Biografie di personaggi famosi e storici nato il 3 settembre


Biografie di personaggi famosi e storici

Biografie di personaggi famosi nella storia e celebrità

Sommario:

1. Ferruccio Amendola
2. Marco Baldini
3. Giuseppe Bottai
4. Frank Capra
5. Oliver Cromwell
6. Edward Estlin Cummings
7. Gianni Cuperlo
8. Carlo Alberto Dalla Chiesa
9. Mario Draghi
10. Natalia Estrada
11. Steve Fossett
12. Ho Chi Minh
13. Gianfranco Iovino
14. Ferdinand Porsche
15. Jean Rostand
16. Gaetano Scirea
17. Charlie Sheen
18. Adolphe Thiers


Biografia di Ferruccio Amendola

Doppio maestro
22 luglio 1930
3 settembre 2001

Chi è Ferruccio Amendola?


Nato a Torino il 22 luglio 1930 ma romano d'adozione, Ferruccio Amendola è stato il doppiatore più famoso e celebrato del cinema italiano. Ha prestato la sua inconfondibile voce a mostri sacri di Hollywood quali Robert De Niro, Al Pacino, Dustin Hoffman e Sylvester Stallone, nonché a Bill Cosby nella serie tv "I Robinson" e agli italiani Maurizio Arena e Tomas Milian.

Figlio d'arte e con una nonna essa stessa insegnante di dizione, Ferruccio Amendola ha iniziato a frequentare le sale di doppiaggio a soli cinque anni, quando ha dato la sua voce al bambino di "Roma città aperta". Era proprio la nonna che dietro le quinte gli insegnava le battute.

La sua è stata una vena artistica ereditata dalla famiglia; non esisteva ancora la tradizione del doppiaggio e i genitori erano figure di spettacolo più "tradizionali": suo padre era il regista cinematografico Pietro, mentre i nonni avevano alle spalle lunghi anni di esperienze teatrali.

Crescendo Ferruccio Amendola ha conservato l'amore per l'arte e si è dedicato al teatro, dove è apparso accanto a Walter Chiari, e soprattutto al cinema, non soltanto come doppiatore. Ha partecipato a un gran numero di pellicole a basso costo, in particolare i cosiddetti "musicarelli", dove compariva al fianco del cantante di turno, in genere nei panni dell'amico del cuore.

Nel 1959 Amendola ha interpretato il suo ruolo più importante, quello del soldato De Concini ne "La grande guerra" di Mario Monicelli. Fra gli altri film interpretati vale la pena ricordare "La banda del buco", "Marinai in coperta", "Viaggio di nozze all'italiana" e "Chissà perché...capitano tutte a me". Nonostante la sua lunga carriera cinematografica (a prescindere dalla sua esperienza con Roberto Rossellini in tenera età, ebbe il primo ruolo di rilievo nel 1943, a soli tredici anni, con "Gian Burrasca"), Ferruccio Amendola è diventato un volto noto per il grande pubblico soprattutto grazie alla fiction tv. Dopo "Storie d'amore e d'amicizia" di Franco Rossi, è stato il portinaio di "Quei trentasei gradini", il barbiere di "Little Roma" e il dottor Aiace di "Pronto Soccorso".

Anche se l'uomo all'apparenza poteva sembrare chiuso e scorbutico, Amendola non ha mai gestito la popolarità in modo egoistico. Si è invece speso sovente per girare campagne pubblicitarie a scopo benefico come quella del 1996 per Greenpeace e, negli ultimi mesi di vita, a favore della Giornata dei diritti dell'infanzia.

Naturalmente Ferruccio Amendola è rimasto nei cuori di tutti per il timbro inconfondibile della sua voce, prestata praticamente a tutti i grandi di Hollywood degli ultimi decenni. Lo ritroviamo in "Kramer contro Kramer", "Un uomo da marciapiede", "Il piccolo grande uomo" e "Tootsie", come voce di Dustin Hoffman, senza contare la serie di "Rocky" e quella di "Rambo" con Sylvester Stallone o il Robert De Niro di "Taxi Driver", "Toro scatenato" e "Il cacciatore". Anche un grande Al Pacino ai suoi esordi ha avuto l'onore di avere un doppiaggio di Amendola, quando girò "Serpico" (in seguito Al Pacino verrà doppiato da Giancarlo Giannini). E a ben pensarci: cosa sarebbero questi attori senza la voce del grande Ferruccio? Certamente sarebbero comunque dei miti, ma per noi sarebbero altrettanto molto diversi. Forse meno umani, meno "caldi", meno sfaccettati. Tutte caratteristiche che potevano trasparire, come in un diamante iridescente, solo dalla voce di Amendola.

L'indimenticabile doppiatore era sposato con Rita Savagnone, anche lei doppiatrice, da cui ha avuto tre figli: Claudio Amendola, attore come i genitori e altrettanto famoso, Federico e Silvia. Insieme l'hanno pianto il 3 settembre 2001 quando si è spento a Roma dopo una lunga malattia.

Biografia di Marco Baldini

3 settembre 1959

Chi è Marco Baldini?


Marco Baldini nasce il 3 settembre del 1959 a Firenze, figlio di un guardafili della Sip. Comunista sin da ragazzo, entra nel collettivo di Autonomia operaia nonostante le rimostranze di un suo zio, parroco a Tizzano, che avrebbe voluto farlo avvicinare a Democrazia Cristiana; nel 1976, in occasione di una manifestazione, è protagonista di alcuni disordini, sfondando la vetrina di un negozio.

Le prime esperienze radiofoniche

Dopo avere svolto vari lavoretti (tra l'altro, trasportatore di tortellini), a poco più di vent'anni comincia a lavorare insieme con Marco Vigiani in alcune radio toscane (tra cui Lady Radio), per poi passare a Radio Deejay, emittente nazionale in cui viene chiamato da Claudio Cecchetto: qui cura numerosi programmi, tra cui "Tutti per l'una", "Baldini Ama Laurenti", "Marco Baldo Show" e "Baldini's land".

Nel 1987 per Videomusic presenta "On the air", mentre a partire dal 1989 su Radio Deejay conduce "Viva Radio Deejay", che accoglie le imitazioni e le stravaganze di un giovane Rosario Fiorello.

Il vizio del gioco

In questi anni, Marco Baldini si avvicina al gioco d'azzardo: una passione che si rivelerà deleteria per lui, portandolo a contrarre debiti per miliardi di lire.

A causa di tali problemi, lascia Radio Deejay dopo un'esperienza durata dieci anni e nel 1999 viene chiamato a lavorare a Radio Italia Network, dove presenta "Le fave del mattino", insieme con le Fave (Angelo e Max): anche in questa emittente, tuttavia, le cose non vanno per il verso giusto, e già nel 2000 Marco Baldini è costretto a lasciare.

Gli anni 2000

Dopo avere lavorato per alcune trasmissioni calcistiche di Antenna 3, emittente locale lombarda, al fianco - tra gli altri - di Maurizio Mosca, dal 2001 è in onda su Rai Radio 2, dove - nuovamente insieme con Fiorello - è protagonista del programma "Viva Radio 2".

Nel 2004, mentre su Raiuno Fiorello presenta il varietà "Stasera pago io… Revolution", Baldini conduce su Radio 1 la versione radiofonica dello show, interagendo con l'artista siciliano in una rassegna di sketch già proposti in radio.

L'autobiografia che diventa anche un film

Nel settembre del 2005 viene dato alle stampe "Il giocatore (ogni scommessa è debito)", la autobiografia di Marco Baldini, dalla quale in seguito verrà tratto anche un film (nel 2008, "Il mattino ha l'oro in bocca": a interpretare Baldini sarà Elio Germano, mentre Corrado Fortuna impersonerà Fiorello; nel cast anche Laura Chiatti e Martina Stella).

Nel settembre del 2007, si sposa con la conduttrice radiofonica Stefania Lillo: a fargli da testimone è Fiorello.

Nel gennaio del 2008 approda su Raiuno conducendo il minishow "Viva Radio Due… minuti", dieci puntate trasmesse dopo il "Tg1" delle venti; dopo avere girato uno spot pubblicitario per la Fiat con Fiorello, in estate su Radio 2 presenta "Più estate per tutti", in onda dalle otto alle nove e mezza del mattino.

Personaggio tv a "La fattoria"

Nel 2008 è uno dei concorrenti del reality show "La fattoria", giunto alla quarta edizione, in onda su Canale5: arrivato in finale, vince il programma e si aggiudica il montepremi di 100mila euro, che dichiara di volere devolvere in beneficenza a sostegno delle persone colpite dal terremoto in Abruzzo.

Dal 2009 è una delle voci di Radio Kiss Kiss, dove conduce dalla domenica al venerdì "Vieni avanti Kiss Kiss", in onda dalle dieci alle tredici, insieme con Rodrigo De Maio, Alessandro Lillo, Mauro Convertito e la moglie Stefania.

Gli anni 2010

Nell'autunno del 2011, conclusa l'esperienza con Radio Kiss Kiss torna su Raiuno, affiancando Fiorello nello show del lunedì sera "Il più grande spettacolo dopo il weekend", che ottiene un successo di ascolti clamoroso.

Nello stesso periodo, è protagonista - sempre con Fiorello - di una campagna pubblicitaria della Wind. Meno bene vanno le cose sul fronte della vita privata: a causa della dipendenza dal gioco d'azzardo e dai pericoli che ne derivano, Marco Baldini si separa dalla moglie per evitare che anche lei ne venga coinvolta o sia costretta a pagarne le conseguenze.

Nel marzo del 2012 il conduttore toscano inizia a collaborare con Radio Manà Manà, ma il suo contratto viene rescisso pochi mesi dopo dall'editore Stefano Bandecchi. L'anno seguente torna su Radio Deejay, dove presenta "Il Marchino ha l'oro in bocca" nei mattini del fine settimana, dalle sette alle nove. A giugno, tuttavia, la collaborazione con la radio milanese si interrompe a causa del mancato accordo sui termini economici del contratto.

Poche settimane dopo Baldini è il conduttore e protagonista di "Stocast", un live-show che si avvale della produzione della Bj Entertainment nel quale venti ragazzi vengono testati e intervistati per essere votati su Facebook. Dal mese di agosto del 2013 approda a Qlub Radio, una radio locale romana, dove presenta ogni giorno, dalle due alle sei del pomeriggio, "L'Università del calcio" e in seguito "Attaccati al Qlub", dedicato all'attualità, dal lunedì al venerdì dalle nove a mezzogiorno.

Tornato a collaborare con Fiorello per la sua "Edicola Fiore" su Radio 2, insieme con lo showman siciliano dalla primavera del 2014 esordisce su Radio 1 con la trasmissione del mattino "Fuori programma". A settembre diventa una delle voci di Radio Radio, emittente locale del Lazio, presentando "Il gatto sul raccordo", in onda dal lunedì al venerdì nel tardo pomeriggio.

A novembre annuncia pubblicamente l'intenzione di abbandonare "Fuori programma", sostenendo che i suoi problemi personali legati ai suoi debiti di gioco rischiano di mettere in pericolo l'incolumità di chi collabora con lui: per spiegare la situazione in maniera dettagliata, Marco Baldini si fa intervistare da Paola Perego a "Domenica In" e da Bruno Vespa a "Porta a porta".

Biografia di Giuseppe Bottai

Con il permesso di criticare
3 settembre 1895
9 gennaio 1959

Chi è Giuseppe Bottai?


Uomo politico protagonista della storia d'Italia del periodo fascista, Giuseppe Bottai fu governatore di Roma, ministro delle Corporazioni e ministro dell'Educazione Nazionale.

Nato a Roma il 3 settembre 1895 da una famiglia di origine toscana, dopo aver conseguito il diploma di maturità si iscrive alla facoltà di Giurisprudenza proprio nel periodo in cui scoppia la Prima guerra mondiale; decide presto di partire come volontario.

Al termine del conflitto, già attivo nel movimento futurista, incontra nel 1919 Benito Mussolini e collabora alla fondazione dei Fasci di Combattimento di Roma. Termina gli studi conseguendo la laurea in Giurisprudenza, poi nel 1921 dirige la redazione romana de "Il Popolo d'Italia". Nello stesso anno si candida e viene eletto alla Camera dei Deputati.

Partecipa alla Marcia su Roma: assieme al suo gruppo crea notevoli disordini che si concludono con la morte di alcune persone. Nel 1923 fonda la rivista "Critica fascista". Dal 1926 al 1929 è sottosegretario alle Corporazioni, assume la titolarità del Ministero nel 1929; resterà Ministro fino al 1932. In questo periodo emana la "Carta del Lavoro" e ottiene la cattedra di Diritto corporativo presso l'Università La Sapienza di Roma.

Diviene presidente dell'Istituto Nazionale per la Previdenza Sociale nel 1932; mantiene la carica fino al 1935, quando diventa governatore di Roma. Nel maggio del 1936 è Governatore di Addis Abeba, ma la carica durerà meno di un mese.

Bottai fa quindi ritorno in Italia e viene nominato ministro dell'Educazione Nazionale, incarico che lascerà nel febbraio del 1943. Tra le tante realizzazioni, emanerà due importanti leggi per la protezione dei beni culturali che rimarranno in vigore a lungo, fino al 1999; i principi di queste norme sono comunque stati mantenuti anche nelle normative successive.

Bottai si circonda in questo periodo di funzionari di primissimo ordine, molti dei quali continueranno a gestire le sovrintendenze anche nel Dopoguerra.

Risale al 1940 la fondazione della rivista "Primato".

Insieme ad altri 18 gerarchi, il 25 luglio del 1943 aderisce all'ordine del giorno Grandi, mozione che mette in minoranza Mussolini. A causa dell'adesione alla mozione Grandi, Bottai viene condannato a morte in contumacia al Processo di Verona, nel 1944, da un Tribunale della neocostituita Repubblica sociale italiana. Nel frattempo si arruola con il falso nome di Andrea Battaglia nella Legione Straniera, corpo nel quale rimarrà fino al 1948 e nelle cui file combatterà contro i tedeschi.

Ottiene l'amnistia nel 1947 per le imputazioni post-belliche connesse alla partecipazione avuta nella costituzione del regime fascista e che gli erano costate una condanna all'ergastolo. La condanna a morte di Verona diviene poi trascurabile con la dissoluzione della Repubblica Sociale Italiana.

Torna in Italia e fonda nel 1953 la rivista di critica politica "ABC", di cui sarà direttore fino alla morte.

Per un certo periodo, dirige da dietro le quinte "Il Popolo di Roma", effimero quotidiano finanziato da Vittorio Cini per fiancheggiare il centrismo.

Sempre aperto al dialogo, anche con i giovani intellettuali che esercitavano velatamente idee di opposizione al regime fascista - i quali poterono trovare sulle pagine di "Primato" un importante spazio di espressione e di dibattito - Bottai è noto anche per essere stato un fascista in qualche modo fuori dai rigidi schemi del regime, in altre parole - come lo definirà in seguito lo storico Giordano Bruno Guerri - un "fascista critico".

Giuseppe Bottai muore a Roma il 9 gennaio 1959. Ai suoi funerali accorse una nutrita folla: tra le numerose autorità presenti vi fu anche Aldo Moro, allora ministro della Pubblica Istruzione.

Biografia di Frank Capra

18 maggio 1897
3 settembre 1991

Chi è Frank Capra?


Frank Russell Capra, il cui nome originario è Francesco Rosario Capra, nasce il 18 maggio 1897 a Bisacquino, in provincia di Palermo, ed emigra a sei anni con la famiglia in California, a Los Angeles. Dopo avere studiato ingegneria chimica, nel 1922 dirige il cortometraggio "Fultah Fisher's Boarding House": è il suo esordio nel mondo del cinema.

Negli anni seguenti, trova impiego come tuttofare su diversi set, prima di essere assunto come sceneggiatore e gag writer della serie comica prodotta da Hal Roach "Our gang". Lavora alla Keystone con Mack Sennett e alla First National con Harry Langdon: la sua prima regia di un lungometraggio è "La grande sparata". Con Langdon lavora anche a "Le sue ultime mutandine", ma il loro sodalizio dura ben poco, a causa di opinioni diverse dal punto di vista artistico.

Alla fine degli anni Venti Frank dirige "Per l'amore di Mike" prima di firmare un contratto con la Columbia: gira sette film tra il 1927 e il 1928 (tra cui "The power of the press") in tempi rapidissimi (due settimane per la sceneggiatura, due per le riprese e due per il montaggio) dimostrando di saper rispettare i budget e i tempi a disposizione. Quindi, si impegna in una trilogia basata sul progresso tecnologico, composta da "Femmine del mare", "Diavoli volanti" e "Dirigibile", tutti con protagonisti Jack Holt e Ralph Graves.

"La nuova generazione" è il suo primo esperimento con il suono, e contiene parti mute alternate a parti registrate in presa diretta; il primo film totalmente sonoro, invece, è "L'affare Donovan", una detective story del 1929. Successivamente, il regista italo-americano approfondisce la collaborazione con Barbara Stanwyck, già diretta in "Femmine di lusso": con lei gira "La donna del miracolo", "Proibito" e "L'amaro tè del generale Yen".

Tra il 1932 e il 1933 vengono girati "La follia della metropoli" e "Signora per un giorno" (quest'ultimo ottiene una candidatura agli Oscar per la migliore regia): le due pellicole precedono il successo straordinario (e inaspettato) di "Accadde una notte", screwball comedy che vince gli Oscar per la migliore regia, per il miglior film, per la migliore attrice protagonista, per il migliore attore protagonista e per la migliore sceneggiatura.

Comincia, così, un periodo d'oro per Frank Capra, che tra il 1936 e il 1941 conquista trentuno candidature e sei premi Oscar con soli cinque film: nel 1939, "Mr. Smith va a Washington" è il secondo incasso più rilevante negli Stati Uniti. Nella seconda metà degli anni Trenta Capra è presidente della Motion Picture Academy, prima di guidare dal 1939 al 1941 la Screen Directors Guild.

Con l'arrivo della Seconda Guerra Mondiale si arruola nell'esercito americano per coordinare attraverso il cinema la propaganda bellica, e supervisiona la realizzazione di "Why we fight", serie di documentari divulgativi destinati alle giovani reclute ("Preludio alla guerra" vince addirittura l'Oscar per il migliore documentario). Al termine del conflitto, il mondo è cambiato, e Frank Capra - dopo "La vita è meravigliosa", del 1946 - va incontro a un declino professionale accentuato dalla diminuzione della sua creatività.

Dopo aver girato nel 1950 "La gioia della vita", si avvicina alla televisione nella seconda metà degli anni Cinquanta girando documentari di carattere scientifico. Poco più che sessantenne, il regista abbandona l'attività cinematografica, scegliendo di ritirarsi: Frank Capra muore il 3 settembre 1991 a La Quinta alla veneranda età di 94 anni.

Biografia di Oliver Cromwell

Un nuovo ordine britannico
25 aprile 1599
3 settembre 1658

Chi è Oliver Cromwell?


Oliver Cromwell nasce il 25 aprile 1599 a Hantingdon, in Inghilterra. Il padre è Robert Cromwell, uno scudiero inglese figlio di un cavaliere e la madre è Elizabeth Stuard. Cromwell inizia gli studi accademici frequentando il Sidney Sussex College di Cambridge, dove riceve un'istruzione fondata sui principi puritani. Successivamente lascia l'Università di Cambridge per trasferirsi a Londra, dove frequenta dei corsi di legge e sposa Elizabeth Bourchier.

Nel 1620 è costretto a lasciare Londra, poiché deve tornare a Hantingdon per occuparsi dell'eredità lasciata dal padre che è morto. E' un fervente religioso ed è molto fedele alla dottrina puritana. Inoltre è dell'opinione che il mondo cattolico stia organizzando un complotto ai danni degli ideali puritani e della libertà.

Otto anni dopo riesce a farsi eleggere come rappresentante della città di Hantingdon all'interno del Parlamento inglese, contestando la politica assolutistica condotta dal re inglese Carlo I per ben dieci anni. Ciò che non tollera è che la Corona inglese non rende partecipe il Parlamento nella conduzione della politica amministrativa e religiosa del Paese.

Nel 1640 il sovrano, a causa di una mancanza di fondi, è costretto a convocare nuovamente il Parlamento perché deve avere l'assenso a imporre in seno al Paese nuove tasse. In questa circostanza però non trova un grande consenso, poiché numerosi parlamentari sono contrari a nuove tasse che avrebbero gravato sulla popolazione inglese. Cromwell, in quest'occasione, si schiera con questi.

Le due parti in campo non trovano un accordo, per cui presto sarebbe stato imminente lo scoppio di un conflitto tra la fazione dei parlamentari e quella monarchica.

Poco prima dell'inizio della guerra civile inglese, Cromwell diventa generale di cavalleria e inoltre fonda un reparto ben organizzato di cavalleria, che si chiama Ironside Cavalry. L'organizzazione di questo reparto sarà, in futuro, il punto di riferimento per l'organizzazione del nuovo esercito inglese, il New Model Army.

Nei primi anni quaranta del 1600 iniziano le ostilità tra le truppe della monarchia inglese e il New Model Army. I "realisti" non possono accettare il comportamento dell'uomo, per cui cercano di arrestarlo all'interno della sede parlamentare. In realtà questi riesce, come altri esponenti del Parlamento, a mettersi in salvo.

Dopo una battaglia a viso aperto, nel 1644 le truppe guidate dal condottiero inglese ottengono una schiacciante vittoria contro le truppe reali a Marston Moor. Ormai Cromwell ha il controllo della situazione nel Paese, diventando il più importante esponente del Parlamento inglese. Finita la guerra civile, riesce con grande caparbietà a eliminare dalla scena politica inglese gli esponenti conservatori della corrente presbiteriana attraverso il "Rump Parliament".

Nel 1646 il sovrano inglese viene arrestato e delegittimato del suo potere. Insieme ai membri parlamentari, Cromwell cerca di giungere a un compromesso con il re Carlo I. Quest'ultimo però non vuole giungere a patti con i membri parlamentari, perché crede che il Paese debba essere governato solo dalla monarchia, la quale deve essere fondata su un potere divino. Due anni dopo Carlo I riesce a evadere dalla prigione. Di lì a poco questi viene nuovamente arrestato e, con l'accusa di alto tradimento, nel gennaio 1649 viene giustiziato in seguito a una votazione parlamentare.

Presto Cromwell parte per l'Irlanda e per la Scozia con l'obiettivo di sconfiggere gli ultimi realisti. Dopo aver preso parte alla sanguinosa battaglia di Drogheda e aver sconfitto gli ultimi realisti presenti in Scozia, torna in patria, dove deve riorganizzare il sistema politico inglese.

Qui dà vita al primo Commonwealth della storia britannica e nel 1653 scioglie il Parlamento della Repubblica inglese. Trasforma quindi l'Inghilterra in una vera e propria dittatura militare, ottenendo appoggio dell'esercito britannico che lui stesso ha guidato nel corso della guerra civile contro i sostenitori del re.

Conduce una politica estera molto accorta, contrassegnata dalla guerra tra il suo Paese e la Repubblica delle Sette Provincie Unite dei Paesi Bassi, vinta poi dagli inglesi capeggiati dall'ammiraglio Robert Blake nel 1654, dopo numerose battaglie tra il Mar Baltico e le Indie Orientali.

Molto importante è l'alleanza che l'Inghilterra stringe in questi anni con la Francia, che le permette tra il 1650 e il 1655 di vincere la battaglia contro gli spagnoli; in questa circostanza l'Inghilterra ottiene il controllo di Dunkerque, che si trova lungo il canale della Manica, e la Giamaica persa dagli spagnoli contro la flotta inglese capeggiata da Sir William Penn.

Cromwell viene poi insignito della carica di Lord Protettore inglese nell'Abbazia di West Minster. Dopo aver ottenuto questo titolo, decide che dopo di lui i suoi poteri non sarebbero stati trasmessi per via ereditaria. Inoltre viene anche emanato, nel Paese, un nuovo testo costituzionale con cui l'uomo può anche assegnare titoli nobiliari.

Le sue condizioni di salute peggiorano a causa di un riacutizzarsi della malaria contratta anni prima. Oliver Cromwell muore il 3 settembre 1658 all'età di 59 anni.

Biografia di Edward Estlin Cummings

Passione innovatrice per le parole
14 ottobre 1894
3 settembre 1962

Chi è Edward Estlin Cummings?


Edward Estlin Cummings nasce il 14 ottobre del 1894 a Cambridge in Massachusetts (USA). Il padre è un professore di sociologia e scienze politiche ad Harvard, e incoraggia sin da subito le inclinazioni letterarie e poetiche del figlio. Basti pensare che la prima prova poetica di Edward risale ai suoi primi tre anni di vita.

Studia presso l'università di Harvard, dove, nel 1916, si laurea con lode in inglese e studi classici, e in particolare in latino e greco. Durante il periodo universitario continua a coltivare la sua passione per la poesia, analizzando la scrittura di Gertrude Stein e Ezra Pound. Alcuni dei suoi componimenti vengono anche pubblicati sul giornale scolastico. Le poesie di questo periodo verranno poi raccolte nel testo "Otto poeti ad Harvard" (1920).

Nel 1917 allo scoppio della Prima guerra mondiale decide di arruolarsi, ma un errore amministrativo lo costringe a soggiornare Parigi per cinque settimane. Nasce così il suo viscerale amore per la capitale francese, nella quale tornerà spesso. A causa di una serie di lettere scambiate con l'amico William Slater, in cui entrambi esprimono opinioni contrarie alla guerra, viene arrestato e per tre mesi rimane nel campo di La Ferté-Macé, in Normandia. Nel dicembre dello stesso anno, grazie anche all'intercessione del padre che scrive una lettera al presidente Woodrow Wilson, viene rimpatriato.

Edward racconta l'esperienza della prigionia nel romanzo autobiografico "La stanza enorme". Nel romanzo descrive tutti i personaggi che ha incontrato durante i tre mesi di prigionia, ironizzando sulle conseguenze di un'applicazione troppo pedante e cieca delle regole. Rientra a casa nel capodanno del 1917, ma viene subito richiamato alle armi. Presta così servizio nella XII divisione di Camp Devens fino al novembre del 1918. Dal 1921 al 1923 vive Parigi, poi rientra definitivamente negli Stati Uniti. Non smette, però, mai di viaggiare, incrociando durante le sue peregrinazioni diversi personaggi tra cui Pablo Picasso. Compie anche un viaggio in Unione Sovietica che racconta nel romanzo "Eimi" (1933).

La sua concentrazione sull'attività poetica viene favorita da un terribile incidente nel quale il padre perde la vita. Il dolore per la grave perdita gli fa comprendere di doversi concentrare sulle cose importanti della vita che per lui sono i versi della sua poesia. Pubblica in questo periodo molte opere poetiche, tra cui: "Tulips & Chimneys" (1923), "XLI Poems" (1926), "Christmas Tree" (1928), "No thanks" (1935) e "Collected Poems" (1938).

E. E. Cummings è un poeta d'avanguardia che usa spesso forme tradizionali come il sonetto. Anche le tematiche sono classiche: le sue poesie trattano spesso dell' amore, del rapporto dell'uomo con la natura e del rapporto tra il singolo individuo e la massa. L'influenza di correnti come il dadaismo e il surrealismo, a cui si è avvicinato durante i soggiorni parigini, fa nascere in lui un certo rifiuto della sintassi tradizionale. Come per Ezra Pound, anche per Edward la poesia ha una natura pittrografica. Nel suo testo sia le lettere che i segni di interpunzione acquistano un significato anche dal punto di vista ritmico. La sua passione innovatrice per le parole lo induce a crearne continuamente di nuove fondendo insieme nomi propri, avverbi, preposizioni e sostantivi comuni. La sua idea dell'intima vitalità delle lettere rovescia sulle parole tanti diversi significati, aumentati e potenziati da frequenti giochi di parole.

Il talento di Cummings non è però indirizzato solo alla composizione di poesie. Scrive romanzi, libri per bambini e quattro commedie: "Him" (1927), "Anthropos: o, il Futuro dell'Arte" (1930), "Tom: un Balletto" (1935) e "Santa Claus: una Moralità" (1946).

Risiede sin dal 1924 al Greenwich Village, spostandosi solo per i suoi numerosi viaggi. Dal 1932 vive una storia d'amore stabile con la sua terza compagna, la fotografa e modella Marion Morehouse. I due collaborano insieme anche ad un testo, "Adventure in Value", che contiene le foto di Marion accompagnate dalle parole di commento di Edward.

Nel periodo successivo alla Seconda guerra mondiale molti giovani poeti trovano in Cummings la loro guida. Edward comincia a ricevere una serie di riconoscimenti, e nel 1952 l'Università di Harvard gli concede una cattedra di professore onorario.

Trascorre l'ultimo periodo della sua vita viaggiando, svolgendo incarichi come lettore e ritagliandosi momenti di riposo estivi nella sua residenza del New Hampshire.

Edward Estlin Cummings muore all'età di 67 anni il 3 settembre del 1962 per un arresto cardiaco. Al momento della sua morte è il secondo poeta americano più letto dopo Robert Frost.

Biografia di Gianni Cuperlo

3 settembre 1961

Chi è Gianni Cuperlo?


Giovanni Cuperlo (detto Gianni) nasce il 3 settembre 1961 a Trieste. Dopo le scuole medie frequenta il liceo classico "Francesco Petrarca", dove si diploma con il voto di 55/60 nel 1980. In quegli anni inizia ad avvicinarsi alla politica tramite le assemblee scolastiche, ma anche grazie a manifestazioni e incontri con la FGCI, la Federazione Giovanile Comunisti Italiani, cui si iscrive molto presto. Iscrittosi all'Università di Bologna al Dams, si laurea con il massimo dei voti, grazie a una tesi sulla comunicazione di massa: è il 1985, e il relatore di Cuperlo è Mauro Wolf. Trasferitosi a Roma, si fa conoscere come una delle personalità più importanti all'interno della FGCI: nel 1988 viene eletto segretario nazionale, rimanendone alla guida nella transizione del 1989 che fa sì che l'organizzazione giovanile segua le orme politiche del Partito Comunista Italiano.

L'8 ottobre del 1990 Gianni Cuperlo, ad Ariccia, sulla scia del pensiero di Achille Occhetto avanza la proposta di sciogliere la FGCI, sostituendola con un'organizzazione confederale, la Sinistra Giovanile, articolata in quattro associazioni dell'università, del territorio, dei luoghi di lavoro e della scuola. L'idea del politico triestino viene accolta con 91 voti favorevoli, 13 contrari e 10 astensioni.

L'ultimo congresso della FGCI va in scena nel dicembre del 1990 a Pesaro: in quei giorni l'organizzazione si scioglie, e la maggioranza segue il Partito Democratico della Sinistra, appena nato. Nasce il Comitato Promotore della Sinistra Giovanile, cui segue la comparsa di associazioni giovanili tematiche come Non Solo Nero, Tempi Moderni e A Sinistra. Cuperlo, quindi, è l'ultimo segretario della Federazione Giovanili Comunisti Italiani, e il primo della Sinistra Giovanile. Nel 1992 egli entra a far parte della direzione del Partito Democratico della Sinistra (Pds, che poi si trasformerà nei Democratici di Sinistra, Ds). È, questo, un periodo particolarmente produttivo per il giovane triestino, che conosce e lavora per Massimo D'Alema: con il politico salentino collabora sia nel partito sia alla Camera, in qualità di presidente della Commissione bicamerale per le riforme. Con lo stesso D'Alema partecipa, per altro, alla pubblicazione di "Un paese normale. La sinistra e il futuro dell'Italia" (edito nel 1996 da Mondadori, scritto con la collaborazione di Claudio Velardi) e di "La grande occasione. L'Italia verso le riforme" (edito due anni dopo, sempre da Mondadori).

Nel 2001 Giovanni Cuperlo entra nella segreteria nazionale dei Democratici di Sinistra, divenendo il responsabile della comunicazione di partito. Proprio in virtù della sua esperienza nel campo della comunicazione politica, insegna presso l'Università di Teramo come docente a contratto di Comunicazione politica e Teoria e tecnica della comunicazione pubblica. Nel 2004 pubblica, per Donzelli, "Par condicio? Storia e futuro della politica in televisione".

Abbandonato il ruolo di responsabile della comunicazione dei Ds, nel 2006 viene eletto alla Camera dei Deputati nella circoscrizione Friuli-Venezia Giulia nelle liste dell'Ulivo: nello stesso periodo diventa membro della XIV Commissione (Politiche dell'Unione Europea). L'anno successivo Cuperlo entra nel Partito Democratico appena fondato. Dopo la caduta del governo Prodi e la sconfitta rimediata da Walter Veltroni alle elezioni del 2008, evidenzia il bisogno di ricambio all'interno del partito, al fine di lasciare la leadership alle nuove generazioni. Nel corso della direzione di dicembre, pone l'accento sull'assenza di autorevolezza delle classi dirigenti del centro-sinistra nel partito, nelle istituzioni e nei territori. Nel 2009 pubblica per Fazi Editore "Basta zercar. Sinistra, traslochi, Partito democratico".

Nel 2013, in seguito alle elezioni politiche che decretano la risicata vittoria del Partito Democratico e portano alle dimissioni di Pier Luigi Bersani dalla carica di segretario di partito, Gianni Cuperlo viene indicato come uno dei possibili candidati alla successione del politico di Bettola: gli viene preferito, invece, Guglielmo Epifani. A maggio, comunque, egli ufficializza la propria intenzione di candidarsi alla segreteria del Pd in un'intervista concessa a Gad Lerner.

A luglio viene apprezzato il suo intervento nel corso dell'assemblea "Fare il Pd", in cui individua l'importanza di considerare il partito come una comunità che deve inseguire la salvaguardia dei diritti sociali e civili. Si esprime a favore delle primarie, mentre ad agosto lancia "E' tempo di crederci", piattaforma programmatica in cui manifesta l'intenzione di recuperare l'autenticità del percorso politico del centro-sinistra del nostro Paese. Nel corso di questi mesi sottolinea l'importanza di uguaglianza, dignità e fede laica nelle persone, e l'obiettivo di confluire in un Partito Europeo dei Democratici e Socialisti. Dal punto di vista della politica sociale, egli sottolinea la necessità di ridistribuire potere e diritti alle classi sociali più sfavorite, contrastando la predominanza della cultura liberista. Alla Festa Nazionale di Genova, Gianni Cuperlo sostiene, tra l'altro, l'esigenza di coinvolgere in maniera più diretta e partecipativa gli iscritti al partito, non solo in occasione delle primarie.

Candidato alla guida del partito insieme a Matteo Renzi e Pippo Civati, l'8 dicembre 2013, perde in favore del sindaco di Firenze.

Biografia di Carlo Alberto Dalla Chiesa

L'esempio di un uomo, l'indifferenza di uno stato
27 settembre 1920
3 settembre 1982

Chi è Carlo Alberto Dalla Chiesa?


Carlo Alberto Dalla Chiesa, generale dei Carabinieri, noto per il suo impegno nella lotta contro il terrorismo delle brigate rosse prima e alla mafia poi, di cui sarà vittima, nasce a Saluzzo, in provincia di Cuneo, il 27 settembre del 1920. Figlio di un carabiniere, vice comandante generale dell'Arma, non frequenta l'accademia e passa nei carabinieri come ufficiale di complemento allo scoppio della Seconda guerra mondiale.

Nel settembre del 1943 sta ricoprendo il ruolo di comandante a San Benedetto del Tronto, quando passa con la Resistenza partigiana.

Finita la guerra con il grado di capitano, sposa Doretta Fabbo, che gli darà tre figli, Nando (che diventerà uomo politico più volte eletto parlamentare), Rita (nota conduttrice tv) e Simona. Dopo positive eperienze nella lotta al banditismo, nel 1949 arriva in Sicilia, a Corleone, per sua esplicita richiesta. Nel territorio la mafia si sta organizzando e il movimento separatista è ancora forte. Qui il capitano Dalla Chiesa si trova ad indagare su ben 74 omicidi, tra cui quello di Placido Rizzotto, sindacalista socialista. Alla fine del 1949 Dalla Chiesa indicherà Luciano Liggio come responsabile dell'omicidio. Per i suoi ottimi risultati riceverà una Medaglia d'Argento al Valor Militare.

In seguito viene trasferito a Firenze, poi a Como e Milano. Nel 1963 è a Roma con il grado di tenente colonnello. Poi si sposta ancora, a Torino, trasferimento che risulta per certi versi enigmatico: anni dopo si scoprirà essere stato ordinato dal generale Giovanni De Lorenzo, che stava organizzando il "Piano Solo", un tentativo di colpo di Stato per impedire la formazione del primo governo di centrosinistra.

A partire dal 1966 - in coincidenza con l'uscita di De Lorenzo dall'Arma - e fino al 1973 torna in Sicilia con il grado di colonnello, al comando della legione carabinieri di Palermo. I risultati, come ci si aspetta da Dalla Chiesa, non mancano: assicura alla giustizia boss malavitosi come Gerlando Alberti e Frank Coppola. Iniziando inoltre a investigare sulle presunte relazioni fra mafia e politica.

Nel 1968 con i suoi reparti interviene nel Belice in soccorso alle popolazioni colpite dal sisma: gli viene consegnata una medaglia di bronzo al valor civile per la personale partecipazione "in prima linea" alle operazioni.

Svolge indagini sulla misteriosa scomparsa del giornalista Mauro De Mauro (1970), il quale poco prima aveva contattato il regista Francesco Rosi promettendogli materiale che lasciava intendere scottante sul caso Mattei (presidente dell'ENI che perse la vita in un incidente aereo: il velivolo decollato dalla Sicilia, precipita mentre si avvicinava all'aereoporto di Linate). Le indagini vengono svolte un una importante collaborazione fra Carabinieri e Polizia; il capo della Polizia preposto è Boris Giuliano, in seguito ucciso dalla mafia.

Nel 1973 Dalla Chiesa è promosso al grado di generale di brigata. Un anno dopo è comandante della regione militare del nord-ovest, che opera su Piemonte, Valle d'Aosta e Liguria. Seleziona una decina di ufficiali dell'arma per creare una struttura antiterrorismo (la cui base è a Torino): nel settembre del 1974 a Pinerolo cattura Renato Curcio e Alberto Franceschini, esponenti di spicco delle Brigate Rosse, grazie anche all'infiltrazione di Silvano Girotto, chiamato anche "frate mitra".

Il governo del paese gli affida poteri speciali: viene nominato Coordinatore delle Forze di Polizia e degli Agenti Informativi per la lotta al terrorismo, una sorta di reparto speciale del ministero dell'interno, creato proprio per contrastare il fenomeno delle Brigate rosse che in quegli anni imperversava, con un riferimento particolare alla ricerca investigativa dei responsabili dell'assassinio di Aldo Moro.

Grazie a Dalla Chiesa e ai suoi solleciti al governo del paese, in questo periodo viene formalizzata la figura giuridica del pentito. Facendo leva sul pentitismo, senza tralasciare le azioni di infiltrazione e spionaggio, arriva ad individuare ed arrestare gli esecutori materiali degli omicidi di Aldo Moro e della sua scorta, oltre che arrestare centinaia di fiancheggiatori. Grazie al suo operato viene riconsegnata all'Arma dei carabinieri una rinnovata fiducia popolare.

Seppur coinvolto in vicende che lo scuotono, alla fine del 1981 diviene vice comandante generale dell'Arma, come già fu il padre Romano in passato. Fra le polemiche prosegue il suo lavoro, confermando e consolidando la sua immagine pubblica di ufficiale integerrimo.

All'inizio del mese di aprile del 1982 Dalla Chiesa scrive al presidente del Consiglio Giovanni Spadolini queste parole: "la corrente democristiana siciliana facente capo ad Andreotti sarebbe stata la "famiglia politica" più inquinata da contaminazioni mafiose". Un mese dopo viene improvvisamente inviato in Sicilia come prefetto di Palermo per contrastare l'insorgere dell'emergenza mafia, mentre il proseguio delle indagini sui terroristi passa in altre mani.

A Palermo lamenta più volte la carenza di sostegno da parte dello stato; emblematica e carica di amarezza rimane la sua frase: "Mi mandano in una realtà come Palermo, con gli stessi poteri del prefetto di Forlì". Chiede di incontrare Giorgio Bocca, uno dei giornalisti più importanti del periodo, per lanciare attraverso i media un messaggio allo stato, un messaggio che ha come obiettivo la richiesta di aiuto e sostegno da parte dello stato. Nell'intervista (7 agosto 1982) c'è la presa d'atto del fallimento dello Stato nella battaglia contro Cosa Nostra, delle connivenze e delle complicità che hanno consentito alla mafia di agire indisturbata per anni.

Di fatto la pubblicazione dell'articolo di Bocca non suscita la reazione dello stato bensì quella della mafia che aveva già nel mirino il generale carabiniere.

E' la sera del 3 settembre 1982, Carlo Alberto Dalla Chiesa è seduto al fianco della giovane seconda moglie (sposata solo poche settimane prima) Emanuela Setti Carraro, la quale è alla guida di una A112: in via Carini a Palermo, l'auto viene affiancata da una BMW con a bordo Antonino Madonia e Calogero Ganci (in seguito pentito), i quali fanno fuoco attraverso il parabrezza, con un fucile kalashnikov AK-47.

Nello stesso istante l'auto con a bordo Domenico Russo, autista e agente di scorta del prefetto Dalla Chiesa, veniva affiancata da una motocicletta guidata da Pino Greco, che lo fredda.

Le carte relative al sequestro di Aldo Moro, che Dalla Chiesa aveva portato con sé a Palermo, dopo la sua morte svaniscono: non è stato accertato se sono state sottratte in via Carini o se trafugate nei suoi uffici.

Carlo Alberto Dalla Chiesa viene insignito della Medaglia d'Oro al valor civile alla memoria, con queste parole:

"Già strenuo combattente, quale altissimo Ufficiale dell'Arma dei Carabinieri, della criminalità organizzata, assumeva anche l'incarico, come Prefetto della Repubblica, di respingere la sfida lanciata allo Stato Democratico dalle organizzazioni mafiose, costituenti una gravissima minaccia per il Paese. Barbaramente trucidato in un vile e proditorio agguato, tesogli con efferata ferocia, sublimava con il proprio sacrificio una vita dedicata, con eccelso senso del dovere, al servizio delle Istituzioni, vittima dell'odio implacabile e della violenza di quanti voleva combattere".

Se è vero che le istituzioni non sono state presenti nel suo momento del bisogno e questa pesante assenza è addirittura gravata sui familiari a partire dall'immediato periodo successivo alla morte, a ricordare alle generazioni il valore civile di questo importante personaggio italiano vi sono oggi in tutto il paese innumerevoli simboli di riconoscenza come monumenti, intitolazioni di scuole, caserme, piazze, vie e parchi.

Biografia di Mario Draghi

Moderna economia globale
3 settembre 1947

Chi è Mario Draghi?


Mario Draghi nasce a Roma nel 1947. Consegue la laurea in Economia con 110 e lode presso l'Università La Sapienza di Roma, nel 1970. Perfeziona i suoi studi presso il MIT (Massachusetts Institute of Technology) ottenendo il PhD nel 1976.

Dal 1975 al 1978 insegna in qualità di professore incaricato nelle università di Trento, Padova, Ca' Foscari di Venezia e presso la Facoltà di Scienze Politiche "Cesare Alfieri" dell'Università di Firenze; in quest'ultima, dal 1981 al 1991, è professore ordinario di Economia e politica monetaria.

A livello internazionale, dal 1985 al 1990, è direttore esecutivo della Banca Mondiale.

Nel 1991 è nominato Direttore generale del Tesoro, incarico che mantiene fino al 2001.

Durante gli anni '90 ricopre diversi incarichi al Ministero del Tesoro italiano, dove cura le più importanti privatizzazioni delle aziende statali italiane (dal 1993 al 2001 è Presidente del Comitato Privatizzazioni).

Durante la sua carriera fa parte dei consigli d'amministrazione di diverse banche ed aziende tra le quali vi sono ENI, IRI, Banca Nazionale del Lavoro e IMI.

Nel 1998 firma il testo unico sulla finanza - noto anche come "Legge Draghi" (Decreto Legge del 24 febbraio 1998 n. 58, entrato in vigore nel luglio 1998) - che introduce la normativa per l'OPA (Offerta Pubblica di Acquisto) e la scalata delle società quotate in borsa. Telecom Italia sarà la prima società oggetto di OPA, da parte di Olivetti di Roberto Colaninno, a iniziare l'epoca delle grandi privatizzazioni. A questa seguiranno la liquidazione dell'IRI e le privatizzazioni di ENI, ENEL, Credito Italiano e Banca Commerciale Italiana.

Dal 2002 al 2005 Mario Draghi è vicepresidente per l'Europa di Goldman Sachs, quarta banca d'affari al mondo. Alla fine del 2005 viene nominato Governatore della Banca d'Italia, il primo con un mandato a termine di sei anni, rinnovabile una sola volta.

Il 16 maggio 2011, l'Eurogruppo ha ufficializzato la sua candidatura alla presidenza della BCE (Banca centrale europea). L'accordo è stato preso fra i ministri della zona euro: la nomina definitiva arriverà il 24 giugno successivo. Il suo successore alla guida della Banca d'Italia è Ignazio Visco, nominato nel mese di ottobre 2011.

Biografia di Natalia Estrada

L'Estrada del successo
3 settembre 1972

Chi è Natalia Estrada?


Nata il 3 Settembre 1972 a Gijon (Principado de Asturias, Spagna) Natalia Estrada all'età di 15 anni si trasferisce a Madrid dove frequenta il conservatorio locale frequentando corsi di danza, musica e recitazione. Grazie a questi studi diventa una ballerina di flamenco imparando le movenze e il "carisma" necessari per praticare questa difficile e suggestiva arte: carateristiche di comportamento che poi faranno la sua fortuna anche in Italia, dove il pubblico televisivo la identifica indiscutibilmente come una spagnola "caliente".

Ma com'è arrivata la sinuosa Natalia alla tv? Diventata celebre in Italia, in realtà Natalia era già una professionista riconosciuta anche nel suo paese natale. Prima di essere chiamata da Mediaset per "Discoring", trasmissione rivolta al pubblico giovanile, la showgirl aveva già alle spalle innumerevoli programmi realizzati da network spagnoli, come la conduzione del concorso di bellezza di "Miss Spagna" e la partecipazione ad alcuni programmi di attualità. Senza contare le molte trasmissioni speciali relative al calcio.

Il 1992 le porta anche una breve esperienza cinematografica, quando recita in "Aqui' el que no corre...vuela" di Ramón Fernández, insieme a molte altre celebrità della TV. Successivamente lavora per molto tempo a Telecinco presentando "Vivan los novios", e firma un contratto per una coproduzione Italo-Spagnola: "Bellezze al bagno".

Presenta questa trasmissione insieme a Giorgio Mastrota, che diviene suo marito sei mesi dopo. Tre anni più tardi nasce la figlia Natalia.

Ormai benvoluta dal pubblico di casa nostra presenterà o parteciperà a moltissime trasmissioni tra le quali: "Il Quizzone", "Campioni di ballo" e "La sai l'ultima" sulle reti Mediaset e "Anima mia" su Raidue. Ma il grande successo lo ottiene con il film campione di incassi "Il Ciclone" (la pellicola più vista in Italia nel 1996), di Leonardo Pieraccioni dove le sarà utile quell'arte del flamenco imparata tanti anni prima.

Il 1998 è l'anno della rottura con il marito Giorgio Mastrota; la divisione non è un trauma e Natalia intraprende presto un'altra relazione, tuttora in corso, divenendo la compagna di Paolo Berlusconi.

L'ultimo lavoro cinematografico è stato "Olè" (2006, con Massimo Boldi e Vincenzo Salemme), per la regia di Carlo Vanzina.

Biografia di Steve Fossett

22 aprile 1944
3 settembre 2007

Chi è Steve Fossett?


Aviatore ed avventuriero statunitense, James Stephen Fossett nacque a Jackson (Tennessee) il giorno 22 aprile 1944. E' morto a Sierra Nevada il giorno 3 settembre 2007.

Fossett era partito da una pista privata nel deserto del Nevada per un volo di prova e non è più tornato. Per settimane lo hanno ricercato con ogni mezzo ma senza risultati e nel febbraio 2008 ne è stata dichiarata la morte presunta.

Nel novembre 2008 l'esame del Dna ha confermato che i resti rinvenuti sul fianco di una montagna della Sierra Nevada, in California, appartengono a Steve Fossett.

Biografia di Ho Chi Minh

Ideologie senza confini
19 maggio 1890
3 settembre 1969

Chi è Ho Chi Minh?


Nguyen Tat Thanh, conosciuto nella storia come Ho Chi Minh, nasce a Han Nom, Vietnam, il 19 maggio del 1890. La sua famiglia non naviga nell'oro: il padre è un piccolo funzionario. La famiglia è inoltre abbastanza numerosa: ha una sorella, che si impiegherà presso l'esercito francese, un fratello erborista ed un altro fratello che morirà ancora piccolo. I problemi familiari aumentano quando il padre viene ufficialmente arrestato per abuso di potere. Il motivo reale della condanna è da ricercare però nell'attività anticoloniale dell'uomo, convinto anti-francese.

L'educazione che riceve Ho Chi Minh è, però, di stampo occidentale: studia in particolare la lingua e la letteratura francese, grazie alla convinzione paterna che per combattere una potenza come la Francia bisogna conoscerla. Le idee politiche del padre inducono la sorella a rubare delle armi da utilizzarsi per un'ipotetica rivoluzione. Scoperto il furto, la donna viene condannata al carcere a vita.

Le conoscenze acquisite gli consentono di partire per la Francia nel 1911: la sua domanda però per lavorare nell'amministrazione coloniale viene respinta. Si ritrova così a fare i più disparati mestieri: dal cameriere al montatore cinematografico. Durante il duro periodo francese impiega tutto il tempo libero dal lavoro per migliorare la propria preparazione intellettuale leggendo nelle biblioteche pubbliche anche le opere di Marx.

Nel 1912 parte per gli Stati Uniti a bordo di una nave in cui è impiegato come cuoco. A New York vive facendo il panettiere e altri umili mestieri. Durante il periodo americano entra in contatto con molti fuoriusciti coreani nazionalisti e anticoloniali, e proprio queste frequentazioni saranno fondamentali per la formazione del suo pensiero politico. Intanto si specializza sempre di più nella professione di cuoco: diventa allievo del famoso chef Auguste Escoffier e lavora con lui a Londra.

Nel 1919 Ho Chi Minh torna a Parigi e comincia a lavorare come giornalista in un quotidiano di sinistra, abbraccia le idee comuniste, e inizia la sua attività politica. Si trasferisce prima a Mosca nel 1923 per avvicinarsi all'attività del Comintern e poi a Canton, in Cina, dove viene a contatto con un altro rivoluzionario, Phan Boi Chau. Spinto dalla necessità di raggranellare denaro per avviare il movimento comunista, denuncia il suo compagno. Nonostante la denuncia i rapporti tra i due rimarranno buoni. Nel 1926, intanto sposa una giovane cinese di quindici anni più giovane: il matrimonio dura appena un anno.

Nel frattempo, siamo nel 1927, viene lanciata la campagna cinese contro i comunisti, evento che lo costringe a diverse fughe. Si ammala di tubercolosi, ma riesce a cavarsela viaggiando clandestinamente tra Belgio, Svizzera, Italia, Germania e Thailandia. Arrivato ad Hong Kong fonda nel 1929 il Partito comunista indocinese. A causa delle sue attività politiche viene arrestato e poi rilasciato dopo due anni, nel 1933; si rifugia così a Milano dove svolge nuovamente l'attività di cuoco presso il ristorante l'Antica Pesa.

La sconfitta della Francia sotto i colpi nazisti lo induce a dirigere le prime rivolte contadine contro la Francia e il Giappone al fine di dichiarare nel 1941 l'indipendenza del suo paese. Viene perciò nuovamente arrestato e rilasciato nel 1943. Nel frattempo contrae la malaria, ma la malattia non influenza la sua attività politica né la sua vita privata: comincia infatti una relazione con una donna di etnia Tay.

Si fa promotore della famosa rivoluzione di Agosto e guida il movimento Viet Minh contro la Francia e il Giappone fino alla proclamazione di indipendenza del 2 settembre del 1945. Ma le cose non si rivelano semplici: il nuovo stato non gode del riconoscimento internazionale nonostante gli sforzi diplomatici di Ho Chi Minh. Inoltre, il mancato accordo con la Francia determina lo scoppio della guerra d'Indocina nel dicembre del 1946.

Grazie alle vittoria comunista in Cina, ottiene l'appoggio di Mao Tse-tung e di Stalin, e, nonostante la supremazia militare della Francia, riesce a portare al successo le proprie truppe. La guerra finisce ufficialmente ili 7 maggio del 1954. Nello stesso anno la convenzione di Ginevra riconosce lo stato del Vietnam, che viene diviso in due: Vietnam del Nord comunista e con presidente Ho Chi Minh, e Vietnam del Sud capitalista e filo-americano. Cerca di promuovere un referendum per l'unificazione dei due stati, ma ottiene solo la secca opposizione sia del Vietnam del Sud che degli Stati Uniti. Nel suo Nord inaugura intanto un governo di tipo comunista con la nazionalizzazione delle scuole e l'istruzione obbligatoria.

A lui si devono i tentativi più pacifici per riunire i due stati, nonché quello infruttuoso di bloccare la funesta Guerra del Vietnam scoppiata nel 1962. Una volta scoppiata la guerra investe però tutte le sue forze per la vittoria mettendo a capo delle operazioni il fidato Giap e servendosi delle truppe di guerriglieri del sud, i cosiddetti Viet Cong. Ottiene grande appoggio anche dalla Cina che, inviando i suoi aiuti per la ricostruzione, gli consente di spostare molti uomini sul fronte. Convinto della possibilità di sconfiggere il nemico, incita alla prosecuzione del conflitto per una completa e totale liberazione del Vietnam anche quando, nel 1969, cominciano le trattative di pace; non riesce a condurre fino in fondo le trattative perché viene colto da un attacco cardiaco. Ho Chi Minh Muore il 3 settembre del 1969.

Dopo la riunificazione, la città di Saigon è stata ribattezzata in suo onore Ho Chi Minh City.

Biografia di Gianfranco Iovino

3 settembre 1965

Chi è Gianfranco Iovino?


Gianfranco Iovino, giornalista e scrittore, nasce a Roma il 3 settembre del 1965. All'età di 3 anni la famiglia si trasferisce a Torre del Greco, in provincia di Napoli, e ci resterà fino all'età di 28 anni, quando per necessità lavorative si traferisce a Verona, città nella quale vive.

Si è diplomato Geometra ed ha iniziato l'attività di libero professionista con incarichi per conto della Curia Arcivescovile di Napoli e, contemporaneamente, ha sviluppato la sua grande passione per la Musica, acquisendo l'abilitazione all'insegnamento di solfeggio e iscrivendosi alla SIAE di Roma con la doppia qualifica di compositore e autore letterario dal 1983, firmando molti brani di musica italiana.

La passione per la musica, che lo ha visto impegnato in tantissime serate di Piano Bar e spettacoli dal vivo, oltre che maturare esperienze di aiuto fonico in studi di registrazione, gli ha permesso di avvicinarsi anche al mondo del teatro filodrammatico, costituendo un gruppo culturale, di cui era regista ed attore, col quale ha rappresentato commedie di Scarpetta e De Filippo in giro per la Campania in strutture di ricovero, cura e solidarietà, sempre con finalità benefiche.

A Verona, dove si è sposato ed è padre di una figlia, dopo vari impieghi, attualmente svolge l'incarico di Quadro responsabile di centrale operativa di una delle maggiori società di sicurezza in Europa. In terra veneta si è avvicinato alla scrittura creativa, che gli ha permesso di pubblicare romanzi di narrativa, oltre che affinare la passione per il giornalismo, che nel 2010 gli ha permesso di iscriversi all'Albo di Categoria della regione Veneto come Pubblicista.

A livello di pubblicazioni, Gianfranco Iovino dal 2005 ha collezionato quattro romanzi, tutti contraddistinti dal buon successo di vendita e la finalità delle opere stesse, in quanto i diritti d'autore sono sempre ceduti ad Associazioni solidali.

Produzione letteraria

Nel 2005, per conto della Seneca Edizioni di Torino, viene pubblicato il suo primo romanzo "Cuori nella tormenta", che racconta di un amore nato nelle stanze interattive di una chat, ed legato alla UILDM di Padova. In soli quattro mesi ha esaurito la prima stampa e nel 2007 ha esaurito la seconda edizione.

Nel 2006, pubblicato dalla bolognese Giraldi editore, viene distribuito il romanzo "Dietro di me", legato all'associazione umanitaria RockNoWar, per un progetto di aiuto ai bambini vittime del turismo sessuale nel Laos, che racconta l'odissea di Olga, donna ucraina costretta a prostituirsi e di Alex, l'amico poliziotto che proverà a salvarle la vita. Ispirato da una canzone dei Pooh, "buona fortuna e buon viaggio", la prefazione alla lettura è firmata da Stefano D'Orazio, ex batterista del gruppo.

Nel 2008, per conto della A.Car di Milano viene pubblicato "Tramedamore", che racconta di Giuliano, un prete che conduce una rubrica del cuore da una stazione radiofonica e Claudia, la giornalista che lo frequenterà per intervistare l'uomo di fede e quello di strada e scoprire dove il primo si confonde e si completa con l'altro. Il romanzo è legato alla Fondazione Aiutare i Bambini per un progetto in Africa di aiuto per le donne in gravidanza affette dall'AIDS.

Nell'aprile del 2011, Laura Capone editore propone una nuova edizione, riveduta ed ampliata, di "CuoriNellaTorment@" sia in versione cartacea che eBook, oltre ad una traduzione per ePub in lingua inglese e spagnola per i mercati europei.

A novembre del 2011, Sassoscritto editore di Firenze pubblica il romanzo "Oltre il confine", che narra dell'odissea di Paola, donna malata di depressione per colpa degli abusi sessuali subiti in età adolescente da parte del padre. Il romanzo, che ha esaurito la prima stampa in appena due settimane ed ottenuto importanti riconoscimenti di critica, tra tutti il secondo posto al premio internazionale di letteratura Città di Cattolica 2012, è legato alla Fondazione Onlus Luca Barbareschi che combatte da sempre la pedofilia e la pedopornografia.

Biografia di Ferdinand Porsche

Un progetto vincente
3 settembre 1875
30 gennaio 1951

Chi è Ferdinand Porsche?


Il geniale progettista e designer Ferdinand Porsche nasce in Boemia il 3 settembre 1875 nel villaggio di Maffersdorf, poi denominato Leberec quando venne nuovamente ceduto alla Cecoslovacchia. Figlio di un umile stagnaio, sviluppa subito un forte interesse verso le scienze ed in particolare verso lo studio dell'elettricità. In casa sua Fedinand comincia infatti a condurre rudimentali esperimenti con acidi e batterie di ogni tipo. Il suo acume arriva perfino a fargli costruire un marchingegno in grado di produrre elettricità, tanto che la sua famiglia diviene una delle prime a poter utilizzare questa fonte di energia in quello sperduto paese. Inoltre, già da bambino è un entusiasta, oltre che di tutti i ritrovati tecnici in generale, in particolare delle automobili, di cui alcuni esemplari cominciano all'epoca a circolare per le strade.

La sua inclinazione verso le materie di tipo scientifico lo porta a Vienna dove, nel 1898, dopo aver conseguito studi adeguati, riesce ad entrare nella fabbrica di automobili elettriche di Jakob Lohner. Questa è la prima tappa di una lunga e del tutto unica carriera nel settore automobilistico. Basti dire che alla fine della sua attività Porsche avrà all'attivo più di trecentottanta progetti industriali.

Attorno al 1902 viene chiamato a svolgere il servizio militare nelle Riserve imperiali, prestando servizio come autista per i più alti ufficiali dell'esercito austro-ungarico. Lavora persino come autista di Francesco Ferdinando il cui successivo assassinio scatena la Prima guerra mondiale. In seguito, si sposa con Louise, che gli da due figli. Uno di essi, Ferdinand jr. (molto importante, come si vedrà, per il futuro dei Porsche), viene soprannominato "Ferry".

Come pioniere del design automobilistico, comunque, Porsche guadagna in fretta una buona somma di denaro. Con i soldi compra una casa estiva sulle montagne austriache (chiamata, in onore della moglie, "Louisenhuette"), dove Porsche può guidare e sperimentare le macchine che costruisce. Allo stesso modo, patito com'è di tutto quanto abbia un motore, è solito sfrecciare sulla calme acque dei laghi montani con barche costruite sempre da sé. Inoltre, in seguito, il suo figlio prediletto "Ferry", all'età di soli dieci anni guida piccole macchine costruite dal padre.

Finita la prima guerra mondiale, con il paese in ginocchio e con il giogo economico derivato dallo sforzo della ricostruzione, solo pochi facoltosi possono permettersi un'automobile. A partire da questa constatazione prende il via uno dei progetti più ambiziosi di Ferdinand Porsche: costruire una macchina economica che tutti possano permettersi, un'utilitaria con basso prezzo d'acquisto e ridotti costi di gestione che, stando alle sue intenzioni, avrebbe motorizzato la Germania.

Porsche si era già creato un'ottima reputazione, avendo lavorato come direttore tecnico all'Austro-Daimler, alla Daimler tedesca (che più tardi sarebbe diventata la Mercedes), disegnando le Mercedes SS e SSK nonché macchine da corsa, per poi passare all'austriaca Steyr. Il continuo girovagare tra fabbriche diverse, che una volta lasciate portavano comunque a termine i progetti di cui lui aveva creato i presupposti, non poteva però soddisfare il suo mai sopito desiderio di autonomia.

Propone comunque, nel 1929, la sua idea al suo capo Daimler che, timoroso di avventurarsi in un'impresa del genere, rifiuta. Così Porsche decide di fondare uno studio privato di progettazione che porta il suo nome. Questo gli permette di stipulare contratti con le case costruttrici e di mantenere allo stesso tempo una certa indipendenza. Nel 1931, si mette a collaborare con Zündapp, un produttore di motociclette. Insieme costruiscono tre prototipi, che però presentano subito gravi problemi apparentemente irrisolvibili (dopo dieci minuti di funzionamento i motori puntualmente fondevano). Zündapp, a questo punto, sfiduciato, si ritira. L'inarrendevole Porsche, invece, va in cerca di un altro partner, che trova nella NSU, un'altra ditta costruttrice di motociclette. E' il 1932. Coniugati gli sforzi, insieme migliorano il motore e lo rendono molto più affidabile, anche se questo, dal punto di vista della riuscita sul mercato, non basta. Incombono ancora, infatti, pesanti problemi finanziari. Anche la NSU dunque abbandona, lasciando nuovamente l'intraprendente progettista da solo e alla ricerca di un nuovo partner che possa finanziare la realizzazione del suo sogno.

Intanto però qualcun altro insegue lo stesso progetto di Porsche. Qualcuno di molto più grande, di più solido e con maggiori risorse economiche: si tratta delle neonata "Wolks Vagen", nome che letteralmente significa "Macchina del popolo". Risale a quel tempo l'invenzione da parte di questa casa automobilistica del mitico "Maggiolino", seppur nella sua forma rudimentale. Questa vettura, poi, ha una sorte curiosa, che coincide con il percorso di Porsche. Infatti, mentre Porsche si arrabattava con i suoi progetti, si scatena la Seconda guerra mondiale. In questa epoca, quella che doveva essere "la macchina del popolo", il Maggiolino, si trasforma anch'essa in una vettura da combattimento. E proprio Ferdinand Porsche viene chiamato a modificare per i nuovi scopi il progetto.

In breve vengono approntate nuove versioni del Maggiolino, adatte per i più disparati impegni sui campi di battaglia. In seguito Porsche disegna anche carri armati alimentati dall'energia elettrica. Quando Stuttgart viene pesantemente bombardata nel 1944 dagli aeroplani degli Alleati, Porsche e la sua famiglia sono comunque già tornati alla loro casa estiva in Austria. Alla fine della guerra è però messo agli arresti domiciliari, anche se le autorità militari francesi in seguito invitano l'anziano e distinto progettista a tornare in Germania per discutere la possibilità di costruire una macchina "Wolksvagen" per la Francia.

E' il momento in cui entra in campo invece il giovane Porsche Jr., dal talento non inferiore a quello del padre. Liberato il padre dalla prigionia francese, Ferry Porsche, che era nato nel 1909 e da sempre aveva collaborato nei progetti paterni, riunisce nel paese austriaco di Gmünd i collaboratori più validi dello Studio Porsche per realizzare un coupè sportivo che porti il suo nome. Nasce così il progetto 356, una piccola vettura sportiva basata sulla meccanica del Maggiolino che trae spunto dalla Typ 60K10.

Sono di questi anni i successi sportivi con le celeberrime auto da corsa a 16 cilindri, con motore centrale e barre di torsione che lo Studio progetta per il gruppo Auto Union. Porsche aveva sempre dato importanza alle competizioni sportive, lui stesso aveva vinto nel 1909 la coppa "Prinz Heinrich" a bordo di un'Austro-Daimler, ed aveva capito che le gare oltre a valido test per materiali e soluzioni rappresentavano un ottimo mezzo pubblicitario.

Ferry Porsche prende in mano le redini del destino del nome paterno dopo aver lanciato, nel 1948, diverse fabbriche con l'aiuto appunto del padre, ormai settantacinquenne e che morirà qualche anno dopo, precisamente il 30 gennaio 1951 a causa di un infarto. Da quel momento in poi, il marchio Porsche diventa distintivo di macchine sportive altamente raffinate e dalla linea unica, di cui la punta di diamante è rappresentata dalle mitiche e forse inarrivabili 911 e Boxster. In seguito, Ferry progetta nel 1963 la Carrera 904 e qualche anno dopo la fortunatissima 911.

Lasciata la Porsche AG nel 1972, fonda la Porsche Design, dove, con un limitato numero di collaboratori si dedica alla progettazione di veicoli sperimentali e di vari oggetti, caratterizzati da un look aggressivo e high-tech sostanzialmente fedele ai criteri del funzionalismo, tutti destinati alla produzione di grande serie, di cui cura solo l'aspetto stilistico-formale senza entrare in merito all'ingegnerizzazione.

Biografia di Jean Rostand

Eredità d'autore, eredità per l'umanità
30 ottobre 1894
3 settembre 1977

Chi è Jean Rostand?


Jean Rostand nasce a Parigi il 30 ottobre del 1894. È stato un biologo e un insigne pensatore francese, versato sia nel campo filosofico che in quello scientifico. Figlio del più celebre poeta e drammaturgo Edmond Rostand, autore del capolavoro romantico dal titolo "Cyrano de Bergerac", tradotto e rappresentato in tutto il mondo, deve al padre senza dubbio l'amore per lo studio e per la scienza, verso cui dedica tutta la propria attività intellettuale.

È noto per essere stato un importante divulgatore scientifico, tanto in ambito accademico che mediante riviste e pubblicazioni specializzate. Secondo alcuni il suo pensiero è da accludere all'ambito morale ed etico, tanto che alcuni detrattori lo hanno descritto, in termini sfavorevoli, come un vero e proprio moralista. Ha compiuto anche alcuni studi di criogenia, uno dei primi in Europa.

Oltre che figlio di Edmond, Jean è anche il figlio di Rosemonde Gerard: sua madre, sebbene non della medesima levatura del marito, è anch'ella una poetessa, amata dall'autore del Cyrano fino al 1915, quando l'abbandona per la sua ultima fiamma, Marie Marquet. Il futuro biologo invece, ha un fratello maggiore, Maurice Rostand, più grande di lui di tre anni.

A differenza di Maurice, che diventerà anche lui uno scrittore e un poeta, personaggio eclettico e omosessuale dichiarato, il secondogenito dei Rostand apprezza, sin dalla gioventù, più i libri di scienza che quelli di letteratura. Da ragazzo si entusiasma sulle pagine scritte dal naturalista Jean-Henri Fabre, considerato il padre della moderna entomologia, apprezzato anche da Darwin, sebbene non ricambiato dal punto di vista scientifico.

Sulle orme dei più importanti pensatori scientifici non solo francesi, Jean Rostand completa la propria formazione alla facoltà di Scienze dell'Università di Parigi. Nel 1920 sposa Andrée Mante e l'anno dopo ha da lei il primo e unico figlio, Francois.

Dal 1922, dopo la morte di suo padre Edmond Rostand, si stabilisce definitivamente a Ville-d'Avray. Qui, nella quiete del paesaggio, si dedica anima e corpo ai suoi studi scientifici, dando vita ad un piccolo laboratorio vicino alla propri abitazione, dove esegue gli esperimenti e le proprie ricerche scientifiche.

Tuttavia durante questi anni e per oltre un decennio, le sue principali pubblicazioni sono di carattere morale e filosofico. "La legge dei ricchi", del 1920, o "Sulla vanità e altri soggetti", del 1925, oppure ancora, sempre sulla medesima falsariga, le opere successive del 1927 e del 1928, intitolate "Il matrimonio" e "Julien o una coscienza": sono tutte pubblicazioni che esprimono il carattere di Jean Rostand, pensatore impegnato sui temi più concreti della vicenda umana, tanto dal punto di vista universale che particolare.

Bisogna aspettare il 1929 per leggere la sua prima ricerca scientifica, di tipo genetico e particolarmente apprezzata, dal titolo "I cromosomi, artigiani dell'eredità e del sesso".

Nel 1936, dopo alcuni anni trascorsi a studiare la natura, in particolare gli insetti, come testimoniano le opere del 1930 e del 1935, intitolate rispettivamente "Dalla mosca all'uomo" e "La vita delle libellule", lo scienziato Rostand viene invitato a prendere parte alla creazione della sezione di biologia del Palazzo Discovery di Parigi.

Tuttavia l'ambito accademico e istituzionale non lo convince e decide, da questo momento in poi, di compiere una vita privata e professionale sempre più ritirata, nel suo piccolo laboratorio di campagna. Qui studia in modo particolare gli anfibi e i fenomeni della partenogenesi e della teratogenesi, che riguardano alcune specifiche modalità riproduttive di certe specie animali e vegetali.

Durante questo arco di tempo, pubblica lavori di indiscussa levatura, come "Scienze e generazione" del 1940, "La vita dei bachi da seta", del 1944, e "Partenogenesi" e "Partenogenesi animale", entrambi del 1949.

Parallelamente il suo lavoro si rivolge anche alla divulgazione più semplice, non solo agli scienziati. L'idea di Jean Rostand è quella di sensibilizzare anche l'opinione pubblica verso i problemi legati all'ereditarietà genetica dell'umanità, oltre che ai temi più semplici di settore biologico. Eccellenti in tal senso sono i testi "The Man", del 1940, "La biologia e il futuro dell'uomo", del 1950, "Un biologo", del 1954, e "Quaderni di un biologo", del 1959.

Grazie a quest'ultima parte della sua vita di scienziato e pensatore, oltre che di divulgatore apprezzato, nel 1954 viene nominato all'Accademia di Francia. Passano sei anni e nel 1960 riceve anche l'importante Premio Kalinga per la ricerca e la divulgazione in ambito scientifico.

Pacifista convinto, ferreo oppositore contro l'uso delle armi atomiche, ateo e libero pensatore, Jean Rostand può essere considerato uno scienziato moderno, ancora attualissimo, come confermano le sue ultime opere di importanza non solo nazionale: "Le ansie di un biologo", del 1967, e il testo, di taglio differente, "Dio esiste?" del 1973.

Jean Rostand muore nella sua residenza di Ville-d'Avray, il 3 settembre del 1977, all'età di 82 anni.

Biografia di Gaetano Scirea

Classe esemplare
25 maggio 1953
3 settembre 1989

Chi è Gaetano Scirea?


Due cose ci fanno ricordare questo grande calciatore morto alla giovane età di 36 anni: la sua capacità di dare una definizione originale e totalmente inedita del ruolo di libero e il suo fair play.

Il Gaetano Scirea calciatore è agile: si muove in avanti con grazia ed eleganza e aiuta il centrocampo nelle manovre difensive, senza sdegnare azioni di disturbo e appoggi sapienti. Il suo è uno stile che va al sodo: avvia l'azione da dietro e segna gol importanti grazie anche alla tecnica ambidestra.

Il fair play e l'estremo rispetto per l'avversario sono dimostrati dal fatto che nella sua lunga carriera non è mai stato ammonito né espulso. Un record bello e importante, che si ricorda con piacere, in anni in cui il calcio sembra essere contraddistinto solo da tanta violenza e incomprensioni.

Gaetano Scirea nasce a Cernusco sul Naviglio in provincia di Milano il 25 maggio 1953 e inizia la sua carriera calcistica nel 1972: giocherà nell'Atalanta, nella Juventus e diventerà il perno insostituibile della Nazionale di Bearzot, con la quale vincerà la coppa del mondo nel 1982.

Ma non è solo questo il prezioso riconoscimento che Gaetano Scirea avrà modo di stringere tra le sue mani: dopo due stagioni in serie A con l'Atalanta, approda alla Juventus nella stagione 1974/1975 dove vince in 11 anni tutto il possibile: scudetti, coppe europee, la coppa Intercontinentale.

Il 1975 lo vede vincitore del primo dei 7 scudetti con la Juventus e alle prese con l'esordio in nazionale: il 30 dicembre si gioca Italia-Grecia, finita 3 a 2 per gli azzurri. Nel 1977 c'è l'accoppiata campionato-Coppa UEFA, nel 1978 il terzo scudetto che precede la partenza per l'Argentina dove si disputeranno i mondiali; del 1979 è invece la coppa Italia. Compagni e protagonisti di questo periodo d'oro, in uno dei più potenti schieramenti difensivi che la storia ricordi, sono Gentile, Cabrini, Furino e Brio.

Nel 1981 arriva il quarto scudetto con una Juve pigliatutto ed è anche la vigilia del secondo mondiale: sono anni densi di partite e di vittorie e Gaetano Scirea è nel pieno della sua maturità atletica e calcistica.

Il 1982 è il più glorioso per il calciatore, perché è in questo anno che mette a segno con la maglia bianco-nera il quinto scudetto e vince la coppa del mondo. Ma non finisce qui. Gli anni 1984 e 1986 segnano altri due scudetti e nel 1985 è la volta della coppa Intercontinentale, vinta a Tokyo battendo ai rigori l'Argentinos Juniors. Non vanno dimenticate la coppa Italia del 1983 e, sempre nel 1986, la coppa delle coppe e la supercoppa europea.

Giocherà con la Juventus fino al 1988. La sua ultima partita in nazionale ai mondiali è del 17 giugno 1986, in Messico.

Alcuni numeri del grande calciatore: vincitore di 14 titoli, autore di 32 gol, disputa nella sua carriera con la Juventus ben 552 incontri. Il record di presenze in bianconero verrà superato nel 2008 da Alessandro Del Piero, il quale avrà modo di dichiarare: "Raggiungere Scirea nelle presenze è un traguardo che mi inorgoglisce sotto tanti aspetti. È un numero importantissimo, ma la mia speranza è di entrare nel cuore della gente come è entrato lui. Ogni tanto rifletto su come potrebbero vedermi i ragazzi, i bambini. Forse mi vedono come io vedevo lui, Gaetano Scirea, e i campioni come lui. Li guardavo con rispetto, avevo la voglia di emularli, lo sognavo. La gioia di giocare nella Juventus, in nazionale, ad alti livelli. Vincere tanto, vincere i mondiali. Sono riuscito ad ottenere molte di queste cose, l'ho fatto con la passione, con l'umiltà. Mi farebbe piacere che in futuro mi vedessero con gli stessi occhi con cui io guardo lui. Questo è un mio obiettivo, un traguardo".

Gaetano è un campione entrato a buon diritto nel tempio dei fuoriclasse, che muore però prematuramente a soli 36 anni il 3 settembre 1989 in Polonia. Le circostanze sono tragiche: a seguito di un incidente stradale rimane bloccato nelle lamiere di una vecchia auto che va in fiamme col suo carico di benzina supplementare.

Il calciatore aveva assunto da poco l'incarico di secondo allenatore a fianco di Dino Zoff, e si recava in Polonia a osservare il Gornik, che da lì a poco sarebbe stato avversario della Juventus in coppa Uefa.

Oltre allo stadio comunale del suo paese natale, a Gaetano Scirea è dedicata una curva dello stadio torinese "Delle Alpi".

Biografia di Charlie Sheen

Cattive abitudini
3 settembre 1965

Chi è Charlie Sheen?


Un angioletto non è, il famoso attore hollywoodiano figlio d'arte di quel grande attore che risponde al nome di Martin Sheen, che ebbe il privilegio di girare da protagonista "Apocalipse now!", al fianco di Marlon Brando sotto la guida del maestro Francis Ford Coppola. Di recente pare abbia messo la testa a posto, soprattutto dopo aver incontrato quel vero e proprio angelo (in carne ed ossa) di Denise Richards, bellissima e giovane promessa della celluloide.

Prima di lei nel ricco "carnet" manigoldo di Charlie si contano burrascose relazioni sentimentali, scandali all'insegna della prostituzione (tra cui la famosa maitresse Heidi Fleiss), arresti per maltrattamenti e addirittura un'overdose che nel 1998 stava per portarlo alla morte. Una girandola di avvenimenti e di emozioni che gli hanno procurato i famigerati alti e bassi della sua carriera, che dall'Oscar si è poi avviata verso la china dei b-movies.

Nato a New York il 3 settembre 1965, all'anagrafe il suo nome è Carlos Irwin Estevez e ha solo due anni quando il padre, Ramon Estevez - alias Martin Sheen - fa il suo esordio nel cinema, impersonando uno dei due teppisti in "New York ore 3: l'ora dei vigliacchi" (Larry Peerce, 1967): un ruolo da cattivo ragazzo che, come un ideale testimone, crescendo, avrà modo di interpretare (e non solo sul grande schermo).

Fratello di Emilio, Ramon e Renee, come lui futuri attori, da giovanissimo sembra amare più il baseball che lo studio, e a diciannove anni è già padre di Cassandra, la figlia avuta da Paula Profitt, sua compagna di scuola.

Proprio come un tipo poco raccomandabile si mette in luce a vent'anni con "I ragazzi della porta accanto" (Penelope Spheeris, 1985), ma subito dopo si riscatta da bravo soldato in Vietnam, con "Platoon" (1986), di Oliver Stone.

Malgrado reciti al fianco di due attori che ricevono una nomination all'Oscar (Willem Dafoe e Tom Berenger), Charlie Sheen si guadagna subito l'attenzione e le simpatie del pubblico e della critica. L'anno dopo ha il piacere di recitare accanto al padre (e a Michael Douglas) nel bellissimo lavoro (ancora di Oliver Stone) "Wall Street" (1987), mentre con il fratello Emilio Estevez rivisita il mito di Billy The Kid in "Young Guns - Giovani pistole" (Christopher Cain, 1988). Nel 1990 è protagonista nel film "La recluta" (di e con Clint Eastwood).

Considerato uno fra i piu amati wild child hollywoodiani, Charlie Sheen nel 1991 pubblica la sua raccolta di poesie "A peace of my mind", non risparmiandosi in seguito ogni genere di eccessi e di infrazioni ai codici. Guida in stato di ubriachezza una Porsche Carrera e viene accusato di violenza contro persone. Fidanzate soprattutto. Come Brittany Ashland o Kelly Preston, che diventerà poi moglie di John Travolta.

Nei primi anni '90 si dà alla commedia brillante e qualcuno rimane un po' spiazzato nel vederlo alle prese con gli episodi demenziali di "Hot shots!" (con Valeria Golino), ma si riprende in fretta e torna serio nei panni di Aramis nel rifacimento di fine secolo de "I tre moschettieri" (1993, di Stephen Herek, con Chris O'Donnell).

Dopo molti travolgenti brevi amori sposa la modella Donna Peele. Il matrimonio dura appena cinque mesi: la Peele lascerà il posto ad un'altra modella, Valerie Barnes. Nel 1998 Charlie Sheen è costretto ad entrare in clinica per disintossicarsi dall'alcool e dalla droga. Quando esce è pronto a fare uno spiritoso cameo in "Essere John Malkovich" (Spike Jonze, 1999), l'ultima sua apparizione internazionale degna di nota.

Ha incontrato Denise sul set della sit-com "Spin city", chiamato a sostituire il sempre più malato Michael J. Fox.

Biografia di Adolphe Thiers

Il pensiero profondo di un viveur
15 aprile 1797
3 settembre 1877

Chi è Adolphe Thiers?


Adolphe Marie Joseph Louis Thiers nasce a Marsiglia il 15 aprile 1797. Ultimati gli studi in legge ed animato da grande passione per la storia e per la politica, nel 1821 approda a Parigi dove comincia a lavorare come giornalista politico di orientamento liberale. Negli anni immediatamente successivi, fra il 1823 ed il 1827, scrive la sua "Storia della Rivoluzione Francese", accolta con grande entusiasmo un po' in tutta Europa.

L'opera, che esalta l'evento per i principi di cui si è fatto portatore, è al contempo un'ardita sfida al pericoloso clima di restaurazione borbonica attuata da Carlo X.

Con l'insurrezione del luglio 1830, che vede la caduta del re Borbone, Thiers è fra gli artefici dell'ascesa al trono di Luigi Filippo I d'Orleans, le cui simpatie per il liberalismo sono note. Eletto deputato nel 1830, è dapprima sottosegretario per le Finanze e poi, fra il 1832 ed il 1836, prima ministro dell'Interno, poi del Lavori Pubblici e infine del Commercio.

In questi anni va allontanandosi dai liberali schierandosi sempre più apertamente con i conservatori: nel 1834 reprime con la forza le proteste popolari e nel 1835, in risposta ad un attentato al re, pone severe limitazioni alla libertà di stampa. Per continuare ad avere libero accesso in casa dell'amante, Euridyce, moglie di Alexis Dosne, nel 1833 ne sposa la figlia maggiore, Elisa. Successivamente intreccerà una relazione anche con la seconda figlia, Felicia.

Il 22 febbraio 1836 è chiamato a svolgere il ruolo di Primo Ministro, carica che conserva fino al 6 settembre dello stesso anno, quando decide di dimettersi in seguito alla durissima opposizione mossagli da François Guizot. Tornato in Parlamento due anni dopo, e pur restando un conservatore, Adolphe Thiers non esita a difendere quella istituzione come strumento indispensabile per contrastare le tendenze assolutistiche della monarchia.

Nel 1840 è nuovamente presidente del Consiglio per otto mesi: si dimette nel mese di ottobre per divergenze di vedute con il re in politica estera. Queste esperienze politiche hanno gradualmente fatto affiorare in lui tendenze repubblicane. Con i moti del 1848 ritorna a far parte del governo provvisorio, caduto Luigi Filippo I, ed entra nella Costituente.

Nel 1851, avendo condannato il colpo di Stato di Napoleone III - la cui chiamata alla Presidenze della Repubblica era stata da lui caldeggiata - viene accusato di complottare contro il Bonaparte e costretto all'esilio. Rientra in patria un anno dopo ma il colpo di Stato del Bonaparte lo tiene per circa dieci anni fuori e distante dalla politica, dedicandosi invece al completamento della "Storia del Consolato e dell'Impero", iniziata nel 1840 e conclusa nel 1855.

Nel 1863 torna a occuparsi di politica e viene eletto deputato di opposizione. Nel 1870 si oppone fermamente alla guerra, quella che porterà alla caduta dell'impero e di Napoleone III. Primo Presidente della Terza Repubblica, l'anno successivo sottoscrive le condizioni di pace con Bismarck. Il 24 maggio del 1873 è costretto ancora una volta a dimettersi da capo di Stato.

Adolphe Thiers morirà qualche anno più tardi, il 3 settembre 1877, a Saint-Germain-en-Laye, all'età di 80 anni.

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