Biografie di personaggi famosi e storici nato il 14 ottobre


Biografie di personaggi famosi e storici


Biografie di personaggi famosi nella storia e celebrità nate il 14 ottobre

Sommario:

1. Hannah Arendt
2. Edward Estlin Cummings
3. Dwight Eisenhower
4. Beatrice Lorenzin
5. Paul Eluard
6. Ferdinando VII di Spagna
7. Katherine Mansfield
8. Giovan Battista Marino
9. Roger Moore

1. Biografia di Hannah Arendt

La storia ai raggi X
14 ottobre 1906
4 dicembre 1975

Chi è Hannah Arendt?


La filosofa tedesca Hannah Arendt nasce il 14 ottobre 1906 a Linden, un sobborgo di Hannover, dove allora abitavano i suoi genitori Martha e Paul Arendt. La sua famiglia, appartenente alla borghesia ebraica e decisamente benestante, non aveva legami particolari con il movimento e con le idee sioniste. Pur non avendo ricevuto un'educazione religiosa di tipo tradizionale, comunque, la Arendt non negò mai la propria identità ebraica, professando sempre (ma in modo niente affatto convenzionale) la propria fede in Dio. Questo quadro di riferimento è estremamente importante, perché Hannah Arendt dedicò tutta la vita allo sforzo di comprendere il destino del popolo ebraico e si identificò totalmente con le sue vicissitudini.

Allieva di Heidegger a Marburg e di Husserl a Friburgo, nel 1929 si laureò in filosofia ad Heidelberg sotto la guida di Karl Jaspers con una dissertazione su "Il concetto di amore in Agostino". A proposito del suo rapporto con Heidegger, grazie a lettere e carteggi venuti alla luce fortunosamente, solo di recente si è scoperto che furono amanti.

Nel 1929, trasferitasi a Berlino, ottiene una borsa di studio per una ricerca sul romanticismo dedicata alla figura di Rahel Varnhagen ("Rahel Varnahagen. Storia di un'ebrea"). Nello stesso anno sposa Günther Stern, un filosofo conosciuto anni prima a Marburg. Dopo l'avvento al potere del nazionalsocialismo e l'inizio delle persecuzioni nei confronti delle comunità ebraiche, La Arendt abbandona la Germania nel 1933 attraversando il cosiddetto "confine verde" delle foreste della Erz. Passando per Praga, Genova e Ginevra giunge a Parigi, dove conosce e frequenta, tra gli altri, lo scrittore Walter Benjamin e il filosofo e storico della scienza Alexander Koiré.

Fino al 1951, anno in cui le verrà concessa la cittadinanza statunitense, rimane priva di diritti politici. Nella capitale francese collabora presso istituzioni finalizzate alla preparazione di giovani ad una vita come operai o agricoltori in Palestina (l'Agricolture et Artisan e la Yugend-Aliyah) e diventa, per alcuni mesi, segretaria personale della baronessa Germaine de Rothschild. Nel 1940 si sposa per la seconda volta, con Heinrich Blücher. Ma gli sviluppi storici del secondo conflitto mondiale portano Hannah Arendt a doversi allontanare anche dal suolo francese.

Internata nel campo di Gurs dal governo Vichy in quanto "straniera sospetta" e poi rilasciata, dopo varie peripezie riesce a salpare dal porto di Lisbona alla volta di New York, che raggiunge insieme al coniuge nel maggio 1941. Dal 1957 comincia la carriera accademica vera e propria: ottiene insegnamenti presso le Università di Berkeley, Columbia, Princeton e, dal 1967 fino alla morte, anche alla New School for Social Research di New York.

Non bisogna dimenticare l'impegno costante nella sua lotta ai regimi totalitari e alla loro condanna, concretizzatisi da una parte con il libro-inchiesta su Adolf Eichmann e il nazismo: "La banalità del male" e, nel 1951, con il fondamentale "Le origini del totalitarismo", frutto di una accurata indagine storica e filosofica. Nel saggio, emergono giudizi negativi sia sulla Rivoluzione francese che su quella russa.

A questo proposito, sentiamo cosa dice George Kateb, uno dei massimi studiosi della filosofa, che così ne riassume il pensiero in relazione al male: "L'attenzione della Arendt si concentra sulla figura di Adolf Eichmann, seduto nella cabina di vetro e interrogato da un accusatore israeliano. Quando gli fu chiesto il motivo delle sue azioni, Eichmann rispose di volta in volta in modo diverso, ora dicendo che si era limitato a eseguire degli ordini, ora che aveva ritenuto disonesto non eseguire il lavoro che gli era stato affidato, ora che la sua coscienza gli imponeva di essere leale con i suoi superiori. In fondo, tutte le sue risposte si riducevano ad una sola: "Ho fatto quello che ho fatto".

Da ciò Hannah Arendt concluse che Eichmann diceva la verità, che non era un uomo malvagio, un crudele o un paranoico. E la cosa orribile era proprio questa, che si trattava di una persona comune, ordinaria, il più delle volte incapace di pensare, come la maggior parte di noi. Per la Arendt, tutti noi siamo per lo più incapaci di soffermarci a pensare e a dire a noi stessi cosa stiamo facendo, di qualunque cosa si tratti. A ben vedere, il punto focale dello studio di Hannah Arendt, ciò che guida il suo interesse per il totalitarismo è ben espresso da una frase di Pascal: "La cosa più difficile al mondo è pensare". Sia il libro sulle Origini del totalitarismo, sia quello su Eichmann possono essere considerati un commento a questa breve ma straordinaria frase di Pascal.

Eichmann non pensava, ed in ciò era come siamo tutti noi il più delle volte: creature soggette o all'abitudine o all'impulso meccanico. Si comprende, allora, perché il male venga definito "banale": esso non ha profondità, non ha nessuna essenza corrispondente ai suoi effetti. Tuttavia, secondo l'autrice, questa interpretazione psicologica di Eichmann non può essere estesa ai capi del nazismo, a Hitler, a Goering, a Himmler. Costoro avevano un certo spessore psicologico, erano ideologicamente impegnati. Eichmann, al contrario, era soltanto un funzionario: è questa la "banalità del male".

La differenza, quindi, che intercorre tra Le origini del totalitarismo e La banalità del male: Eichmann a Gerusalemme consiste in ciò, che il primo parla, in prevalenza, di tutti coloro che fomentano il male, mentre il secondo, venendo a completare l'analisi dell'intero fenomeno, tratta della mentalità dei funzionari del male. Del resto, che il più grande criminale del XX secolo sia l'uomo di buona famiglia è un'idea che esce con forza dalla produzione della Arendt.

Si conclude così il suo sforzo di trovare una spiegazione al più orribile di tutti i fenomeni. E' argomento di discussione accademica se lei sia veramente riuscita in questo intento le sia veramente riuscito. Personalmente, sostengo che Hannah Arendt, nel tentativo di spiegare la causa e la natura del male del totalitarismo, sia andata più a fondo di George Orwell, di Simone Weil e di altri studiosi, e credo che ciò basti a farle meritare la nostra attenzione".

Ancora, è da ricordare la sua strenue difesa dei diritti dei lavoratori e delle associazioni durante la guerra del Vietnam e gli episodi di disobbedienza civile (gli scritti concernenti questa fase si trovano in "La disobbedienza civile").

Nel 1972 viene invitata a tenere le Gifford Lectures all'Università scozzese di Aberdeen, che già in passato aveva ospitato pensatori di prestigio come Bergson, Gilson e Marcel.

Due anni più tardi, durante il secondo ciclo delle "Gifford", subisce il primo infarto. Altre opere significative di questo periodo sono "Vita activa. La condizione umana" e il volume teoretico "La vita della mente", uscito postumo nel 1978, attraverso il quale la Arendt, sulla falsa riga degli autori greci tanto amati (un amore "inoculato" da Heidegger), riporta al centro dell'esistenza umana la "meraviglia" (il thaumàzein).

Il 4 dicembre 1975 la grande pensatrice Hannah Arendt si spegne a causa di un secondo arresto cardiaco, nel suo appartamento di Riverside Drive a New York.

2. Biografia di Edward Estlin Cummings

Passione innovatrice per le parole
14 ottobre 1894
3 settembre 1962

Chi è Edward Estlin Cummings?


Edward Estlin Cummings nasce il 14 ottobre del 1894 a Cambridge in Massachusetts (USA). Il padre è un professore di sociologia e scienze politiche ad Harvard, e incoraggia sin da subito le inclinazioni letterarie e poetiche del figlio. Basti pensare che la prima prova poetica di Edward risale ai suoi primi tre anni di vita.

Studia presso l'università di Harvard, dove, nel 1916, si laurea con lode in inglese e studi classici, e in particolare in latino e greco. Durante il periodo universitario continua a coltivare la sua passione per la poesia, analizzando la scrittura di Gertrude Stein e Ezra Pound. Alcuni dei suoi componimenti vengono anche pubblicati sul giornale scolastico. Le poesie di questo periodo verranno poi raccolte nel testo "Otto poeti ad Harvard" (1920).

Nel 1917 allo scoppio della Prima guerra mondiale decide di arruolarsi, ma un errore amministrativo lo costringe a soggiornare Parigi per cinque settimane. Nasce così il suo viscerale amore per la capitale francese, nella quale tornerà spesso. A causa di una serie di lettere scambiate con l'amico William Slater, in cui entrambi esprimono opinioni contrarie alla guerra, viene arrestato e per tre mesi rimane nel campo di La Ferté-Macé, in Normandia. Nel dicembre dello stesso anno, grazie anche all'intercessione del padre che scrive una lettera al presidente Woodrow Wilson, viene rimpatriato.

Edward racconta l'esperienza della prigionia nel romanzo autobiografico "La stanza enorme". Nel romanzo descrive tutti i personaggi che ha incontrato durante i tre mesi di prigionia, ironizzando sulle conseguenze di un'applicazione troppo pedante e cieca delle regole. Rientra a casa nel capodanno del 1917, ma viene subito richiamato alle armi. Presta così servizio nella XII divisione di Camp Devens fino al novembre del 1918. Dal 1921 al 1923 vive Parigi, poi rientra definitivamente negli Stati Uniti. Non smette, però, mai di viaggiare, incrociando durante le sue peregrinazioni diversi personaggi tra cui Pablo Picasso. Compie anche un viaggio in Unione Sovietica che racconta nel romanzo "Eimi" (1933).

La sua concentrazione sull'attività poetica viene favorita da un terribile incidente nel quale il padre perde la vita. Il dolore per la grave perdita gli fa comprendere di doversi concentrare sulle cose importanti della vita che per lui sono i versi della sua poesia. Pubblica in questo periodo molte opere poetiche, tra cui: "Tulips & Chimneys" (1923), "XLI Poems" (1926), "Christmas Tree" (1928), "No thanks" (1935) e "Collected Poems" (1938).

E. E. Cummings è un poeta d'avanguardia che usa spesso forme tradizionali come il sonetto. Anche le tematiche sono classiche: le sue poesie trattano spesso dell' amore, del rapporto dell'uomo con la natura e del rapporto tra il singolo individuo e la massa. L'influenza di correnti come il dadaismo e il surrealismo, a cui si è avvicinato durante i soggiorni parigini, fa nascere in lui un certo rifiuto della sintassi tradizionale. Come per Ezra Pound, anche per Edward la poesia ha una natura pittrografica. Nel suo testo sia le lettere che i segni di interpunzione acquistano un significato anche dal punto di vista ritmico. La sua passione innovatrice per le parole lo induce a crearne continuamente di nuove fondendo insieme nomi propri, avverbi, preposizioni e sostantivi comuni. La sua idea dell'intima vitalità delle lettere rovescia sulle parole tanti diversi significati, aumentati e potenziati da frequenti giochi di parole.

Il talento di Cummings non è però indirizzato solo alla composizione di poesie. Scrive romanzi, libri per bambini e quattro commedie: "Him" (1927), "Anthropos: o, il Futuro dell'Arte" (1930), "Tom: un Balletto" (1935) e "Santa Claus: una Moralità" (1946).

Risiede sin dal 1924 al Greenwich Village, spostandosi solo per i suoi numerosi viaggi. Dal 1932 vive una storia d'amore stabile con la sua terza compagna, la fotografa e modella Marion Morehouse. I due collaborano insieme anche ad un testo, "Adventure in Value", che contiene le foto di Marion accompagnate dalle parole di commento di Edward.

Nel periodo successivo alla Seconda guerra mondiale molti giovani poeti trovano in Cummings la loro guida. Edward comincia a ricevere una serie di riconoscimenti, e nel 1952 l'Università di Harvard gli concede una cattedra di professore onorario.

Trascorre l'ultimo periodo della sua vita viaggiando, svolgendo incarichi come lettore e ritagliandosi momenti di riposo estivi nella sua residenza del New Hampshire.

Edward Estlin Cummings muore all'età di 67 anni il 3 settembre del 1962 per un arresto cardiaco. Al momento della sua morte è il secondo poeta americano più letto dopo Robert Frost.

3. Biografia di Dwight Eisenhower

Disciplina moderata
14 ottobre 1890
28 marzo 1969

Chi è Dwight Eisenhower?


Trentaquattresimo Presidente degli Stati Uniti d'America (successore di Harry Truman e predecessore di John Fitzgerald Kennedy, Dwight David Eisenhower nacque a Denison (in Texas), il giorno 14 ottobre 1890.

Cresciuto ad Abilene, in Kansas, Eisenhower fu il terzo di sette figli. Durante il college eccelse negli sport. Stazionò nel Texas come secondo tenente, dove conobbe Mamie Ginevra Doud, che nel 1916 diventò sua moglie. Inizialmente nell'esercito si fece notare sotto il comando dei generali John J. Pershing, Douglas MacArthur e Walter Krueger. Dopo i fatti di Pearl Harbor, il Generale George Marshall chiamò Eisenhower a Washington per un compito relativo ai piani di guerra.

Eisenhower comandò le forze alleate che sbarcarono in Africa del nord nel mese di novembre del 1942; nel D-Day, durante lo sbarco in Normandia del 1944, era comandante supremo delle truppe che invasero la Francia. Terminata la guerra Eisenhower diventò presidente della Columbia University; subito dopo lasciò questo incarico per assumere il comando supremo delle nuove forze NATO riunite nel 1951.

Un anno dopo, un gruppo di repubblicani inviati presso i suoi quartieri vicino Parigi, lo persuasero a scendere in campo per correre alle elezioni presidenziali. "I like Ike" (a me piace Ike) fu lo slogan della sua campagna elettorale, che risultò irresistibile. Dwight Eisenhower vinse con ampio margine rispetto al suo avversario, il democratico Adlai Stevenson.

Divenne Presidente nel 1953 e ricoprì l'incarico fino al 1961. Portando alla presidenza il suo prestigio come Generale comandante delle forze vittoriose in Europa durante la guerra, Eisenhower ottenne una tregua in Corea (1953) e lavorò incessantemente durante i suoi due mandati per allentare le tensioni della guerra fredda.

Nello stesso periodo in conseguenza alla morte di Stalin ci furono profondi mutamenti nei rapporti tra Stati Uniti e Russia. I nuovi leader sovietici acconsentirono ad un trattato di pace neutralizzando l'Austria. Nel frattempo, sia Russia che Stati Uniti avevano sviluppato i propri programmi sulle bombe all'idrogeno. Con la minaccia di tale forza distruttiva che pendeva sopra il mondo, Eisenhower, incontrò a Parigi i capi dei governi britannici, francesi e russi. La proposta che pose fu quella che Stati Uniti e Russia scambiassero i programmi dei rispettivi stabilimenti militari, fornendo all'avversario servizi per la fotografia aerea all'interno dei propri territori.

Improvvisamente a Denver (Colorado), improvvisamente nel mese di settembre del 1955 Dwight Eisenhower fu colpito da un attacco di cuore. Dopo sette settimane lasciò l'ospedale e nel mese di febbraio del 1956 i medici riferirono la sua piena guarigione. A novembre fu eletto per il suo secondo mandato.

La politica interna di Eisenhower segui un medio corso, continuando la maggior parte del "New Deal and Fair Deal" (il New Deal "nuovo patto" era il piano di riforme economiche e sociali promosso dal presidente americano Franklin Delano Roosevelt) enfatizzando un budget equilibrato.

Introdusse l'abolizione delle segregazioni raziali nelle scuole; mandò le truppe a Little Rock (Arkansas) per assicurare la conformità agli ordini di una corte federale; ordinò l'abolizione della segregazione raziale delle forze armate.

Eisenhower, alla fine degli anni 1940 fu convinto sostenitore della corsa agli armamenti. rima che lasciasse l'ufficio invece, nel mese di gennaio del 1961 (per ritirarsi nella sua fattoria a Gettysburg) nel suo discorso di addio alla nazione mise in guardia il mondo dal pericolo rappresentato dagli interessi commerciali dell'industria bellica, che per sopravvivere aveva sempre bisogno di qualche guerra. Quando lasciò il suo ufficio sottolineò che "l'America è oggi la più forte, la più influente e la più produttiva nazione del mondo".

Dwight Eisenhower morì a Washington dopo una lunga malattia, il 28 marzo 1969.

4. Biografia di Beatrice Lorenzin

14 ottobre 1971

Chi è Beatrice Lorenzin?


Beatrice Lorenzin nasce il 14 ottobre del 1971 a Roma. Dopo essersi diplomata al liceo classico, si iscrive all'università a Giurisprudenza, ma non termina gli studi. Dedicatasi al giornalismo, collaborando con "Il Giornale di Ostia" ha l'occasione di conoscere da vicino l'hinterland romano. Si avvicina alla politica nel 1996, anno in cui aderisce al movimento giovanile laziale di Forza Italia, e viene eletta al Consiglio del XIII Municipio di Roma l'anno successivo, sempre nelle liste del partito di Silvio Berlusconi.

Nominata coordinatrice regionale del movimento giovanile del partito nell'aprile del 1999, Beatrice Lorenzin gestisce e controlla più di 15mila persone e più di cento eletti negli enti locali. Divenuta consigliere comunale della Capitale nel maggio 2001, è l'unica donna che fa parte della coalizione di centrodestra: diventa vicepresidente del gruppo consiliare di Forza Italia e vicepresidente della commissione Donne Elette.

Viene quindi nominata Capo della Segreteria Tecnica di Paolo Bonaiuti, ruolo che ricopre tra la fine del 2004 e il 2006, avendo così l'occasione di entrare in contatto con il sottosegretariato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri per l'Informazione e l'Editoria del terzo governo Berlusconi, proprio grazie alla collaborazione con il portavoce del premier.

Diventata, nel frattempo, coordinatrice regionale di Forza Italia, a partire dal mese di settembre del 2006 Beatrice Lorenzin ricopre la stessa carica a livello nazionale, coordinando Forza Italia - Giovani per la Libertà. In occasione delle elezioni politiche del 2008 viene eletta alla Camera dei Deputati nelle liste del Partito delle Libertà: durante la XVI legislatura è membro della Commissione Affari Costituzionali della Camera, della Commissione Parlamentare per l'Infanzia e l'Adolescenza e della Commissione Bicamerale per l'Attuazione del Federalismo Fiscale, oltre che del Consiglio Direttivo del Gruppo Pdl alla Camera.

Nel 2012 diviene Segretario del Comitato per la Legislazione, mentre all'inizio del 2013 si fa il suo nome per la candidatura alla Presidenza della Regione Lazio per il centrodestra: in realtà, il ruolo spetterà poi a Francesco Storace.

Rieletta parlamentare del Pdl alle elezioni politiche del 24 e 25 febbraio di quell'anno, Beatrice Lorenzin diventa Ministro della Salute nel governo di Enrico Letta: la nomina ufficiale avviene il 28 aprile del 2013.

Soprannominata "la Meg Ryan di Roma", per la sua somiglianza con l'attrice statunitense, ama la musica dei Police e dei Pink Floyd, ed è iscritta a "Vedrò", il think tank nato su iniziativa di Enrico Letta.

5. Biografia di Paul Eluard

Una pioggia di poesie
14 ottobre 1895
18 novembre 1952

Chi è Paul Eluard?


Paul Elaurd nasce a Saint Denis (Francia) il 14 ottobre del 1895. Il suo vero nome è Eugène, Emile, Paul Grindel, ma nel momento stesso in cui decide di avvicinarsi alla poesia sceglie il cognome Eluard, quello della nonna materna. Il padre Clément è un contabile mentre la madre fa piccoli lavori di sartoria casalinga per aiutare l'economia familiare. Paul si rivela di salute cagionevole fin dalla più tenera infanzia e a sedici anni la madre lo accompagna in Svizzera a causa di alcuni problemi polmonari. Nel dicembre del 1902 viene ricoverato in sanatorio a seguito della diagnosi di tubercolosi.

Il periodo vissuto in sanatorio è fondamentale per Paul Eluard: è qui infatti che scrive le prime poesie ed è sempre qui che incontra la sua musa protagonista di tante sue poesie, la giovane russa Helena Dmitrievna Diakinava. I due si innamorano e restano vicini per tutto il tempo che Paul rimane in sanatorio, vale a dire fino al febbraio del 1914. Lui la chiama affettuosamente Gala, e con questo nome la introduce nella sua poesia. Nel 1913 pubblica la sua prima raccolta "Losirs, Pierrot, Les cinq rondels de tuou jeune homme" firmandosi Paul Eugène Eluard.

Paul e Gala vorrebbero sposarsi, ma i genitori li frenano a causa della giovane età e delle difficoltà economiche a cui andrebbero certamente incontro. Gala ritorna così in Russia e Paul, diventato nel frattempo infermiere, viene inviato al fronte il 3 agosto del 1914.

L'esperienza della prima guerra mondiale e la terribile ecatombe di suoi simili a cui assiste lo segna nel profondo, sia da un punto di vista intimo, che fisico. Mentre è ancora al fronte pubblica persino una raccolta di poesie, "Le devoir", in cui esprime il suo orrore per la guerra e che firma semplicemente come Paul Eluard.

Nel settembre del 1916 Gala ritorna finalmente in Francia e i due si sposano poco dopo nel 1917. Dopo solo un anno nasce anche la loro prima ed unica figlia, Cécile. Gala diventa intanto l'ispiratrice della poesia di Paul Eluard, che pubblica la raccolta "Le devoir et l'inquiétude" (1917). Grazie alla pubblicazione della raccolta "Les poèmes pour la paix" conosce André Breton e più tardi entra anche nel movimento surrealista, divenendone uno dei principali animatori. Prima però di far parte dei surrealisti, il poeta francese frequenta per un breve periodo, circa tre anni, il gruppo dei dadaisti, fondando contemporaneamente la rivista "Proverbe" (1920).

Dopo la rottura con il movimento Dadà, inizia per Paul un momento difficile: nascono infatti dei contrasti con il padre a causa dei problemi economici in cui si dibatte il poeta, ed anche il suo legame con Gala comincia a scricchiolare. Così, dopo la pubblicazione della raccolta "Mourir pour ne pas mourir", parte segretamente da Marsiglia per un viaggio in giro per il mondo. Gala e i suoi amici si convincono addirittura che Paul sia morto, in quanto durante la sua assenza non dà alcuna notizia di sé, né parlerà mai di questo misterioso viaggio. Nonostante questo colpo di testa, Gala lo raggiunge in un viaggio in Asia durante l'estate del 1924. Di ritorno in Francia, Eluard entra a far parte attivamente del gruppo surrealista e si iscrive al partito comunista. Pubblica anche la raccolta "Capitale de la douleur".

Il suo rapporto con Gala entra però nuovamente in crisi e nel 1930 la donna lo lascia per il pittore Salvador Dalì. Nello stesso anno Eluard incontra il secondo grande amore della sua vita: l'alsaziana Maria Benz, alla quale attribuisce il nomignolo di Nusch, con cui compare in tante poesie. Da questo momento la vita poetica di Paul Eluard diviene ricca di pubblicazioni: "La vie immédiate" (1932); "La rose publique" (1934), "Donner à voir" (1939).

Durante la resistenza la sua passione politica lo porta ad essere un poeta combattente, universalmente riconosciuto come tale. A lui si deve al pubblicazione clandestina nel 1942 de "Poésie et Vérité" che contiene la famosa poesia "Liberté", che gli aerei inglesi paracadutano dai cieli come incitamento alla resistenza.

Paul rientra anche nel Partito Comunista dal quale è stato espulso per alcune divergenze sul modello politico sovietico. Alla fine della guerra viene festeggiato e circondato dall'affetto generale dei francesi proprio per il ruolo avuto durante la resistenza. Purtroppo però la sua vita privata viene nuovamente funestata da una tragedia: Nusch muore a causa di un'emorragia celebrale nel 1946.

Paul Eluard è talmente disperato che pensa addirittura al suicidio, ma riesce a rendere omaggio alla sua Nusch dedicandole molte delle poesie contenute nella raccolta "Le temps déborde" (1947).

L'incontro con Dominique, a tre anni di distanza dalla morte della sua compagna, riesce a guarire le ferite di Paul, che si risposa nel 1951. Dominique sarà l'ispiratrice della raccolta di poesie d'amore "Le Phénix". L'anno successivo alla celebrazione delle nozze la sua salute cagionevole gli provoca una crisi cardiaca: Paul Eluard muore il 18 novembre del 1952 dopo aver pubblicato la sua ultima raccolta di poesie: "Les sentiers et le routes de la poésie".

6. Biografia di Ferdinando VII di Spagna

Un figlio ribelle
14 ottobre 1784
29 settembre 1833

Chi è Ferdinando VII di Spagna?


Ferdinando di Borbone, principe delle Asturie, nasce a San Lorenzo de El Escorial il 14 ottobre 1784 dal re di Spagna Carlo IV e Maria Luisa dei Borbone di Parma. Nel 1802 sposa Maria Antonietta di Borbone, figlia del re delle Due Sicilie Ferdinando I e di Maria Carolina d'Asburgo-Lorena. Il matrimonio dura appena quattro anni perché, nel 1806, la moglie muore di tubercolosi (anche se per alcuni quel decesso rimane misterioso).

Rimasto vedovo, suo padre si adopera, dietro suggerimento del primo ministro Godoy, perché prenda come seconda moglie Maria Luisa di Borbone, ma egli si oppone alla volontà paterna in quanto ha già in corso trattative segrete per sposare una nipote di Napoleone Bonaparte. La tresca viene scoperta dal Godoy che lo accusa di tradimento mandandolo sotto processo: va detto che tra Ferdinando ed il primo ministro che, tra l'altro, è l'amante di sua madre, non è mai corso buon sangue, e questo evento esaspera ulteriormente l'animosità che già alberga nel giovane verso i genitori. Il processo, per gli eventi che seguono, non giungerà mai a conclusione.

Essendo Godoy detestato dalla popolazione per il suo strapotere, Ferdinando ne approfitta contrastandolo fino ad incoraggiare la rivolta di Aranjuez, nel 1808, con la quale ottiene l'abdicazione di Carlo IV in suo favore. L'invasione della Spagna da parte delle truppe francesi, al comando di Murat, che segue la richiesta di aiuto inviata dal sovrano destituito a Napoleone, determina il suo arresto, la restituzione del trono a Carlo IV e l'abdicazione di quest'ultimo in favore di Napoleone, che porrà sul trono suo fratello Giuseppe.

Ferdinando rimane bloccato a Valencay, in Francia, in soggiorno obbligato ma trattato molto bene. Rientrerà in Spagna nel 1814, con l'abdicazione di Napoleone, riprendendo la corona. Restaura subito l'assolutismo abrogando, fra i suoi primissimi atti, la Costituzione liberale di Cadice del 1812 ed il parlamento (le Cortes), e reintroducendo l'inquisizione che Giuseppe Bonaparte aveva abolito.

Quanto ai suoi genitori, non consente loro il rientro in patria lasciandoli nell'esilio romano, presso il Papa. Nel 1816 sposa una nipote, la principessa Maria Isabella, figlia del re di Portogallo Giovanni VI e di Carlotta Gioacchina di Borbone-Spagna, ma anch'essa muore prematuramente nel dicembre 1818. Meno di un anno dopo convola per la terza volta a nozze, questa volta con Maria Giuseppa Amalia, figlia del principe di Sassonia Massimiliano e di Carolina di Borbone-Parma: trascorrono dieci anni ed anche Maria Giuseppa lo lascia nuovamente vedovo.

Sei mesi dopo prende in sposa la sua quarta ed ultima moglie, Maria Cristina figlia del re delle Due Sicilie Francesco I e di Maria Isabella di Borbone-Spagna. Riemergono, intanto, le mai placate tensioni interne, che riesplodono con l'armata spagnola che, approntata per andare a sedare le rivolte delle colonie d'America, si rifiuta di partire e proclama nuovamente la costituzione: è il 1820 ed il re è costretto a giurare sulla nuova carta, assicurando la convocazione della Cortes e l'abolizione dell'Inquisizione.

Alla rivolta si giunge grazie ai patrioti militari massonici, che negli anni precedenti sono rimasti vigili ed operativi: eventi come il tentativo di occupare Pamplona, nel 1814, ad opera del generale Mina, la rivolta di La Coruna del 1815, la cospirazione del Triangolo, del 1816, finalizzata all'assassinio del sovrano, i focolai insurrezionali in Catalogna ed a Valenzia nel 1817 sono stati evidenti segnali premonitori di quanto accade nel 1820.

Il riaffiorare della recrudescenza costituzionale allarma le monarchie d'Europa della Santa Alleanza che decidono di intervenire militarmente: al comando del duca d'Angouleme, il 23 settembre 1823 l'esercito dell'Alleanza entra vittorioso a Cadice liberando il re, che nel frattempo era stato imprigionato, e ponendo fine al triennio liberale spagnolo. Reinsediatosi, Ferdinando VII riprende il potere con rinnovato fervore assolutistico.

Non avendo discendenza maschile, promulga una "Prammatica Sanzione", con la quale abolisce la legge salica - che esclude le donne dalle successioni dinastiche - per poter lasciare il trono a sua figlia Isabella: in questo modo nega al fratello don Carlos l'esercizio del diritto ereditario, creando i presupposti per la guerra civile fra "Carlisti" e "Cristini" che esploderà dopo la sua morte.

Dopo una lunga malattia, Ferdinando VII di Borbone-Spagna muore a Madrid il 29 settembre 1833, a soli 49 anni.

7. Biografia di Katherine Mansfield

Una rivoluzione delicata e silenziosa
14 ottobre 1888
9 ottobre 1923

Chi è Katherine Mansfield?


Aveva un immenso talento, una lucidità straordinaria e una forte personalità. Aveva un temperamento appassionato, voleva vivere e non essere solo una scrittrice. A vent'anni abbandonò per sempre la Nuova Zelanda dov'era nata, pur adorando la madre e il fratello Leslie, per raggiungere Londra, il cuore dell'impero britannico. Ebbe alcuni amori e molti furono una grande delusione e scrisse finché la tubercolosi non le tolse ogni energia, come al russo Anton Cechov, il suo scrittore prediletto.

Kathleen Mansfield Beauchamp, in arte Katherine Mansfield, nata il 14 ottobre 1888 a Wellington (Nuova Zelanda), morì a Fontainbleu vicino Parigi il 9 gennaio 1923, a soli 34 anni. Il padre era un facoltoso uomo d'affari, la madre "un essere squisito e perfetto al massimo grado: qualcosa fra una stella e un fiore", come ebbe a scrivere lei stessa in una lettera (e forse la ritrasse anche nell'evanescente Linda Burnell del racconto "Preludio").

Trasferitasi in Inghilterra nel 1903 terminò gli studi al Queen's College di Londra e trascorse lunghi periodi in Francia e Germania. Dopo un primo sfortunato matrimonio (nel 1909 con un certo Bowdeen, un tenore con cui si divise lo stesso giorno delle nozze), sposò nel 1918 il critico John Middleton Murry che aveva conosciuto sette anni prima. A lui si deve la pubblicazione post-mortem dei "Diari" e delle "Lettere" della scrittrice, fondamentale e straordinaria testimonianza della personalità dell'artista, veri capolavori letterari che si collocano oltre la mera curiosità biografica.

Nel 1915 un tragedia tocca la sensibile artista: perde il fratello in guerra ed il conseguente tracollo emotivo preoccupa non poco amici e familiari. L'anno dopo sembra riprendersi: entra nel mondo dell'intellettualità più raffinata e conosce Virginia Woolf, il filosofo Bertrand Russell e l'immenso scrittore D.H. Lawrence (quello de "L'amante di Lady Chatterley"). La Woolf riconoscerà nei suoi diari una certa gelosia nei confronti dell'amica e una sotterranea invidia, sebbene temperata e mai dominata dall'astio, verso il talento di Katherine Mansfield; nondimeno farà di tutto per aiutarla pubblicando numerose opere presso la sua prestigiosa casa editrice, la celebre Hogarth Press.

Grazie alla Woolf vedono la luce molti dei racconti a cui la Mansfield deve la fama (non essendosi mai cimentata col romanzo). Katherine dal canto suo subì fortemente il fascino per questa strana creatura delle lettere.

Nel 1917 le viene diagnosticata la tubercolosi: inizia così a girare per i vari sanatori europei, tra medici e tentativi di nuove terapie. Nell'ottobre del 1922 la scrittrice tent1 l'ultima cura presso "L'Istituto per lo sviluppo armonioso dell'uomo", fondato dal russo George Gurdeijeff, secondo alcuni una vera guida spirituale, secondo altri un ciarlatano.

Una nobildonna francese aveva donato al russo un castello nello splendido bosco di Fontainbleu, un tempo luogo di caccia e di svaghi musicali del "Re Sole" Luigi XIV. Gurdeijeff l'aveva arredato con splendidi tappeti persiani, tuttavia vi trascorreva una vita spartana. La cura mirava a far riscoprire il vero "io" dei malati attraverso il contatto con la natura, la musica, la danza ed altro.

Non ci fu niente da fare e Katherine Mansfield morì meno di tre mesi dopo.

Nel 1945 uscì l'edizione completa dei racconti, che la critica non si stanca mai di lodare. Insieme a Virginia Woolf e a James Joyce questa sensibile ragazza neozelandese rivoluzionò la letteratura inglese (e non solo), scrivendo racconti spesso ambientati in un brevissimo lasso di tempo e in luoghi chiusi, utilizzando frequentemente anche flashback di gusto cinematografico; racconti in cui una sola frase o un piccolo gesto sono pieni di un grande, profondo significato.

8. Biografia di Giovan Battista Marino

14 ottobre 1569
25 marzo 1625

Chi è Giovan Battista Marino?


Giovan Battista Marino nasce il 14 ottobre del 1569 a Napoli, figlio di Giovanni Francesco, un notaio frequentatore del cenacolo di Giovanni Battista Della Porta.

Istruito dall'umanista Alfonso Galeota, studia legge secondo le indicazioni paterne, ma abbandona il proposito nel 1586, anno in cui egli viene - quindi - lasciato dal padre letteralmente in mezzo a una strada.

Dal vagabondaggio alla protezione di un mecenate

Rimane senza tetto per ben tre anni, dormendo da qualche amico o, più spesso, negli ospedali dei poveri o all'aperto. Giovan Battista Marino riceve quindi un aiuto economico da Ascanio Pignatelli e da Giovan Battista Manso, anche se l'incontro decisivo per Marino è quello con Matteo di Capua, cultore d'arte e ricchissimo mecenate, già protettore di Torquato Tasso.

A partire dal 1588, Giovan Battista frequenta l'Accademia degli Svegliati, di cui fanno parte, tra gli altri, Giulio Cesare Capaccio e Tommaso Costo; nel 1593, tuttavia, l'Accademia viene chiusa su ordine del re in seguito a indagini compiute dall'Inquisizione.

Gli arresti

Nella seconda metà del 1596 Marino diventa segretario di Matteo di Capua; pochi mesi dopo viene arrestato a causa di un aborto procurato a una donna, tale Antonella Testa, che muore in seguito all'episodio. Uscito di prigione, viene nuovamente arrestato nel 1600, questa volta a causa di un duello nel quale uccide l'avversario.

A Roma

Riuscito a fuggire da Napoli, si rifugia a Roma, dove ben presto instaura diverse amicizie influenti, anche nell'ambito della Chiesa. A Roma Giovan Battista Marino si ammala gravemente; nel giro di qualche mese, tuttavia, si ristabilisce prontamente.

Entra in contatto con l'Accademia Romana di Onofrio Santacroce, e soprattutto con l'Accademia degli Umoristi, fondata da Paolo Mancini, che viene frequentata, tra gli altri, da Agostino Mascardi, Antonio Caetani, il cardinale Francesco Barberini e Gabriello Chiabrera.

Intraprende una relazione con Margherita Sarrocchi, ma nel giro di poco tempo i rapporti tra i due si deteriorano pesantemente.

In viaggio per l'Italia

Nel 1601 viaggia per l'Italia per poi approdare a Venezia, dove vengono stampate le sue "Rime", che contengono parte della sua produzione adolescenziale e opere encomiastiche dedicate a personaggi incontrati nei mesi precedenti.

Nel 1603 comincia a prestare servizio presso Pietro Aldobrandini, cardinale e nipote di papa Clemente VIII, che nel corso del pontificato dello zio gli assicura una protezione potente ed efficace. Alla morte di Clemente VIII, tuttavia, lo scenario per Marino (e per Aldobrandini) cambia, visto che il cardinale viene trasferito a Ravenna e il poeta napoletano è costretto a seguirlo.

Il viaggio si rivela molto disagevole, e la città di destinazione si dimostra insalubre e povera. Da Ravenna, comunque, Marino ha l'opportunità di raggiungere con una certa facilità Bologna e Venezia, che è il centro della stampa europea. In questo periodo Marino legge la traduzione latina delle "Dionisiache" di Nonno di Panopoli, che lo influenza in maniera notevole; quindi, accompagna Aldobrandini a Torino, presso la corte di Carlo Emanuele I: in questa occasione, compone il panegirico "Ritratto del serenissimo don Carlo Emanuello, Duca di Savoia".

Le opere

Nel 1612 scrive "Il Rapimento d'Europa" e il "Testamento amoroso", mentre nel 1614 dà alle stampe "La Lira", che include le sue prime "Rime" con l'aggiunta di nuovi scritti: in totale, oltre novecento componimenti, la maggior parte dei quali sonetti, di argomento sacro, encomiastico o amoroso, raccolti a seconda dei temi (rime eroiche, rime amorose, rime marittime, e così via).

Nello stesso anno, Marino porta a termine le "Dicerie sacre", una specie di prontuario di prediche, diviso in tre parti ("La pittura", "La musica", "Il cielo"), mentre l'anno successivo si dedicata a "Il Tempio. Panegirico del cavalier Marino alla maestà christianissima di Maria de' Medici reina di Francia & di Navarra".

Nel 1616, dopo "Canzone in morte dell'invitiss. e Christianiss. Henrico Quarto, re di Francia, fatta dal cavalier Marino", pubblica "Il Tebro festante" e gli "Epithalami", che includono "La Francia consolata", "Il Balletto delle Muse", "Venere pronuba", "L'Anello", "La Cena", "Il Torneo", "Il Letto", "Le fatiche d'Hercole", "Urania", "Himeneo" e i "Sonetti epithalamici".

Tra il 1619 e il 1620 scrive "Lettera di Rodomonte a Doralice" e "La Galeria distinta in pitture & sculture", oltre a "La Sampogna'": una raccolta di rime che si compone di una parte di idilli pastorali e di una parte di rime boscherecce, e che segna il distacco dell'autore dalla tematica sacra, eroica ed amorosa avvicinandolo a quella pastorale e mitologica.

L'Adone

Nel 1623, poi, Marino scrive "L'Adone", che racconta la favola della relazione amorosa tra Venere e Adone: un testo costituito da 40.984 versi, per un totale di 5.183 ottave, e che viene dedicato al re Luigi XIII di Francia e a sua madre, Maria de' Medici.

"L'Adone", costituito da venti canti e anticipato da un proemio, verrà ritenuto uno dei più importanti poemi della storia della letteratura italiana, al pari dell'"Orlando Furioso" di Ludovico Ariosto (rispetto al quale è leggermente più lungo).

La morte

Giovan Battista Marino muore a Napoli il 25 marzo del 1625, martedì santo, alle nove del mattino (pochi giorni prima aveva fatto testamento) a causa di una stranguria curata male (altre fonti parlando di un tumore ai testicoli, che avrebbe portato a un tentativo di castrarlo prima del decesso); poco prima di trapassare, per non essere nel peccato, ordina di bruciare alcuni scritti lascivi o semplicemente sentimentali, pur contro il parere del confessore e dei suoi amici.

9. Biografia di Roger Moore

Un lord al servizio (segreto) di sua Maestà
14 ottobre 1927

Chi è Roger Moore?


Sprigiona dalla sua persona una galanteria e una classe innati, tanto che al solo vederlo non si può non pensare che può essere nato in un solo posto al mondo: l'Inghilterra. Ed è precisamente a Londra che nasce Roger Moore, gentleman del grande schermo capace di risultare impeccabile e raffinato anche quando interpreta ruoli di personaggi scavezzacollo o alle prese con le situazioni più improbabili. E' il tipico rappresentante di quella razza di uomini che anche qualora dovessero ruzzolare giù da un burrone, si rialzerebbero illesi apparendo come appena usciti da un brunch. Una razza a cui appartiene sicuramente James Bond, di cui Moore è stato per alcuni anni uno degli alter ego più amati, tanto da riuscire a sanare nei fan la "ferita" per l'abbandono di Sean Connery.

Dopo essere venuto alla luce in una fredda giornata londinese il 14 ottobre 1927, Roger Moore trascorre un'infanzia normale, supportata dall'ottima famiglia che lo ha sempre amato e protetto. Portato in modo naturale alla recitazione, dopo gli studi alla Royal Academy of Drama, appare come comparsa in alcuni lavori teatrali nel West End. Purtroppo la seconda guerra mondiale è alle porte, un'esperienza che Sir Roger ha dovuto vivere sulla propria pelle fino in fondo, arruolandosi nell'esercito e combattendo al fianco degli alleati per la liberazione dal nazifascismo.

Finita la guerra e lasciatosi alle spalle, per quanto possibile, questa drammatica esperienza comincia a lavorare in teatro, radio e televisione, ma anche come modello e rappresentante. La sua terra dal punto di vista dello spettacolo non offre ancora grandi opportunità e quindi decide di partire per gli USA, meta leggendaria di tanti artisti come lui.

Mai scelta fu più fortunata. Qui firma un contratto con la MGM, contratto che gli offre l'opportunità di comparire in diverse pellicole. Molti ad esempio lo ricordano in "Ivanhoe", prima importante serie televisiva, seguita dall'altrettanto fortunata "Maverick".

Ma il vero grande successo giunge con la serie tv "Il Santo", nel ruolo di Simon Templar (poi ripreso negli anni '90 in un lungometraggio che vede protagonisti Val Kilmer e Elisabeth Shue) e con "Attenti a quei due!" (nei panni di Lord Brett Sinclair), a fianco di un guasconesco Tony Curtis. Questi ruoli lo accreditano come perfetto interprete di film di spionaggio e infatti, dopo la dipartita dal set del leggendario Sean Connery, eccolo vestire i panni di James Bond, l'agente con licenza di uccidere ideato dalla fantasia dello scrittore Ian Fleming.

Da "Vivi e lascia morire" a "A View to a Kill", sono ben sette i film dell'immarcescibile serie che lo vedono protagonista, tutti con ottimi riscontri di pubblico. Un successo tale che il governo britannico lo premia con l'onorificenza di Cbe.

Le ultime notizie danno Sir Roger un po' in difficoltà a causa dell'avanzare degli anni. Ormai anziano ma sempre attivissimo, nel 2003 il signorile attore inglese ha avuto brutti guai con la salute, finendo in ospedale dopo un collasso mentre si esibiva a Broadway nel musical "The play what I wrote", scritto da Sean Foley e Hamish McColl e diretto da Kenneth Branagh. Fortunatamente, dopo un grande spavento, le sue condizioni sono risultate stabili ed egli ha potuto riprendere la sua solita attività, sempre all'insegna della sua grande ed inarrivabile classe.

Dal 1991 Roger Moore è Ambasciatore Umanitario dell'Unicef, l'Ente Mondiale che tutela i diritti dell'infanzia

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