 6:7; 11:19), rammenta che Dio diede loro la manna per umiliarli (Deut. 8:2, 3, 16), e pone davanti al suo popolo la vita e la morte. — Deut. 30:15, 19.
Si potrebbe dire che i discorsi del libro di Deuteronomio siano il “Sermone del monte” di Mosè. Sì, il libro di Deuteronomio rivela veramente “il desiderio di istruire come non troviamo in nessun altro libro delle” Scritture Ebraiche. E notando il calore, la premura, la sincera sollecitudine, il profondo interesse di Mosè per il suo popolo, per il loro benessere spirituale e materiale, oltre ai suoi due accenni al rammarico per non poter entrare nella Terra Promessa, quale conclusione possiamo trarre? Che assolutamente nessun altro all’infuori di Mosè avrebbe potuto scrivere un documento così commovente, che nessuno avrebbe potuto fingere tutto questo sentimento. Sì, l’accusa che Deuteronomio sia un pio inganno, accusa mossa da alcuni teologi della cristianità, è non solo del tutto infondata, ma addirittura ridicola!
PRIMO DISCORSO DI MOSÈ
In genere si considera che Deuteronomio sia formato principalmente di quattro discorsi. Il primo comprende i capitoli da uno a quattro. In questo discorso Mosè narra come nominò giudici che lo aiutassero a giudicare il popolo e le istruzioni che diede loro di giudicare imparzialmente. Riferisce pure il cattivo rapporto delle spie e la ribellione che causò.
Successivamente racconta i viaggi di Israele dal monte Sinai alle pianure di Moab e rammenta le vittorie ottenute durante il cammino. Nel capitolo quattro ammonisce il popolo di non dimenticare le leggi di Dio, perché osservandole diverranno famosi per la loro sapienza. Avverte pure di non fare idoli, poiché non videro nessuna rappresentazione il giorno che Geova parlò loro al monte Sinai. Egli sottolinea questo avvertimento con le parole: “Geova tuo Dio è un fuoco consumante, un Dio che esige esclusiva devozione”. — Deut. 4:24.
SECONDO DISCORSO DI MOSÈ
Il secondo discorso di Mosè abbraccia i capitoli da cinque a ventisei. In esso esorta a ubbidire a una lunga serie di leggi divine, alcune date in precedenza, come quelle relative alle tre feste annuali e alle città di rifugio, e altre dichiarate qui per la prima volta. Comincia con la ripetizione dei Dieci Comandamenti. Proseguendo, sottolinea l’importanza di conoscere Geova Dio e le sue leggi, poiché l’uomo non vive di solo pane. Gli Israeliti dovevano mettere brani della legge sugli stipiti delle loro porte; dovevano inculcare la legge di Dio nei figli in ogni momento: quando camminavano, quand’erano seduti e quando giacevano. I sacerdoti dovevano insegnare la legge di Dio al popolo, e il re stesso doveva fare una copia della legge di Dio e leggervi tutti i giorni della sua vita, per mantenersi umile e continuare a fare ciò ch’era giusto. — Deut. 6:7-9; 17:14-20.
In questo secondo discorso otto volte Mosè esorta il popolo alla fedeltà e all’ubbidienza affinché gli vada bene. Ancora più spesso Mosè ribadisce la necessità che il suo popolo ami Geova Dio: “Ascolta, o Israele: Geova nostro Dio è un solo Geova. E tu devi amare Geova tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima e con tutta la tua forza vitale”. E più volte rammenta al popolo l’amore che Geova gli ha mostrato; una bella espressione di ciò si trova in Deuteronomio 5:29: “Se solo edificassero questo loro cuore per temere me e per osservare tutti i miei comandamenti per sempre, onde andasse bene a loro e ai loro figli a tempo indefinito!”
Mosè era anche così profondamente convinto della necessità di praticare la giustizia che esortò spessissimo i giudici del popolo di Dio ad agire giustamente, imparzialmente, non accettando mai regali. — Deut. 1:16, 17 (primo discorso); 16:18; 24:17; 25:1.
Inoltre, Mosè comanda ripetutamente al suo popolo di apprezzare le proprie benedizioni e di mostrarlo rallegrandosi dinanzi a Geova. Il popolo non doveva “esser altro che gioioso”. Sì, in un successivo discorso avvertì pure che la calamità si sarebbe abbattuta su di esso a tempo indefinito “dato che non avrai servito Geova tuo Dio con allegrezza e gioia”. — Deut. 16:11, 14, 15; 28:47.
Notando la loro tendenza ad adorare altri dèi, Mosè non si stanca mai di metterli in guardia contro l’apostasia e i falsi profeti. La punizione sarebbe stata la pena capitale. Non si dovevano risparmiare neppure i propri familiari, e intere città dovevano essere spazzate via se colpevoli d’essersi volte a falsi dèi. — Deut. 5:7; 6:14; 7:4; 8:19; 11:16; 13:1-18; 17:1-7; 18:20-22.
Malgrado tali severi avvertimenti contro l’apostasia, l’amorevole considerazione espressa nella legislazione contenuta in Deuteronomio non ha uguali negli annali della giurisprudenza. Nella chiamata alle armi, l’uomo fidanzato, l’uomo sposato di fresco, o l’uomo che aveva piantato una vigna o costruito una casa e che non aveva ancora avuto la possibilità di godere i frutti del suo lavoro era esentato per qualche tempo dal servizio militare. Si potrebbe dire che sotto alcuni aspetti gran parte di Deuteronomio preveda come possono verificarsi delle ingiustizie, e dia comandi per prevenirle. — Deut. 20:5-7; 24:5.
Neppure uccelli e animali erano trascurati. L’Israelita che trovava un uccello nel nido doveva lasciar fuggire la madre, benché potesse prendere i piccoli. Il contadino non poteva mettere la museruola al toro che trebbiava. Per arare, non poteva aggiogare insieme un asino e un toro, poiché la diversità di forze avrebbe affaticato l’asino, animale più debole. — Deut. 22:6-10; 25:4.
In questo discorso Mosè avverte inoltre gli Israeliti di non divenire materialisti a causa della prosperità e di non peccare d’ipocrisia. Per evitare il peccato dell’apostasia non dovevano contrarre matrimoni misti con i pagani. (Deut. 7:3, 4) Mosè pone chiaramente davanti a Israele le benedizioni e le maledizioni che avrebbero avute secondo la condotta che avrebbero seguita. Egli predice pure la venuta di un profeta come lui che il popolo avrebbe dovuto ascoltare, pena la morte. L’apostolo Pietro applicò questa profezia a Gesù Cristo. — Deut. 18:15-19; Atti 3:22, 23.
TERZO E QUARTO DISCORSO
Nel suo terzo discorso Mosè dà istruzioni riguardo alle benedizioni e alle maledizioni che i Leviti devono dichiarare pubblicamente al loro ingresso nella Terra Promessa. Sei tribù devono fermarsi davanti al monte Gherizim e dire “Amen!” quando i Leviti pronunceranno le benedizioni di Geova su quelli che lo servono fedelmente e ubbidiscono alle sue leggi. E le altre sei tribù devono stare di fronte al monte Ebal e dire “Amen” quando i Leviti pronunceranno le maledizioni su quelli che trasgrediscono le leggi di Dio circa l’adorazione e la morale. Non contento di questa enumerazione Mosè svolge ulteriormente il tema delle benedizioni che riceveranno se agiranno bene e delle maledizioni che riceveranno se saranno disubbidienti. Queste benedizioni e queste maledizioni furono profetiche. — Deut. da 27:1 a 28:68.
Il quarto interessante discorso pronunciato da Mosè (capitoli 29 e 30) comincia con un ulteriore racconto dei miracoli compiuti da Geova Dio a loro favore, incluso quello per cui “le vostre vesti non vi si consumarono addosso, e il vostro sandalo non vi si consumò al piede”. (Deut. 29:5) Mosè conclude quindi un patto fra Geova Dio e il suo popolo radunato lì e avverte dei tristi risultati della disubbidienza. Tuttavia, dice pure che se si pentiranno Geova li ristabilirà di nuovo nel suo favore, e così in base a questa profezia pone dinanzi a loro la scelta: “Io prendo oggi in effetti a testimoni contro di voi i cieli e la terra, che ti ho messo dinanzi la vita e la morte, la benedizione e la maledizione; e tu devi scegliere la vita per mantenerti in vita, tu e la tua progenie, amando Geova tuo Dio, ascoltando la sua voce e tenendoti stretto a lui; poiché egli è la tua vita e la lunghezza dei tuoi giorni”. — Deut. 30:19, 20.
ULTIME PAROLE DI MOSÈ
Mosè, che ora ha 120 anni, incoraggia il suo popolo ad attraversare il Giordano prendendo possesso della Terra Promessa. “Siate coraggiosi e forti. Non abbiate timore né siate sgomenti dinanzi a loro, perché Geova tuo Dio è colui che marcia con te”. Egli incoraggia Giosuè con parole simili e poi comanda di tenere ogni settimo anno un’assemblea nella quale sia ripetuta la legge di Dio perché uomini, donne e piccoli la odano. Segue poi una profezia che predice la ribellione d’Israele, in considerazione di come si ribellarono nel deserto: “Poiché io, io conosco bene la tua ribellione e il tuo collo duro. Se mentre sono oggi ancora vivo con voi, vi siete mostrati ribelli nella condotta verso Geova, quanto più lo sarete dopo la mia morte!” In base a questa profezia, dovrebbe alcun Ebreo meravigliarsi se il suo popolo in generale non accettò il più grande Mosè, Gesù Cristo, loro Messia? — Deut. 31:1-30.
Successivamente, Mosè, per mezzo di un cantico superlativo, attribuisce grandezza a Geova: “La Roccia, la sua attività è perfetta, poiché tutte le sue vie sono dirittura. Un Dio di fedeltà, presso cui non è ingiustizia; egli è giusto e retto”. Egli commenta a lungo la condotta ostinata del suo popolo, rammenta che la vendetta appartiene a Geova e poi esclama: “Siate liete, o nazioni, col suo popolo”! Mosè termina pronunciando una benedizione su tutte le tribù, a eccezione di Simeone. — Deut. 32:1–33:29.
Il libro termina coi particolari della morte di Mosè; con tutta probabilità furono scritti o da Giosuè o dal sommo sacerdote Eleazaro. “Il suo occhio [di Mosè] non si era indebolito, e la sua forza vitale non l’aveva abbandonato”. Il popolo lo pianse grandemente per trenta giorni, poiché “non è mai più sorto in Israele un profeta come Mosè, che Geova conobbe a faccia a faccia”. — Deut. 34:1-12
Oggi il dedicato popolo di Geova è in una posizione simile a quella degli Israeliti sulle pianure di Moab. Perciò facciamo bene a prendere a cuore le verità e le esortazioni che Mosè diede agli Israeliti. Anzitutto, vogliamo sempre ricordare che l’uomo non vive solo di pane ma di ogni parola che esce dalla bocca di Geova. Sappiamo molto bene che Geova nostro Dio è un solo Geova e che dobbiamo amarlo con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutta la forza vitale, poiché è un Dio che esige esclusiva devozione. Inoltre, è un Dio che è un fuoco consumante e solo a lui appartiene la vendetta. Vogliamo anche trarre conforto dal fatto che tutta la sua attività è perfetta e giusta. Veramente, osservare i suoi regolamenti significa vita, mentre disubbidire significa morte.
Ci rallegriamo moltissimo di ogni nostra impresa per la bontà di Geova nei nostri riguardi e invitiamo persone di ogni nazione a rallegrarsi con noi. È stato osservato opportunamente: “Quando l’uomo del ventesimo secolo si sarà assoggettato alla sovranità di Dio in ogni campo della sua vita avrà cominciato a capire il senso del libro di Deuteronomio”.
[Note in calce]
Deut. 6:4, 5; 10:12; 11:1, 13, 22; 13:3; 19:9; 30:6, 16, 20.

Deuteronomio ‒ Importanza e i benefici


PERCHÉ È UTILE

30 Come ultimo libro del Pentateuco, Deuteronomio riunisce in sé tutto ciò che precede in quanto a dichiarare e a santificare il grande nome di Geova Dio. Egli solo è Dio, che esige esclusiva devozione e non tollera nessuna rivalità da parte degli dèi demonici della falsa religione. Oggi tutti i cristiani devono prestare viva attenzione agli importanti princìpi che sono alla base della legge di Dio e devono ubbidirgli, così da non incorrere nella sua maledizione mentre egli affila la sua scintillante spada per far vendetta dei suoi avversari. Il suo più grande e primo comandamento deve divenire il cardine della loro vita: “Devi amare Geova tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima e con tutta la tua forza vitale”. — 6:5.
31 Nel resto delle Scritture si fa spesso riferimento a Deuteronomio per approfondire la comprensione dei propositi divini. Oltre ad averlo citato quando rispose al Tentatore, Gesù si riferì a Deuteronomio in molte altre occasioni. (Deut. 5:16—Matt. 15:4; Deut. 17:6—Matt. 18:16 e Giov. 8:17) I riferimenti continuano fino a Rivelazione, dove il glorificato Gesù avverte infine di non aggiungere né togliere alcunché dal rotolo della profezia di Geova. (Deut. 4:2—Riv. 22:18) Pietro cita Deuteronomio nella sua vigorosa argomentazione per dimostrare che Gesù è il Cristo e il Profeta più grande di Mosè che Geova aveva promesso di suscitare in Israele. (Deut. 18:15-19—Atti 3:22, 23) Paolo lo cita in relazione al salario degli operai, alla completa investigazione per bocca di testimoni e all’istruzione dei figli. — Deut. 25:4—1 Cor. 9:8-10 e 1 Tim. 5:17, 18; Deut. 13:14 e 19:15—1 Tim. 5:19 e 2 Cor. 13:1; Deut. 5:16—Efes. 6:2, 3.
32 Non solo gli scrittori delle Scritture Cristiane, ma anche i servitori di Dio d’epoca precristiana trassero istruzione e incoraggiamento da Deuteronomio. Facciamo bene a seguire il loro esempio. Pensate all’assoluta ubbidienza che dimostrò Giosuè, successore di Mosè, quando durante l’invasione di Canaan votò alla distruzione le città conquistate, senza prenderne le spoglie come aveva fatto Acan. (Deut. 20:15-18 e 21:23—Gios. 8:24-27, 29) Gedeone ubbidì alla Legge eliminando dal suo esercito quelli che ‘avevano timore e tremavano’. (Deut. 20:1-9—Giud. 7:1-11) Per fedeltà alla legge di Geova i profeti di Israele e di Giuda parlarono con baldanza e coraggio condannando le nazioni che ricadevano nel peccato. Amos ce ne dà un eccellente esempio. (Deut. 24:12-15—Amos 2:6-8) Ci sono letteralmente centinaia di esempi che collegano Deuteronomio col resto della Parola di Dio, mostrando così che esso è parte integrante e utile di un tutto armonico.
33 L’essenza stessa di Deuteronomio effonde lode al Sovrano Dio, Geova. In tutto il libro è messo in risalto il concetto: ‘Adorate Geova; rendetegli esclusiva devozione’. Benché la Legge non sia più in vigore per i cristiani, i suoi princìpi basilari non sono stati abrogati. (Gal. 3:19) I veri cristiani possono imparare molto da questo dinamico libro della legge di Dio, col suo insegnamento progressivo, la sua onestà e la semplicità con cui è redatto. Persino le nazioni del mondo hanno riconosciuto l’eccellenza della suprema legge di Geova, includendo molte norme di Deuteronomio nei loro codici giuridici. L’accluso prospetto mostra alcuni interessanti esempi di leggi da cui le nazioni hanno tratto spunto o di cui hanno copiato i princìpi.
34 Per giunta, questa spiegazione della Legge addita e permette di comprendere meglio il Regno di Dio. In che modo? Quando era sulla terra, il Re designato, Gesù Cristo, dimostrò di conoscere a fondo questo libro e di saperlo applicare, come si nota dagli appropriati riferimenti che fece ad esso. Estendendo il dominio del suo Regno a tutta la terra, egli governerà secondo i giusti princìpi di questa stessa “legge”, e tutti quelli che si benediranno in lui quale “seme” del Regno dovranno ubbidire a questi princìpi. (Gen. 22:18; Deut. 7:12-14) È utile e vantaggioso cominciare a ubbidire ad essi fin d’ora. Lungi dall’essere antiquata, questa “legge” di 3.500 anni fa ci parla oggi in termini dinamici, e continuerà a parlare fin nel nuovo mondo sotto il Regno di Dio. Il nome di Geova continui a essere santificato fra il suo popolo con l’osservanza di tutte le utili istruzioni del Pentateuco, così degnamente coronato da Deuteronomio quale parte senz’altro ispirata e ispiratrice di “tutta la Scrittura”!

Deuteronomio ‒ Alcuni Aspetti Del Patto Della Legge


*** it-2 pp. 111-116 Legge ***
[Riquadro alle pagine 111-116]

ALCUNI ASPETTI DEL PATTO DELLA LEGGE

GOVERNO TEOCRATICO
Geova Dio è il Sovrano supremo (Eso 19:5; 1Sa 12:12; Isa 33:22)
Il re sedeva sul “trono di Geova”, quale Suo rappresentante (1Cr 29:23; De 17:14, 15)
Altri funzionari (capi principali delle tribù; capi di migliaia, di centinaia, di cinquantine e di decine) venivano scelti per il loro timore di Dio, e anche perché degni di fiducia e incorruttibili (Eso 18:21, 25; Nu 1:44)
Si dovevano rispettare tutti coloro che esercitavano l’autorità data da Dio: funzionari, sacerdoti, giudici, genitori (Eso 20:12; 22:28; De 17:8-13)
DOVERI RELIGIOSI
(Questi erano riassunti nel più grande comandamento della Legge: amare Geova con tutto il cuore, con tutta la mente, l’anima e la forza; De 6:5; 10:12; Mr 12:30)
Solo a Geova spettava l’adorazione (Eso 20:3; 22:20; De 5:7)
L’amore doveva essere un potente fattore motivante nella propria relazione con Dio (De 6:5, 6; 10:12; 30:16)
Tutti dovevano temere Dio e non disubbidirgli (Eso 20:20; De 5:29)
Non si doveva mancare di rispetto al nome di Dio (Eso 20:7; De 5:11)
Ci si poteva accostare a lui solo nel modo che egli approvava (Nu 3:10; Le 10:1-3; 16:1)
Tutti dovevano osservare il sabato (Eso 20:8-11; 31:12-17)
Radunarsi per l’adorazione (De 31:10-13)
Tutti i maschi si dovevano radunare tre volte l’anno: Pasqua e festa dei pani non fermentati, festa delle settimane e festa delle capanne (De 16:16; Le 23:1-43)
L’uomo che volutamente trascurava di osservare la Pasqua veniva ‘stroncato’ (Nu 9:13)
Sostenere il sacerdozio
I leviti ricevevano dalle altre tribù la decima parte di tutto il prodotto del paese (Nu 18:21-24)
I leviti a loro volta dovevano dare ai sacerdoti una decima, costituita dal meglio di ciò che avevano ricevuto (Nu 18:25-29)
Offrire sacrifici (Eb 8:3-5; 10:5-10)
Offerte prescritte dalla Legge: olocausti regolari (Le 1; Nu 28), offerte di comunione (Le 3; 19:5), offerte per il peccato (Le 4; Nu 15:22-29), offerte per la colpa (Le 5:1–6:7), offerte di cereali (Le 2), libazioni (Nu 15:5, 10), offerte agitate (Le 23:10, 11, 15-17)
Vietate le pratiche della falsa religione
Idolatria (Eso 20:4-6; De 5:8-10)
Praticarsi incisioni nella carne per i morti o tatuarsi il corpo (Le 19:28)
Piantare alberi con funzione di pali sacri (De 16:21)
Portare in casa propria cose detestabili, votate alla distruzione (De 7:26)
Parlare di rivolta contro Geova (De 13:5)
Promuovere la falsa adorazione (De 13:6-10; 17:2-7)
Volgersi alla falsa adorazione (De 13:12-16)
Votare i figli a falsi dèi (Le 18:21, 29)
Spiritismo, stregoneria (Eso 22:18; Le 20:27; De 18:9-14)
COMPITI DEL SACERDOZIO
(Nello svolgimento dei loro compiti, i sacerdoti erano assistiti dai leviti; Nu 3:5-10)
Insegnare la Legge di Dio (De 33:8, 10; Mal 2:7)
Servire come giudici, facendo rispettare la legge divina (De 17:8, 9; 19:16, 17)
Offrire sacrifici a favore del popolo (Le 1–7)
Usare gli Urim e i Tummim per interrogare Dio (Eso 28:30; Nu 27:18-21)
APPARTENENZA ALLA CONGREGAZIONE D’ISRAELE
L’appartenenza alla congregazione d’Israele non era limitata ai soli israeliti
Persone di altre nazioni potevano diventare adoratori circoncisi
Tali residenti forestieri erano tenuti a osservare tutte le esigenze del patto della Legge (Le 24:22)
Erano esclusi dalla congregazione d’Israele
Gli uomini evirati mediante schiacciamento dei testicoli o recisione del pene (De 23:1)
Tutti i figli illegittimi o i loro discendenti fino alla “decima generazione” (De 23:2)
Gli ammoniti e i moabiti (evidentemente maschi) a tempo indefinito, perché non avevano mostrato ospitalità ma si erano opposti a Israele al tempo dell’esodo dall’Egitto (De 23:3-6)
I figli nati a egiziani “come terza generazione” potevano essere ammessi (De 23:7, 8)
ORDINAMENTO GIUDIZIARIO
(Le leggi in materia giudiziaria davano risalto alla giustizia e alla misericordia di Geova. I giudici avevano la facoltà di mostrare misericordia, secondo le circostanze. Queste leggi impedivano inoltre che la nazione si contaminasse e tutelavano il benessere di ogni israelita)
Giudici
Sacerdoti, re e altri costituiti come giudici (Eso 18:25, 26; De 16:18; 17:8, 9; 1Re 3:6, 9-12; 2Cr 19:5)
Essere davanti ai giudici era come essere davanti a Geova (De 1:17; 19:16, 17)
Udienze
I casi ordinari erano sottoposti ai giudici (Eso 18:21, 22; De 25:1, 2; 2Cr 19:8-10)
Se il tribunale inferiore non poteva pervenire a una decisione, il caso era deferito a un tribunale superiore (Eso 18:25, 26; 1Re 3:16, 28)
Casi eccezionali o difficili che venivano sottoposti ai sacerdoti:
Casi di gelosia o di infedeltà della moglie (Nu 5:12-15)
Se un testimone accusava qualcuno di rivolta (De 19:16, 17)
Se era stata commessa un’azione violenta, o qualcuno aveva provocato spargimento di sangue, o c’era disaccordo ed era difficile pervenire a una decisione (De 17:8, 9; 21:5)
Se un uomo veniva trovato ucciso in un campo e l’assassino non poteva essere identificato (De 21:1-9)
Testimoni
Ci volevano almeno due testimoni per stabilire la verità (De 17:6; 19:15; cfr. Gv 8:17; 1Tm 5:19)
I testimoni dovevano essere i primi a colpire e mettere a morte il colpevole. Questo scoraggiava testimonianze false, frettolose o poco accurate (De 17:7)
Falsa testimonianza
Lo spergiuro era assolutamente vietato (Eso 20:16; 23:1; De 5:20)
Il testimone che accusava falsamente qualcuno doveva ricevere la punizione prevista per l’accusato (De 19:16-19)
Corruzione, parzialità in giudizio
Era vietato corrompere con regali (Eso 23:8; De 27:25)
Era vietato pervertire la giustizia (Eso 23:1, 2, 6, 7; Le 19:15, 35; De 16:19)
Si ricorreva alla detenzione solo nei casi difficili che dovevano essere risolti da Geova (Le 24:11-16, 23; Nu 15:32-36)
Punizioni
Percosse: limitate a 40 colpi, per evitare di svergognare colui che veniva punito (De 25:1-3; cfr. 2Co 11:24)
Lapidazione, poi il cadavere poteva essere appeso a un palo in quanto maledetto (De 13:10; 21:22, 23)
Legge del taglione: punizione uguale al danno arrecato (Le 24:19, 20)
Risarcimento: se un animale danneggiava la proprietà altrui (Eso 22:5; 21:35, 36); se si appiccava un fuoco che danneggiava la proprietà altrui (Eso 22:6); se qualcuno uccideva un animale domestico di un altro (Le 24:18, 21; Eso 21:33, 34); se involontariamente si faceva uso personale di “cose sante”, come decime o sacrifici (Le 5:15, 16); se qualcuno ingannava il proprio compagno giurando il falso circa cose a lui affidate o depositate presso di lui, o circa una rapina o qualcosa che aveva trovato (Le 6:2-7; Nu 5:6-8)
Città di rifugio
L’omicida involontario poteva fuggire a quella più vicina (Nu 35:12-15; De 19:4, 5; Gsè 20:2-4)
Poi veniva processato dall’assemblea che aveva giurisdizione sul luogo dell’incidente
L’omicida involontario doveva rimanere nella città di rifugio fino alla morte del sommo sacerdote (Nu 35:22-25; Gsè 20:5, 6)
L’assassino veniva messo a morte (Nu 35:30, 31)
MATRIMONIO, RAPPORTI FAMILIARI, MORALITÀ SESSUALE
(La Legge salvaguardava Israele tutelando la santità del matrimonio e della famiglia)
Matrimonio: il primo fu celebrato da Geova (Ge 2:18, 21-24)
Il marito era proprietario della moglie ma doveva rispondere a Dio per come la trattava (De 22:22; Mal 2:13-16)
La poligamia era permessa, ma era regolata per tutelare la moglie e i suoi figli (De 21:15-17; Eso 21:10)
Il matrimonio era obbligatorio dopo la seduzione (a meno che il padre della ragazza non lo vietasse) (Eso 22:16, 17; De 22:28, 29)
Il levirato prevedeva che un uomo sposasse la vedova di suo fratello se questi era morto senza figli; l’uomo che non lo faceva era disonorato (De 25:5-10)
Erano vietate le alleanze matrimoniali con stranieri (Eso 34:12-16; De 7:1-4), ma era permesso sposare donne prigioniere (De 21:10-14)
Le donne che ereditavano della terra dovevano sposarsi solo con uomini della loro stessa tribù (Nu 36:6-9)
Divorzio
Solo il marito poteva divorziare (per comportamento indecente della moglie); doveva darle un certificato di divorzio (De 24:1-4)
Non poteva divorziare chi aveva sposato una donna dopo averla sedotta (De 22:28, 29)
Un uomo non poteva risposare la donna da cui aveva divorziato, neanche se il secondo marito aveva divorziato da lei o era morto (De 24:1-4)
L’adulterio comportava la pena di morte per entrambi i colpevoli (Eso 20:14; De 22:22)
Incesto
L’uomo israelita non poteva sposare la propria madre o matrigna, né una moglie secondaria del padre (Le 18:7, 8; 20:11; De 22:30; 27:20); una sorella o sorellastra (Le 18:9, 11; 20:17; De 27:22); la figlia di suo figlio o di sua figlia (Le 18:10); una zia (sorella di sua madre o di suo padre) (Le 18:12, 13; 20:19); una zia acquisita (moglie del fratello di suo padre o di sua madre) (Le 18:14; 20:20); una nuora (Le 18:15; 20:12); una figlia, figliastra, figlia di un figliastro o di una figliastra, la suocera (Le 18:17; 20:14; De 27:23); la moglie di suo fratello (Le 18:16; 20:21), se non per levirato (De 25:5, 6); una sorella della moglie mentre la moglie era in vita (Le 18:18)
La donna israelita non poteva sposare un figlio o figliastro (Le 18:7, 8; 20:11; De 22:30; 27:20); un proprio fratello o fratellastro (Le 18:9, 11; 20:17; De 27:22); suo nonno (Le 18:10); un nipote (figlio di suo fratello o di sua sorella, o figlio di un fratello o di una sorella del marito (Le 18:12-14; 20:19, 20); il suocero (Le 18:15; 20:12); il padre, il patrigno, il patrigno del padre o della madre, il genero (Le 18:7, 17; 20:14; De 27:23); il fratello del marito (Le 18:16; 20:21), se non per levirato (De 25:5, 6); il marito di sua sorella mentre questa era in vita (Le 18:18)
L’incesto comportava la pena di morte (Le 18:29; 20:11, 12, 14, 17, 20, 21)
Rapporti sessuali durante la mestruazione
Se un uomo aveva volontariamente rapporti con una donna mestruata, entrambi venivano stroncati nella morte (Le 18:19; 20:18)
Il marito che avesse involontariamente avuto rapporti con la moglie durante tale impurità (forse per l’inaspettato inizio della mestruazione) era impuro per 7 giorni (Le 15:19-24)
Genitori e figli
I genitori (specie il padre) avevano l’obbligo di insegnare ai figli la Legge di Dio (De 6:6-9, 20-25; 11:18-21; Isa 38:19)
I figli dovevano onorare i genitori (Eso 20:12; 21:15, 17; Le 19:3; De 5:16; 21:18-21; 27:16)
Era vietato indossare abiti del sesso opposto (onde ingannare per scopi immorali) (De 22:5)
La sodomia comportava la pena di morte per entrambi (Le 18:22; 20:13)
La bestialità comportava la morte della persona e della bestia (Eso 22:19; Le 18:23, 29; 20:15, 16; De 27:21)
Un’azione violenta indecente (se una donna afferrava i genitali di un uomo che lottava con suo marito) era punita con l’amputazione della mano della donna anziché in base alla legge del taglione, perché Geova aveva riguardo per la sua facoltà procreativa e per il diritto del marito di avere figli da lei (De 25:11, 12)
RAPPORTI D’AFFARI
(La Legge incoraggiava sia l’onestà negli affari che il rispetto per la casa e la proprietà altrui)
Proprietà terriera
La terra era assegnata alle famiglie (Nu 33:54; 36:2)
La terra non si vendeva in perpetuo ma al Giubileo tornava al proprietario; il suo valore veniva calcolato in base al numero dei raccolti fino al Giubileo (Le 25:15, 16, 23-28)
In caso di vendita, il parente più prossimo aveva il diritto di ricompra (Ger 32:7-12)
Lo stato non aveva diritto di confiscare per uso pubblico la terra ereditata da qualcuno limitandosi a compensarlo (1Re 21:2-4)
La parte dei leviti consisteva di città con i loro pascoli
Delle 48 città levitiche, 13 furono assegnate ai sacerdoti (Nu 35:2-5; Gsè 21:3-42)
I pascoli di una città levitica non si potevano vendere; appartenevano alla città, non ai singoli (Le 25:34)
Se un uomo santificava (destinava l’uso o il prodotto di) parte di un campo a Geova (al santuario, al sacerdozio), il valore era calcolato in base all’estensione del terreno che si poteva seminare con un homer d’orzo e che valeva 50 sicli d’argento. Il valore diminuiva in proporzione al numero degli anni rimasti fino al Giubileo (Le 27:16-18)
Se voleva ricomprarlo, doveva aggiungere al valore stabilito il 20 per cento (Le 27:19)
Se non ricomprava il campo ma questo veniva venduto a un altro, al Giubileo diventava proprietà dei sacerdoti in quanto santo a Geova (Le 27:20, 21)
Se un uomo santificava a Geova parte di un campo che aveva acquistato, al Giubileo il campo tornava al proprietario originale (Le 27:22-24)
Se un uomo ‘votava’ qualche cosa di sua proprietà (le ‘cose votate’ erano destinate unicamente e permanentemente all’uso del santuario o alla distruzione; Gsè 6:17; 7:1, 15; Ez 44:29), questa non poteva essere venduta o ricomprata; era di Geova (Le 27:21, 28, 29)
Riscatto della proprietà
Al Giubileo tutta la terra tornava al proprietario originale (con le suddette eccezioni) (Le 25:8-10, 15, 16, 24-28)
I leviti potevano riscattare in ogni momento le loro case nelle città levitiche (Le 25:32, 33)
L’anno del Giubileo iniziava il giorno d’espiazione del 50° anno; si iniziò a contare dall’anno in cui gli israeliti erano entrati nella Terra Promessa (Le 25:2, 8-19)
Eredità
Il primogenito ereditava una parte doppia del patrimonio (De 21:15-17)
In assenza di un figlio maschio, l’eredità andava alle figlie. (Nu 27:6-8) Se un uomo non aveva figli né figlie, l’eredità andava ai suoi fratelli, ai fratelli di suo padre o al parente consanguineo più prossimo (Nu 27:9-11)
Bilance, pesi e misure
Geova esigeva onestà e precisione (Le 19:35, 36; De 25:13-15)
Detestava l’inganno (Pr 11:1)
Debiti
Ogni sette anni i debiti dei fratelli ebrei venivano rimessi (De 15:1, 2)
Si poteva esigere il pagamento di un debito dallo straniero (De 15:3)
Garanzia per un prestito
Se si prendeva un mantello in pegno per un prestito, bisognava restituirlo prima di sera (per mancanza di coperte spesso il povero dormiva col mantello) (Eso 22:26, 27; De 24:12, 13)
Non si poteva entrare in casa d’altri per farsi dare un pegno come garanzia di un prestito. Si doveva restare fuori di casa e aspettare che il pegno venisse portato fuori (ciò garantiva il rispetto dei fondamentali diritti umani) (De 24:10, 11)
Non si poteva prendere come garanzia la macina a mano o la sua mola superiore (la persona non avrebbe potuto macinare il grano per sfamare sé e la sua famiglia) (De 24:6)
LEGGI MILITARI
(Queste leggi regolavano le guerre combattute per ordine di Dio da Israele nella Terra Promessa. Le guerre di aggressione o di conquista oltre i limiti stabiliti da Dio erano rigorosamente vietate)
Guerre
Erano ammesse solo le guerre di Geova (Nu 21:14; 2Cr 20:15)
I soldati si santificavano prima di andare in battaglia (1Sa 21:1-6; cfr. Le 15:16, 18)
Età dei soldati
Dai 20 anni in su (Nu 1:2, 3; 26:1-4)
Secondo Giuseppe Flavio (Antichità giudaiche, III, 288 [xii, 4]), prestavano servizio fino a 50 anni
Esonerati dal servizio militare:
I leviti in quanto ministri di Geova (Nu 1:47-49; 2:33)
L’uomo che non aveva inaugurato una casa appena costruita o non aveva usufruito di una vigna appena piantata (De 20:5, 6; cfr. Ec 2:24; 3:12, 13)
L’uomo che si era fidanzato ma non si era ancora sposato. Appena sposato era esonerato ancora per un anno (aveva diritto di avere un erede e vederlo) (De 20:7; 24:5)
L’uomo che aveva paura (poteva abbattere il morale degli altri soldati) (De 20:8; Gdc 7:3)
L’accampamento doveva essere puro (poiché i soldati erano santificati per la guerra) (De 23:9-14)
Nell’accampamento non erano ammesse donne; durante le campagne non si potevano avere rapporti sessuali. Ciò assicurava la purezza religiosa e fisica (Le 15:16; 1Sa 21:5; 2Sa 11:6-11)
Non si doveva usare violenza alle donne del nemico, perché ciò sarebbe stato fornicazione; non si potevano sposare tali donne sino alla fine della campagna. Questo assicurava la purezza religiosa e favoriva anche la resa del nemico, sicuro che le donne non sarebbero state molestate (De 21:10-13)
Misure militari contro le città nemiche
Se la città attaccata faceva parte di una delle sette nazioni di Canaan (menzionate in De 7:1), tutti gli abitanti si dovevano votare alla distruzione. (De 20:15-17; Gsè 11:11-14; De 2:32-34; 3:1-7) Se fossero rimasti nel paese avrebbero potuto mettere a repentaglio la relazione di Israele con Geova Dio. Egli li aveva lasciati vivere nel paese finché la loro iniquità era giunta a compimento (Ge 15:13-21)
Alle città che non appartenevano alle sette nazioni si dovevano prima annunciare condizioni di pace. (De 20:10, 15) Se la città si arrendeva, gli abitanti erano messi ai lavori forzati. Se non si arrendeva, tutti i maschi e le donne non più vergini venivano uccisi. Le altre venivano risparmiate e prese prigioniere. (De 20:11-14; cfr. Nu 31:7, 17, 18). Uccidendo tutti gli uomini si evitava il pericolo che sposassero donne israelite e che poi la città si ribellasse. Queste misure aiutavano gli israeliti anche a evitare l’adorazione fallica e le malattie
Non si dovevano abbattere e usare per opere d’assedio gli alberi da frutto (De 20:19, 20)
I carri venivano bruciati; i cavalli venivano azzoppati, perché non fossero utilizzati in combattimento, e in seguito uccisi (Gsè 11:6)
LEGGI SANITARIE E DIETETICHE
(Queste servivano a tenere gli israeliti separati dalle nazioni pagane, favorivano purezza e salute, e ricordavano loro che si dovevano mostrare santi a Geova; Le 19:2)
Uso del sangue
Era assolutamente vietato mangiare sangue. (Ge 9:4; Le 7:26; 17:12; De 12:23-25) La violazione era punita con la morte (Le 7:27; 17:10)
La vita (l’anima) è nel sangue (Le 17:11, 14)
Il sangue dell’animale macellato si doveva versare per terra come acqua e coprire di polvere (Le 17:13; De 12:16)
Non si poteva mangiare nessun animale morto di morte naturale o trovato morto (perché impuro e non dovutamente dissanguato) (De 14:21)
Unici usi legittimi: sull’altare per fare espiazione; nelle purificazioni prescritte (Le 17:11, 12; De 12:27; Nu 19:1-9)
Uso del grasso
Non si poteva mangiare il grasso; apparteneva a Geova (Le 3:16, 17; 7:23, 24)
Mangiare il grasso delle offerte comportava la pena di morte (Le 7:25)
Animali macellati
Nel deserto, gli animali da macellare si dovevano portare al tabernacolo. Si mangiavano come sacrifici di comunione (Le 17:3-6)
La violazione comportava la pena di morte (Le 17:4, 8, 9)
Gli animali selvatici puri presi durante la caccia si potevano ammazzare sul posto; il sangue si doveva versare (Le 17:13, 14)
Nella Terra Promessa, gli animali puri da mangiare si potevano macellare nel luogo dove si abitava se era lontano dal santuario, ma il sangue si doveva versare per terra (De 12:20-25)
Animali, pesci e insetti di cui era lecito cibarsi:
Qualunque animale con lo zoccolo spartito da una fenditura e che rumina (Le 11:2, 3; De 14:6)
Ogni animale acquatico con pinne e scaglie (Le 11:9-12; De 14:9, 10)
Insetti e creature alate sciamanti che camminano su tutt’e quattro e hanno zampe per saltare: locuste migratorie, acridi commestibili, grilli e cavallette (tutti secondo le loro specie) (Le 11:21, 22)
Animali, pesci, uccelli e creature sciamanti di cui era vietato cibarsi:
Animali: cammello, procavia, lepre, porco (Le 11:4-8; De 14:7, 8)
Pesci e altre creature acquatiche sciamanti senza pinne o scaglie (Le 11:10)
Uccelli e volatili: aquila, ossifraga, avvoltoio nero, nibbio reale, nibbio bruno, corvo, struzzo, civetta, gabbiano, falco, civetta nana, gufo comune, cigno, pellicano, avvoltoio, cormorano, cicogna, airone, upupa, pipistrello e ogni creatura alata sciamante che cammina su tutt’e quattro (cioè alla maniera degli animali che camminano a quattro zampe). La Bibbia non indica espressamente i fattori che determinavano quali volatili fossero cerimonialmente ‘impuri’. Molti uccelli ‘impuri’ erano uccelli da preda o necrofagi, ma non tutti (De 14:12-19; Le 11:13-20; vedi UCCELLI e le voci sui singoli uccelli)
Creature sciamanti terrestri: talpa, gerboa, lucertola, geco, varano, salamandra, lucertola della sabbia, camaleonte e qualsiasi animale che strisci sul ventre o cammini su quattro o più zampe (Le 11:29, 30, 42)
Animali morti di morte naturale, trovati morti o sbranati da bestie feroci (Le 17:15, 16; De 14:21; Eso 22:31)
Gli animali presentati come voto, offerta volontaria o sacrificio di comunione si potevano mangiare quel giorno e il giorno dopo, ma non il terzo giorno; la violazione comportava la pena di morte. I sacrifici di rendimento di grazie andavano mangiati il giorno stesso; non si dovevano conservare fino alla mattina (secondo giorno). La pasqua non doveva avanzare; quello che non si mangiava doveva essere bruciato (Le 7:16-18; 19:5-8; 22:29, 30; Eso 12:10)
Cose che rendevano impuri:
Emissione seminale
La persona doveva fare il bagno ed era impura fino alla sera (Le 15:16; De 23:10, 11)
L’indumento che veniva in contatto con l’emissione seminale andava lavato ed era impuro fino alla sera (Le 15:17)
Marito e moglie, dopo aver avuto rapporti sessuali, dovevano fare il bagno ed erano impuri fino alla sera (Le 15:18)
Parto
Dopo aver partorito un maschio, la donna era impura per 7 giorni, più 33 giorni (i primi 7 giorni, impura a tutti gli effetti, come durante la mestruazione; 33 giorni impura solo in quanto a toccare cose sante come sacrifici o a entrare nel luogo santo) (Le 12:2-4)
Se partoriva una femmina, la donna era impura per 14 giorni, più 66 (Le 12:5)
Mestruazione (Le 12:2)
La donna era impura per 7 giorni in caso di mestruazione regolare; durante l’intero periodo di una prolungata o anormale perdita di sangue, più 7 giorni (Le 15:19, 25, 28)
Durante la sua impurità, qualunque cosa su cui si fosse seduta o sdraiata era impura (Le 15:20)
Chi toccava lei, il suo letto o il suo sedile doveva lavarsi gli abiti e fare il bagno ed era impuro fino alla sera (Le 15:21-23)
L’uomo che veniva in contatto con l’impurità mestruale di una donna era impuro per 7 giorni, e qualsiasi giaciglio su cui si fosse sdraiato era impuro (Le 15:24)
Ogni volta che aveva una perdita la donna era impura (Le 15:25)
Difesa dalle malattie
Lebbra e altre piaghe
Il sacerdote stabiliva se si trattava di lebbra o no (Le 13:2)
La persona era messa in quarantena per 7 giorni e poi esaminata; se la piaga si era arrestata, rimaneva in quarantena altri 7 giorni (Le 13:4, 5, 21, 26); se la piaga non si era diffusa, veniva dichiarata pura (Le 13:6); se la piaga si era diffusa, era lebbra (Le 13:7, 8)
Il lebbroso doveva avere gli abiti strappati, i capelli incolti e doveva coprirsi i baffi (o il labbro superiore), e gridare: “Impuro, impuro!” Rimaneva isolato fuori dell’accampamento finché la piaga non fosse guarita (Le 13:45, 46; Nu 5:2-4)
Scolo genitale (Le 15:2, 3)
Il letto o ciò su cui il malato si fosse seduto o sdraiato era impuro (Le 15:4)
Chiunque toccasse il malato, il suo letto o il suo sedile era impuro; anche sputando su qualcun altro, il malato lo rendeva impuro (Le 15:5-11)
I vasi di terracotta toccati da qualcuno affetto da scolo si dovevano frantumare, quelli di legno lavare con acqua (Le 15:12)
Cessato lo scolo, uno era impuro per 7 giorni (Le 15:13)
La purezza dell’accampamento militare era tutelata esigendo che gli escrementi venissero depositati fuori dell’accampamento e coperti (De 23:12, 13)
Regolamenti relativi ai defunti
Chi toccava un cadavere, un osso o un luogo di sepoltura era impuro per 7 giorni (anche in aperta campagna). (Nu 19:11, 16) Chi rifiutava di purificarsi era punito con la morte (Nu 19:12, 13) (Vedi la procedura di purificazione in Nu 19:17-19)
Chiunque si trovasse o entrasse nella tenda in cui c’era un morto era impuro, come lo era ogni vaso aperto su cui non fosse legato un coperchio (Nu 19:14, 15)
Regolamenti relativi agli animali morti
Il corpo di un animale puro, morto di morte naturale, rendeva impuro chi lo avesse portato, toccato o mangiato; la carogna di un animale impuro rendeva impuro chi la toccava. Era richiesta una purificazione (Le 11:8, 11, 24-31, 36, 39, 40; 17:15, 16)
Il contatto con carogne di animali impuri rendeva impuri vasi, sostegni di giare, forni, indumenti, pelli e sacchi (Le 11:32-35)
Bottino preso da una città
Tutto ciò che si poteva trattare col fuoco (metalli) andava così trattato, quindi purificato con acqua di purificazione; le altre cose si dovevano lavare (Nu 31:20, 22, 23)
ALTRI DOVERI VERSO IL PROSSIMO
(La Legge precisava: “Devi amare il tuo prossimo come te stesso”; Le 19:18. Gesù indicò che questo era il secondo dei due più grandi comandamenti della Legge; Mt 22:37-40)
Verso altri israeliti
Si doveva mostrare amore; era vietato l’assassinio (Eso 20:13; Ro 13:9, 10)
Non si doveva fare vendetta né nutrire rancore contro il prossimo (Le 19:18)
Responsabilità verso i poveri (Eso 23:6; Le 25:35, 39-43)
Responsabilità verso le vedove e gli orfani (Eso 22:22-24; De 24:17-21; 27:19)
Rispetto per la proprietà
Era vietato rubare; veniva richiesto il risarcimento (Eso 20:15; 22:1-4, 7)
Era vietato l’illecito desiderio di proprietà e possedimenti altrui (Eso 20:17)
Considerazione per i portatori di handicap
Non si doveva schernire o invocare il male su un sordo: non poteva difendersi da affermazioni che non era in grado di udire (Le 19:14)
Chi poneva un ostacolo davanti a un cieco o lo sviava era maledetto (Le 19:14; De 27:18)
Verso i residenti forestieri: non si dovevano maltrattare (Eso 22:21; 23:9; Le 19:33, 34; De 10:17-19; 24:14, 15, 17; 27:19)
Verso gli schiavi
Lo schiavo ebreo veniva affrancato nel settimo anno di schiavitù o nell’anno del Giubileo, se veniva prima. Mentre era schiavo doveva essere trattato come un lavoratore salariato, con considerazione (Eso 21:2; De 15:12; Le 25:10)
Se uno schiavo era già sposato, la moglie veniva rimessa in libertà insieme a lui (Eso 21:3)
Se il padrone gli dava moglie (evidentemente una straniera) mentre era schiavo, veniva affrancato solo lui; se aveva avuto figli da questa moglie, lei e i figli rimanevano proprietà del padrone (Eso 21:4)
Nel liberare uno schiavo ebreo, il padrone gli doveva fare un dono secondo le sue possibilità (De 15:13-15)
Lo schiavo poteva essere bastonato dal padrone. (Eso 21:20, 21) Se rimaneva storpiato, veniva rimesso in libertà. (Eso 21:26, 27) Se lo schiavo moriva sotto le percosse, il padrone poteva essere punito con la morte; i giudici stabilivano la pena (Eso 21:20; Le 24:17)
Verso gli animali
Chi si imbatteva in un animale domestico in difficoltà, aveva l’obbligo di aiutarlo, anche se apparteneva a un suo nemico (Eso 23:4, 5; De 22:4)
Non si dovevano sovraccaricare o maltrattare gli animali da soma (De 22:10; cfr. Pr 12:10)
Non si doveva mettere la museruola al toro che trebbiava, affinché potesse mangiare i cereali che trebbiava (De 25:4; cfr. 1Co 9:7-10)
Non si doveva prendere un uccello con le sue uova, per non distruggere una famiglia (De 22:6, 7)
Non si doveva macellare lo stesso giorno un toro o una pecora con il suo piccolo (Le 22:28)
OBIETTIVI DELLA LEGGE
Rendeva manifeste le trasgressioni; dimostrava che gli israeliti avevano bisogno di essere perdonati delle loro trasgressioni e che era necessario un sacrificio più grande che potesse realmente espiare i loro peccati (Gal 3:19)
Come un tutore o precettore, proteggeva e disciplinava gli israeliti, preparandoli alla venuta del Messia (Gal 3:24)
Vari aspetti della Legge erano ombre che rappresentavano cose più grandi avvenire; queste ombre aiutarono gli israeliti dalla giusta disposizione a identificare il Messia, poiché poterono vedere come egli adempiva quei modelli profetici (Eb 10:1; Col 2:17)

Riferimenti consultati: Watchtower Library 2013 CD‒ROM

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